Il Salento raccontato dai Boomdabash in una guida inedita

Dopo 20 dischi di platino, la band ha appena pubblicato il suo primo libro dedicato alla propria terra: il Salento

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Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

Mare, estate, Salento ricorrono spesso nei testi delle canzoni dei Boomdabash, la band salentina che la scorsa estate ci ha fatto ballare con il tormentone “Karaoke” (cantato insieme ad Alessandra Amoroso, così come quello dell’estate prima, “Mambo salentino”) che è stata la hit delle vacanze.

In attesa dell’uscita di quello che promette già di essere il nuovo tormentone dell’estate 2021, SiViaggia ha intervistato Biggie Bash, paroliere dei Boomdabash che, insieme agli altri tre componenti, Blazon, Payà e Ketra, ha da poco pubblicato un libro (il primo, ma forse non l’ultimo), “Salentu d’amare” (DeAgostini).

È una vera e propria guida di viaggio, con consigli, luoghi da vedere e persino ricette tipiche. Decisamente un progetto insolito rispetto alla loro musica reggae che siamo soliti ascoltare. Eppure, cresciuti tra i sound system salentini degli Anni ’90, nati come gruppo indipendente – com’è tuttora – collezionando ben 20 dischi di platino, hanno pensato che qualcosa da raccontare della loro terra – anche se per qualcuno solo d’adozione – lo avevano. E l’hanno fatto. In questo libro svelano tutti i segreti, anche quelli meno scontati e turistici, della loro terra. A partire dal fatto che Lecce è nel Salento.

“Se uno ama veramente la propria terra ne conosce la storia”, spiega Biggie “e la storia dice che il Salento inizia da una parte nella provincia di Taranto fino ad arrivare al tacco d’Italia, quindi questa leggenda metropolitana che diceva che il Salento iniziava a Lecce  e che un chilometro sopra Lecce non si poteva parlare di Salento noi abbiamo voluto sfatarla perché era non vera e anche dannosa per il turista che vuole scendere nel Salento per la prima volta e vuole visitarlo”.

Perché avete deciso di scrivere una guida di viaggio del Salento?

“In principio la nostra idea è stata quella di fare un altro tributo al Salento, a questa terra bellissima che ci ha fatto crescere, dall’altro punto di vista c’era la volontà di avvicinare alla terra e alla difesa della terra un mondo che al Salento sta venendo a mancare. Quelli della mia generazione sono gli ultimi baluardi di chi ancora difende la terra e che la vede come una macchina che giorno dopo giorno costruisce il nostro futuro. I giovani si sono un po’ allontanati da questa cosa e lo abbiamo visto in tante delle battaglie che il Salento ha combattuto, prima fra tutte quella degli ulivi e quindi si parla di economia, di storia, di lavoro e di futuro e speriamo che divertendoli con questo racconto sotto forma di guida si possano re interessare alla loro identità”.

Nella guida ci sono tantissime informazioni, ma se dovessi consigliare tre luoghi imperdibili del Salento, quali sarebbero i tuoi?

Mesagne è il luogo che ha dato i natali ai Boomdabash. È il nostro quartier generale e la nostra storia e tutto quello che siamo è a Mesagne. Visitare Mesagne e non perché sono di parte, ma perché Mesagne è una colonia antichissima dei Messapi, un popolo molto antico che veniva dall’Illiria e qui si possono vedere tutte le epoche storiche che il Paese ha attraversato, si ha la possibilità di fare un tour in tutte le epoche, come un museo dove si può ammirare tutto.

Poi direi Ostuni, la città bianca. Dove si sente sulla pelle l’influenza greca che abbiamo avuto perché il centro storico e architettonico rimanda al mondo della Grecia e dell’ellenismo. E, infine, direi di andare a Santa Maria di Leuca, guardare l’alba e vedere che dalla fine dell’Italia, i Salento, quando il sole sta sorgendo si riesce vedere l’Albania ed è una cosa spettacolare”.

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Come spieghi il fascino che il Salento ha su tutti, italiani e stranieri che, sempre più numerosi, ci vengono (anche a vivere)?

“La risposta è perché il Salento è semplice, il che significa che chi viene dal Nord Italia o da fuori dei confini italiani si trova a fare, nella sua routine, delle cose semplici che, proprio perché sono diventare rare, al tempo stesso sono diventate preziose. Noi abbiamo un contatto umano che nessuno ha e queste cose oggi sono diventate pop (ular), cose che sono state perse e questa è un’attrattiva. Poi c’è tutto il discorso della cucina, del mare ecc”.

Come vi è venuta l’idea di inserire anche delle ricette nella vostra guida?

“Una volta al giorno noi parliamo della nostra cucina. La cucina è fondamentale e fa parte della nostra identità”.