L’Aquila: cosa si può visitare dieci anni dopo il terremoto

SiViaggia ha intervistato Gianluca Vacca, sottosegretario del ministero per i Beni Culturali, per sapere cosa possono vedere i turisti che visitano il capoluogo abruzzese

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Redazione

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Dieci anni esatti sono trascorsi da quella notte che ha sconvolto un’intera popolazione e distrutto una delle città più suggestive e visitate d’Italia: L’Aquila. Ecco perché, contemporaneamente all’emergenza abitativa, si è negli anni affacciata un’altra urgenza, altrettanto rilevante e non trascurabile: una città come L’Aquila non può ripartire senza la cultura e senza il turismo.

La ricostruzione del centro storico, anche per via di alcune vicende giudiziarie legate al sisma, è iniziata decisamente in ritardo: nel 2013, ben quattro anni dopo il terremoto avvenuto il 6 aprile del 2009.

Ma oggi, com’è la situazione dei beni culturali del capoluogo abruzzese? Che cosa può visitare un turista che si reca oggi in questo bellissimo Comune? SiViaggia ha rivolto alcune domande direttamente a Gianluca Vacca, cuore abruzzese, nonché sottosegretario del ministero per i Beni Culturali con delega alla ricostruzione del patrimonio culturale sotto il governo Conte.

Chi va oggi a L’Aquila, cosa può visitare?

Stanno riaprendo tantissimi siti culturali di interesse artistico elevato: recentemente, per esempio, ha riaperto la Basilica di Collemaggio, legata al culto di Celestino V, uno dei monumenti simbolo della città. Non si trova proprio nel centro storico, ma in un’area poco distante e molto suggestiva. Sempre recentemente è stata riaperta – alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, che invece è proprio nella piazza principale. È un monumento in stile Barocco, anch’esso molto importante a livello architettonico. Un’altra chiesa particolarmente importante e molto visitata, che è stata oggetto di restauro, è la Basilica di San Bernardino, che contiene appunto le spoglie di San Bernardino da Siena. È una basilica in stile Romanico risalente al ‘200 e contiene al suo interno un organo stupendo, che per fortuna non ha subìto grossi danni a causa del terremoto.

Oltre alle Chiese, cos’altro è possibile visitare in questo momento a L’Aquila?

C’è la suggestiva Fontana delle 99 cannelle, legata alla leggenda dei 99 feudi che parteciparono alla fondazione della città dell’Aquila nel ‘200. Questa fontana è molto suggestiva perché si trova in una piazza di cui tre lati sono coperti da fontanelle. Tra l’altro, il numero 99 ricorre spesso nelle narrazioni sulla città dell’Aquila: si dice – per esempio – che vi siano 99 piazze, proprio a testimonianza di questi 99 castelli che avrebbero contribuito alla fondazione della città. Vi sono poi alcune importanti testimonianze museali, per esempio il Museo Nazionale d’Abruzzo, che prima era nel castello – attualmente in fase di recupero – e ora è stato trasferito temporaneamente nei locali dell’ex mattatoio.

Della famosa “zona rossa” nel centro dell’Aquila, quanto è stato oggi riaperto?

Il centro storico è riaperto tutto e si può transitare ovunque, anche se vi sono degli edifici ancora in fase di ristrutturazione. Come ministero della Cultura abbiamo investito delle risorse per rilanciare la vocazione culturale dell’Aquila, che è una delle città d’arte più importanti d’Italia e quindi tutti questi siti che ho citato prima saranno visitabili attraverso un biglietto unico. Inoltre, si potrà usufruire anche di guide turistiche che permetteranno di fruire al meglio degli aspetti artistici e storici della città. Durante l’estate ci saranno inoltre una serie di festival importanti, che animeranno il centro storico durante la giornata e la serata. Sul sito del decennale verranno caricate tutte le iniziative culturali che si svolgeranno a L’Aquila.

La Cattedrale, che suo malgrado è diventata un po’ il simbolo dei danni del sisma, a che punto è con la ricostruzione?

Siamo nella fase finale dei lavori e contiamo di completare tutto nell’arco di qualche mese e restituire la Cattedrale alla città de L’Aquila.

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Fonte: Ansa
L’Aquila prima e dopo il terremoto del 2009

Parallelamente a L’Aquila, che è sicuramente la città dove si concentra la maggior parte delle opere da salvaguardare, ma è anche quella dove vi è una più alta concentrazione mediatica, è stato fatto qualcosa anche per le città vicine? Come per esempio Onna, Paganica, Tempera e San Gregorio, tutti splendidi borghi purtroppo colpiti dal sisma tanto quanto il capoluogo.

Non nego che mentre all’Aquila i lavori sono andati avanti più velocemente e la situazione è migliore, nei Comuni limitrofi siamo un po’ indietro, sia per quanto riguarda la ricostruzione pubblica sia per  quella privata. Poi ovviamente c’è tutto il tema di ricostruzione del tessuto sociale, che prima c’era e adesso è venuto a mancare.

Gli attori che si occupano di ricostruzione sono diversi: c’è il Governo, i Comuni, la sovrintendenza. Si riesce a lavorare in maniera armonica tra più enti?

Da quello che vedo, fortunatamente si riescono a portare avanti tantissimi lavori, seppure tra le varie difficoltà. Quest’anno, per esempio, abbiamo recuperato edifici importanti per la comunità, tra chiese e poli culturali, alcuni frutto del contributo – che ammonta a circa 17 milioni di euro – di Paesi stranieri: Russia, Germania, Kazakistan e Francia. In più qualche altro milione, all’incirca 11, attraverso le donazioni private.

A proposito di questo tema, vedete di buon occhio la partecipazione di sponsor privati?

No, attualmente brand non ce ne sono. Al massimo vi sono alcune raccolte che sono state portate avanti da trasmissioni televisive o da fondazioni e istituzioni, soldi che poi confluiscono nei fondi per il terremoto e che vengono spesi secondo la normativa. Per cui non vedo questo pericolo, non ci sarà certo a L’Aquila esposizione di marchi privati.

Secondo le vostre stime, quado si prevede di terminare tutti i lavori e riavere L’Aquila come era prima del sisma?

Ci auguriamo che entro il 2025 sarà tutto ricostruito così come era prima del sisma, ma ci auguriamo di riuscire anche prima. Adesso è necessario completare quest’ultima fase per restituire L’Aquila ai cittadini e ai turisti.

Attualmente non c’è rischio che il turismo in luoghi come L’Aquila si trasformi nel cosiddetto “turismo dell’orrore”?

No, non si tratta di turismo dell’orrore. La gente che viene a L’Aquila non viene a vedere i danni del terremoto, nonostante alcuni luoghi siano ancora fortemente marcati dall’esperienza sismica. Credo però che i turisti – che sono in crescita – vengano perché L’Aquila è una città che vuole ripartire dalla cultura e dalla conoscenza. Vogliamo che i turisti vengano a visitare questo stupendo patrimonio anche e soprattutto per rilanciarlo.

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Fonte: Ansa
Il Palazzo del Governo dopo il terremnoto e la ricostruzione