Americani innamorati pazzi di questo borgo italiano

Definito dai media statunitensi uno dei borghi più belli d'Italia e d'Europa, Anghiari è una meta imperdibile in Toscana: ecco perché ha conquistato i visitatori americani

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Emma Santo

Giornalista e Web Content Editor

Giornalista pubblicista, web content editor e storyteller, scrive di viaggi, enogastronomia, arte e cultura. Per lei, scrivere è come viaggiare.

È oramai arcinoto che i visitatori stranieri amano alla follia e ci invidiano le grandi città d’arte italiane e l’immenso patrimonio storico, architettonico e culturale che racchiudono. Ma quello che forse non sappiamo è che ci sono dei borghi altrettanto ambiti, in special modo dagli americani, seppure siano meno conosciuti e messi in ombra da destinazioni più gettonate. È il caso di Anghiari, incoronata come una delle cittadine più belle d’Italia da Travel+Leisure, e inserita tra le località più belle d’Europa dalla CNN. Scopriamo, allora, cosa rende questa gemma toscana così speciale agli occhi dei turisti d’oltreoceano.

Anghiari, il borgo toscano che ha conquistato l’America

Il borgo di Anghiari sorge su un colle non lontano dal confine con l’Umbria, immerso nella campagna a pochi chilometri da Arezzo, nella Valtiberina Toscana. La sua fama risale alla celebre battaglia che si svolse nella pianura sottostante il 29 giugno 1440, nella quale le truppe fiorentine sconfissero quelle milanesi, permettendo a Firenze di assumere il governo della città. Per omaggiare la vittoria, venne commissionato a Leonardo da Vinci il celebre affresco della Battaglia di Anghiari, andato purtroppo perduto. Oggi è annoverato tra i Borghi più belli d’Italia e si fregia della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.

I visitatori stranieri ne amano in particolar modo i vicoli pedonali che salgono e scendono dalla collina, la ricchezza di palazzi e chiese d’arte, il panorama straordinario che abbraccia l’Umbria e gli Appennini, le attrazioni che permettono di entrare a stretto contatto con la storia. Come il Museo della Battaglia e di Anghiari, situato all’interno del cinquecentesco Palazzo del Marzocco, che conserva e valorizza le testimonianze dell’evento storico e artistico, fra le quali una rara opera seicentesca del fiammingo Gérard Edelinck, una delle più importanti copie dell’originale leonardesco scomparso, raffigurante la zuffa per lo stendardo.

Alla scoperta dei tesori di Anghiari

La prima cosa che si svela agli occhi del visitatore, arrivando dalla pianura in questo splendido borgo medievale che domina la verde valle dell’alto Tevere, è il Borghetto, il cuore della parte antica del paese, circondato da possenti mura cinquecentesche. Un altro elemento emergente del paesaggio urbano all’interno delle mura è la torre dell’orologio, detta il Campano, che catalizza l’attenzione insieme al Cassero, che costituì il primo nucleo del Castrum Anglaris, il borgo medievale fortificato.

Nel centro storico ci si imbatte in tantissimi tesori. Oltre al Museo della Battaglia e di Anghiari, c’è l’antica Badia di San Bartolomeo, fondata dai monaci camaldolesi intorno all’anno Mille, il Palazzo Taglieschi, sede del Museo Statale in cui sono custodite opere di pregio, il Museo della Misericordia, che ripercorre la storia della Confraternita della Misericordia di Anghiari. Da non perdere il Convento e Chiesa della Croce di Anghiari, fortemente legata alla personalità di San Francesco. Secondo la tradizione, il frate sarebbe passato dal borgo di ritorno da La Verna nel 1224 e qui, nel punto più alto, avrebbe piantato una croce fatta di rami.

Ce n’è anche per gli amanti delle escursioni nella natura toscana. Nelle immediate vicinanze di Anghiari si trova, infatti, il caratteristico Parco dei Monti Rognosi e della Valle del Sovara, uno dei più particolari e suggestivi della Valtiberina Toscana, che include la Riserva Naturale dei Monti Rognosi e la sua area contigua. A rendere questi monti così singolari è la composizione geologica: sono infatti costituiti interamente da ofioliti, dal greco ophis (serpente) e lithos (roccia), quindi “roccia del serpente”, di origine magmatica e di colore prevalentemente verde scuro e nero, sulle quali cresce una vegetazione unica, con specie endemiche e rare. Il parco è attraversato dalla Via Ariminiensis, strada di collegamento tra Arezzo e Rimini sorta in epoca romana, oggi conosciuta anche come “strada maremmana”. Insomma, di motivi per amare questo luogo ce ne sono davvero tantissimi, e gli americani ne sanno qualcosa.