Scicli, con i suoi 26.000 abitanti circa, sorge nel punto in cui le tre strette valli, dette cave, di Modica, Santa Maria La Nova e San Bartolomeo si aprono in una vasta pianura che raggiunge il mare a sud di Modica e Ragusa. Dal 2002 Scicli è inserita nel patrimonio dell’umanità Unesco insieme alle altre sette città tardo barocche della val di Noto (Caltagirone, Militello in val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide e Ragusa). Lungo le vie del centro storico di Scicli si susseguono, come in una fiaba settecentesca, splendide chiese in pietra dorata e sontuosi palazzi.
Attraverso panoramici saliscendi si scorge in lontananza il mare e la pietra chiara crea con il sole affascinanti giochi di luce, nei quali si rincorrono scenograficamente bellezza, stupore e armonia. Qui si trovano anche alcuni tra i musei più importanti del territorio ibleo e alcune delle meravigliose location della serie tv del Commissario Montalbano, che potete visitare prenotando un tour guidato con partenza da Catania. Potete trovare qui tutte le informazioni sul tour e verificare disponibilità e costi.
Basta poi fare quattro passi al di fuori dal centro per riconoscere le tracce di un passato millenario. Oltre c’è solo l’azzurro del Mediterraneo che si staglia all’orizzonte e riempie gli occhi di bagliori iridescenti che si perdono verso l’Africa. A tratteggiare la costa sciclitana appaiono infine spiagge e calette, falesie mozzafiato e antichi borghi marinari, come Donnalucata, Sampieri e Cava d’Aliga.
Indice
Origini e storia di Scicli
Le origini della città di Scicli risalgono probabilmente a quando l’area era occupata dai Siculi (circa 3000 anni fa), l’antico popolo del mare che per primo ha colonizzato le coste siciliane e ai quali Scicli deve direttamente il suo nome. Il toponimo infatti deriva da Šiclis o dall’arabo Šiklah, termini con i quali i Siculi erano conosciuti dagli altri popoli del Mediterraneo. Sulla rocca di Šiklah, citata per la prima volta nel 1154, arrivano Greci, Cartaginesi, Romani (III secolo a.C.) e infine Bizantini (VII secolo d.C.), che innalzano a Scicli le prime chiese, abitano le grotte di contrada Chiafura e costruiscono le prime fortificazioni sui colli di San Matteo e della Croce.
Il primo periodo d’oro della città risale alla dominazione araba, interrotta nel 1091 dai Normanni, che introducono in Sicilia il sistema feudale e dominano sull’isola per circa un secolo. Gli Svevi, in lotta con papa Alessandro IV, perdono il feudo di Scicli, concesso dal pontefice al Ruggiero Fimetta prima dell’arrivo degli Aragonesi e poi dei Borboni, che regnano sull’isola fino all’unità d’Italia. Verso il XIV secolo Scicli è in forte espansione e pian piano assume l’attuale impianto urbanistico. Nel 1626 arriva la peste e nel 1693 un disastroso terremoto distrugge gran parte dei centri della val di Noto, compresa la città di Scicli. In seguito al sisma la città rinasce completamente trasformata, assumendo le bellissime forme barocche ammirabili tuttora.
Cosa vedere a Scicli: via Penna e il “Cristo in gonnella”
Il cuore di Scicli è rappresentato da via Francesco Mormino Penna, il salotto degli sciclitani: una sontuosa via che di fronte al palazzo Comunale si allarga in una suggestiva piazzetta, detta appunto del Municipio. All’interno del neorinascimentale edificio, spicca sugli ambienti in stile liberty la bellissima stanza del Sindaco, che nella fiction del Commissario Montalbano ospita lo studio del questore di Montelusa Bonetti-Alderighi. La facciata del palazzo, invece, corrisponde all’ingresso del commissariato di Vigata. Adiacente al palazzo Comunale troviamo la trecentesca chiesa di San Giovanni Evangelista, con la sua suggestiva facciata concavo-convessa movimentata da una preziosa gelosia in ferro battuto e posta al culmine di una scalinata che segue lo stesso armonioso movimento.
All’interno è da vedere il settecentesco dipinto spagnolo del Cristo di Burgos. La curiosa opera ritrae il Cristo crocifisso con una lunga veste sacerdotale e per questo il quadro è stato soprannominato dagli abitanti di Scicli il “Cristo in gonnella”. Su via Penna troviamo anche la settecentesca facciata della chiesa di San Michele Arcangelo, palazzo Bonelli-Patané, il barocco palazzo Spadaro con i suoi otto balconi in ferro battuto e decorazioni geometriche rococò, il museo del Costume con abiti e tessuti della tradizione iblea e, infine, l’antica Farmacia Cartia (1902).
Cosa vedere a Scicli: l’oro di Busacca e l’Uomo Vivo
Piazza Busacca, la piazza principale di Scicli, deve il suo nome alla statua eretta in onore di Pietro di Lorenzo detto appunto Busacca (1500-1569). Il banchiere sciclitano contribuì con la sua cospicua eredità, detta appunto l’oro di Busacca, a sostenere la città di Scicli fino alla prima metà del XX secolo. A dominare la piazza si erge la chiesa della Madonna del Carmine (1751) con una preziosa facciata in stile rococò. Con una breve deviazione si giunge all’estremità orientale dell’abitato di Scicli, con la seicentesca chiesa di Maria Santissima della Consolazione e la sua preziosa pavimentazione a intarsi marmorei, e con l’antica chiesa di Santa Maria La Nova, attestata già in epoca bizantina, che conserva alcune tra le opere più importanti di Scicli, tra cui la statua in legno del Gesù Risorto (XVIII-XIX secolo), opera dello scultore catanese Francesco Pastore, chiamato dagli sciclitani l’Uomo Vivo.
La statua dell’Uomo Vivo anima la suggestiva processione del Gioia, evento culminante della Settimana Santa sciclitana. Da segnalare inoltre una statua marmorea della Madonna delle Nevi (1496) attribuita alla scuola del Gagini, illustre famiglia di scultori del XV secolo che caratterizzarono fortemente l’arte rinascimentale siciliana e le cui opere adornano molte chiese dell’isola.
Cosa vedere a Scicli: palazzo Beneventano e il colle San Matteo
Tornati su via Nazionale, celato da una via sulla sinistra si trova lo splendido palazzo Beneventano (XVIII secolo), tra gli edifici tardo barocchi più belli di tutta la val di Noto. La vera meraviglia di questo edificio è rappresentata dai balconi posti al secondo piano: inferriate panciute sostenute da mensoloni e mascheroni decorati con bizzarri volti umani e animali immaginari. Alle spalle del palazzo le strade risalgono fino alla sommità del colle San Matteo, il nucleo originario di Scicli, l’antica rocca di Šiklah.
Tra grotte nascoste e antiche chiese rupestri si erge la chiesa di San Matteo, la più antica di Scicli e principale luogo di culto della città fino al 1874. Dal piazzale della chiesa si gode di un panorama incredibile sulla città e si scorge inoltre, sul punto più alto del colle, la trecentesca chiesa rupestre di Santo Spirito, mentre più in basso si trovano i resti di due antichi castelli sempre della stessa epoca: il Castellaccio, che da nome all’omonima contrada, e quello dei Tre Cantoni, o Castelluccio, entrambi eretti a difesa dell’antica Scicli.
Cosa vedere a Scicli: la Madonna delle Milizie e la Cididda d’Oro
Via Nazionale termina in piazza Italia con l’attuale chiesa Madre, intitolata a Sant’Ignazio di Loyola e originaria del 1629. Al suo interno è conservata la Madonna dei Milici o delle Milizie, tra le immagini religiose più amate dagli sciclitani. Si tratta di una statua in cartapesta, raffigurante la Madonna su un cavallo bianco che calpesta due soldati turchi, protagonista della processione che ogni anno a fine maggio anima la festa delle Milizie. Si narra che la Vergine intervenì miracolosamente per salvare la città Scicli durante l’epica battaglia che vide i Normanni guidati dal conte Ruggero d’Altavilla sconfiggere i turchi nel 1091.
Il monumentale palazzo Fava è facilmente riconoscibile per le notevoli decorazioni tardo barocche che impreziosiscono il portale d’ingresso e le mensole dei balconi: quello affacciato su via San Bartolomeo è decorato con grifoni e visi barbuti. Questa strada conduce alla cinquecentesca chiesa intitolata al santo omonimo, al cui interno si trova la Cididda d’oro: un reliquiario d’argento che rappresenta la Santa Cassa con Gesù Bambino al quale gli sciclitani sono particolarmente devoti.
Cosa vedere a Scicli: grotte, chiese rupestri e la cavalcata di San Giuseppe
Alle spalle della chiesa di San Bartolomeo si sviluppa contrada Chiafura con le sue “bocche nere”. Questo antico insediamento rupestre risale al periodo bizantino ed è caratterizzato da abitazioni scavate nella roccia molto simili ai Sassi di Matera, abitate dalla popolazione sciclitana fino agli anni Cinquanta del Novecento. Particolarmente suggestiva è la visita alla rutta ri Ron Carmelo, al cui interno è stato conservato e recuperato l’arredamento e gli oggetti tipici di queste abitazioni. Un altro punto panoramico sulla città di Scicli è situato sul colle della Croce, con la chiesa e l’ex convento omonimi, unico esempio in città di architettura gotico-catalana.
Da qui si possono inoltre raggiungere la suggestiva chiesa rupestre di Piedigrotta, con una quattrocentesca statua in calcare dipinto della Madonna della Pietà attribuita a maestranze locali, e il quartiere di San Giuseppe, dominato dall’omonima chiesa. Ogni anno da qui parte la Cavalcata di San Giuseppe (il sabato precedente al 19 marzo): una suggestiva processione in costumi medievali.
Cosa vedere a Scicli: il mare e i borghi marinari
Scicli vanta anche il tratto costiero più esteso (ben 20 km) tra tutti i comuni della provincia di Ragusa. Sampieri, con la sua lunghissima baia sabbiosa, è dominata dall’area protetta di costa di Carro e da punta Pisciotto, sulla quale si trova la Fornace Penna, il cui rudere è la “tonnara” immortalata in alcuni episodi del Commissario Montalbano. La costa antistante Cava d’Aliga possiede invece calette dal mare trasparente, suggestive falesie e grotte rupestri. Donnalucata, invece, è la più antica e popolosa frazione di Scicli, l’antica Ayn-al-Awqat (fonte delle ore) araba.
Secondo una leggenda qui sarebbe infatti esistita una fonte d’acqua dolce che, come le preghiere musulmane, sgorgava sulla spiaggia cinque volte al giorno. Qui si possono visitare il neogotico palazzo Mormino Penna, la chiesa in pietra arenaria di Santa Caterina da Siena (XIX secolo) e il santuario della Madonna delle Milizie, costruita nel luogo della battaglia tra Normanni e turchi. La piccola città-giardino di Playa Grande, infine, confina con la riserva naturale della macchia foresta che si sviluppa sulla foce del fiume Irminio.