La vita è un viaggio. Un percorso, molte volte a ostacoli, che ci fa scoprire, passo dopo passo, aspetti nuovi di ciò che ci circonda e, soprattutto di noi stessi. Perché se è vero che ogni viaggio che si compie è un’occasione unica per vivere emozioni nuove, per scoprire parti di mondo che non si sapeva nemmeno che esistessero, per approcciarsi a culture e abitudini diverse dalla proprie e per fare il pieno di luoghi e panorami mai visti prima, è vero anche che tutto questo susseguirsi di novità e sensazioni, fisiche e non, porta un cambiamento in chi le vive.
Una cambio di prospettiva, che permette di allontanarsi dalla propria comfort zone e di lasciare i propri abiti e “cose corte” per un qualcosa di nuovo, diverso. Un qualcosa che ci fa essere altro rispetto a ciò che eravamo prima e che punta al miglioramento di sé. Tutto questo e molto di più è racchiuso in solo due parole, travel therapy o terapia di viaggio. Un approccio psicologico che si basa sull’esperienza data dal viaggio come elemento di crescita personale. E questo indipendentemente dalla durata dello stesso o dai chilometri percorsi.
Il viaggio, in ogni modo venga compiuto, può diventare un’occasione reale di crescita interiore, un’esperienza in grado di aumentare la propria consapevolezza personale e verso ciò che ci circonda, rivelando parti di sé fino a quel momento nascoste e donando una nuova visione della propria vita e di ciò che si vuole, aprendo a nuovi scenari possibili e infinite possibilità di raggiungerli.
Cosa genera il viaggio
E sono esattamente queste le ragioni per cui, la Travel Therapy si sviluppa come un modello psicologico che trasforma il viaggio in un’esperienza fondamentale per la crescita e la cura personale. Un’occasione in cui poter cogliere ogni sensazione che si vive di fronte a ciò che di nuovo appare, promuovendo l’improvvisazione e la possibilità di trovarsi in luoghi inaspettati dove poter vivere imprevisti ed esperienze non preventivate e che possono aprire a nuove chiavi di lettura di ciò che si è e che si ha dentro.
Dopo tutto, come affermato anche dal fautore della travel therapy, John Steinbeck, “Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone.“
E sono i viaggi ad arricchire e far uscire parti sconosciute e/o temporaneamente dimenticate di sé, riportandole alla luce e agendo come una vera terapia migliorativa e di crescita interiore.
Lo scopo della travel therapy
Scopo della travel therapy, quindi, è quello di donare la possibilità a chi parte, di rigenerarsi, trasformarsi e aumentare le proprie conoscenze. Soprattutto se la partenza coincide con momenti di stallo della propria vita o con situazioni dalle quali si vorrebbe scappare o nascondersi, come la fine di un amore, un licenziamento, la perdita di una persona cara, ecc.
Tutte dinamiche che possono affliggere un individuo e in cui la travel therapy agisce con balsamo per il cuore e come mezzo per ritrovarsi e ripartire, con una nuova e più piena energia e conoscenza di sé.
Un concetto che ha anche il suo contrario, la sindrome di Wanderlust. Ovvero un malessere fisico e/o psicologico che viene causato dall’assenza di viaggio o di movimento. E che prova in modo chiaro, quanto il viaggio o l’idea dello stesso, le fantasie e l’energia che si vivono, siano efficaci a livello psicologico e capaci di creare un reale benessere per la mente (e non solo) di chi li vive. Un’esperienza unica, quindi, terapeutica e portatrice di serenità, che apre le porte al mondo esterno e a quello interiore e che permette di vivere un viaggio a tutto tondo, fuori e dentro di sé.