Pianificare una vacanza è un toccasana per la mente

Secondo gli studi, pianificare una vacanza può avere effetti positivi già due mesi prima

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Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

Secondo alcuni studi, pianificare una vacanza può avere effetti positivi sulla salute mentale, già due mesi prima di partire. Per non parlare, poi, di un vero e proprio viaggio che, dati alla mano, è un toccasana.

SiViaggia ha intervistato la dottoressa Sabrina Germi, psicologa di MioDottore, che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma, per chiederle che effetto ha, ha avuto e avrà la nostra mancanza di viaggi nell’anno della pandemia e perché, invece, viaggiare fa bene alla mente.

Che impatto ha un viaggio sulla mente umana?

“Aristotele definì il benessere come un esercizio quotidiano mirato al raggiungimento di uno scopo. Inteso in questo modo, viaggiare rappresenta una delle attività di decision making per eccellenza: pensiamo ad esempio a tutti i piccoli gesti con i quali, giorno dopo giorno, mettiamo insieme i pezzi del nostro viaggio (dalla scelta della meta, alla pianificazione dell’itinerario, all’acquisto dei biglietti) fino alla partenza vera e propria. In questo senso il viaggio è anche un’opportunità per migliorare la nostra capacità di problem solving, ed è un’incredibile palestra per il cervello, il quale è indotto ad adattarsi rapidamente alla lingua e ai costumi del Paese che visitiamo, stimola in nostro pensiero creativo. Non solo, ci sono effetti positivi anche sulle funzioni cognitive, il nostro cervello soffre la ripetizione eccessiva degli stessi stimoli (come giornate lavorative sempre uguali) e quindi la vacanza migliora la memoria e l’apprendimento, sia nell’adulto sia in bambini e adolescenti.

Viaggiare comporta mettere spazio tra noi e ciò che ci stressa, in tal senso favorisce la decompressione dallo stress e la riduzione del cortisolo, l’ormone dello stress. Andare in un altro luogo può significare prenderci una pausa da ciò che ci appesantisce per focalizzarci su noi stessi, su ciò che ci porta piacere, ci aiuta a cambiare punto di osservazione, di riesaminare la nostra vita, ci permette di fare delle valutazioni più oggettive: quali sono i valori e le abitudini in cui ci sentiamo comodi e quelli invece che ormai non ci appartengono più. Avendo un altro parametro, possiamo conoscere meglio noi stessi e porre le basi per i cambiamenti che vogliamo.

Da ultimo, ma non meno importante, viaggiare implica la soddisfazione di uno dei bisogni fondamentali dell’uomo: il bisogno di essere stimolato, sensation seeking. Il viaggio ci permette di toccare, vedere, sentire, ascoltare, assaporare cose nuove, diverse, ci porta ad arricchire il nostro bagaglio culturale e a interrompe la routine e gli schemi abituali di pensiero. Quando siamo in viaggio sospendiamo per un po’ le regole di tutti i giorni, siamo più indulgenti sull’ora di andare a dormire, su quella di alzarci, sulle cose da fare, non abbiamo nessun obbligo, nessun dovere; ecco perché percepiamo quella bellissima sensazione di rilassamento e di libertà. Raccontare poi l’esperienza di viaggio, attraverso la condivisione di foto, video, souvenir, ci fa sentire gratificati delle esperienze fatte, ha un effetto repentino sul proprio benessere mentale e permette di incrementare la nostra autostima”.

È vero che anche solo pensare a una vacanza fa bene?

“È verissimo, la sola prospettiva di fare ciò che ci piace e il gusto di pianificare la propria vacanza è già di per sé piacevole: pensare al luogo in cui andremo, ai posti che visiteremo, a ciò che faremo ci permette di anticipare il piacere dell’esperienza stessa, cominciando già a sentirci bene. Ricordiamoci però di non creare aspettative altissime ed esagerate: se sono eccessive rischiamo di rimanerne delusi. Meglio pensare a poche cose da vedere/fare che sappiamo ci faranno stare bene. Inoltre, se partiamo, è meglio preparare la valigia un paio di giorni prima o il giorno precedente la partenza. Eviteremo così di fare tutto di corsa, stressandoci per la preparazione dei bagagli, e potremo entrare gradualmente nel clima-vacanza”.

Qual è l’impatto di un viaggio sull’umore?

La vacanza è un toccasana per il miglioramento dell’umore e lo dimostrano anche alcune ricerche. Nel 2010 (studio pubblicato su Applied Research in Quality of Life), infatti, un gruppo di ricercatori olandesi ha provato a misurare l’effetto che le vacanze hanno sull’umore e sulle emozioni e in particolare sulla felicità. Questi ricercatori hanno dimostrato che i livelli di felicità nelle persone aumentano già nel momento in cui si pianifica una vacanza e addirittura possono avere degli effetti positivi già due mesi prima.

L’effetto positivo di questa sensazione di felicità, alimentata dalla progettazione e dal pensiero della vacanza sull’umore, però, pare attenuarsi o addirittura sparire quando il periodo trascorso in vacanza risulta stressante, noioso, “normale” o addirittura deludente. L’effetto “felicità” è invece persistente e durerà fino a due settimane dopo la vacanza nelle persone che hanno vissuto la vacanza come molto rilassante. L’importante, insomma, è desiderare, sognare, progettare e organizzare la vacanza. Non importa quanto questa sia lunga, è sufficiente un weekend”.

Ci sono ormoni che si scatenano? Se sì, quali sono?

“Certamente, la vacanza favorisce la produzione e la liberazione di endorfine, gli ormoni del benessere, che possiamo considerare la nostra antidroga personale, in quanto estremamente potenti. Quando ci si sente in buona salute e in forma il loro livello è buono, al contrario, quando ci si sente depressi o si prova una sensazione di malessere, il livello delle endorfine è scarso, con la conseguenza di una diminuzione del senso di benessere generale. Dolore, disagio, ansia e tensione muscolare sono tutti segnali d’allarme, perché indicano che l’equilibrio fisico è alterato e che il livello delle endorfine si è abbassato. L’antico proverbio: “Mens sana in corpore sano”, esprime il segreto della felicità, perché quando siamo sani fisicamente e mentalmente, tutto nella nostra vita funziona meglio e ad aiutarci in questo equilibrio è proprio la vacanza”.

Si parla di effetti benefici del mare non solo sul fisico ma anche sulla mente: ci sono prove scientifiche o è solo suggestione?

“Diversi psicologi delle università del Minnesota e di Stanford hanno condotto uno studio sugli effetti del mare sul cervello umano. Una delle conclusioni a cui sono giunti è che il senso di immensità che proietta provoca uno stato di profonda ammirazione e stupore nella nostra psiche, produce in noi una sensazione di benessere, stimola cambiamenti positivi nei nostri schemi mentali. Inoltre, il mare ha la capacità di rilassare i nostri processi mentali, la zona prefrontale del cervello smette di controllarlo ed è così che la creatività e la fantasia riescono a fluire in modo più libero, come se fosse una magia. Questo ci permette di lasciare da parte le nostre preoccupazioni, le nostre opinioni diventano più originali, meno critiche e molto più aperte”.

Dicono lo stesso per una passeggiata nella natura: ci sono differenze rispetto al mare?

“Sì, diversi sono gli studi compiuti sui benefici sia a livello fisico sia psicologico. Un recente studio, ad esempio, dell’Università del Michigan, ha dimostrato che «bastano 20 minuti al giorno trascorsi nel verde per farci stare meglio», e senza ricorrere ad ansiolitici e antidepressivi, come sempre più spesso accade in questo ultimo anno e che hanno prevalentemente un effetto tampone. In realtà, che si tratti di una passeggiata al parco o in un bosco, una “pillola” di natura al giorno riduce significativamente il livello di cortisolo (l’ormone dello stress) nel sangue e migliora l’umore”.

Cosa accade/può accadere alla nostra mente se si è impossibilitati a partire o comunque se si è costretti a restare a casa?

“La pandemia e l’impossibilità di partire o la paura di viaggiare hanno messo a dura prova il nostro benessere psicologico. A sua volta, la paura di viaggiare e l’impossibilità di farlo hanno alimentato ansie e paure. È come se ci fosse un rapporto bidirezionale tra impossibilità di viaggiare e salute mentale: una sorta di “circolo vizioso”, non posso/non riesco a viaggiare comporta un aumento dei pensieri negativi e dell’ansia, e viceversa.

Approfitto di questo spazio, per dire che è normale sentirsi smarriti, avere paura, provare emozioni negative. Chiunque abbia bisogno, non temi di chiedere aiuto se la paura e l’ansia stanno prendendo il sopravvento. Trasformiamo i timori in guide, perché mentre la paura ti blocca, la guida ti dirige e ti stimola all’azione, anche a viaggiare”.