Valle dei Mocheni, con un magnifico scenario naturale

Viaggio nella bellezza e nella cultura della 'valle incantata' del Trentino-Alto Adige, custode di una natura intatta e di un'antica minoranza linguistica

Foto di Emma Santo

Emma Santo

Giornalista e Web Content Editor

Giornalista pubblicista, web content editor e storyteller, scrive di viaggi, enogastronomia, arte e cultura. Per lei, scrivere è come viaggiare.

A pochi chilometri da Trento, si trova una terra che è rimasta intatta nella sua bellezza, quasi come un segreto da custodire gelosamente. I visitatori l’hanno ribattezzata ‘la valle incantata’ e non c’è forse altro modo di definirla, una volta che si è al cospetto del magnifico scenario naturale che racchiude, lasciato intatto dagli insediamenti umani isolati. Non è però solo il paesaggio che si svela allo sguardo a rendere questo luogo così speciale, ma anche la presenza di un‘isola linguistica germanofona di origine medievale. Benvenuti nella Valle dei Mocheni.

Alla scoperta della Valle dei Mocheni

La Valle dei Mòcheni, o Valle del Fèrsina (in mòcheno: Bersntol, in tedesco: Fersental) è una gemma nascosta del Trentino-Alto Adige, percorsa dal torrente Fèrsina, dalla sua sorgente fino alla cittadina di Pergine Valsugana, in provincia di Trento. Circondata dalle vette del settore occidentale del gruppo del Lagorai, è un susseguirsi di pascoli e boschi, in particolare larici e abeti rossi, interrotti solo qua e là da baite, masi e gruppi di case sparse, immersi in uno spazio che sa di infinito, dove tracce di agricoltura e allevamento spezzano solo per qualche istante il dominio della natura, permettendole di rimanere incontaminata e di preservare gli habitat di specie animali e vegetali protette.

Oltre a essere una meta molto apprezzata per le escursioni estive e per vacanze rilassanti e rigeneranti, è anche un luogo con un interessante passato minerario, testimoniato dalla Miniera-Museo Grua va Hardömbl, che si apre a 1.700 metri di quota con il suo tesoro di pirite, blenda, calcopirite, galena e oro. Situata nei pressi del sentiero che conduce al Lago di Erdemolo e distante 5 km dal centro di Palù del Fersina, è così ben conservata da sembrare quasi “viva”. Attrezzi e strumenti da lavoro, originari del sito, minerali e altri oggetti portano la mente a ritroso nel tempo, in epoche lontanissime o in altre più vicine a noi.

Per comprendere appieno la storia e la cultura di questi luoghi e della comunità che li abitano, è stato realizzato l’Istituto Mòcheno che ha lo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio etnografico e culturale, con particolare riguardo alle espressioni linguistiche. Una visita al Filzerhof, permette, ad esempio, di conoscere come viveva la comunità mòchena nei secoli scorsi. In questo maso, infatti, convergono tutti gli aspetti della vita locale, dalle attività lavorative alle relazioni sociali, dalla trasmissione delle conoscenze – anche quelle linguistiche – allo svolgersi dei rituali tradizionali.

Risalendo la Valle dei Mocheni verso Sant’Orsola si raggiunge, invece, l’interessante Museo Pietra Viva, che propone un affascinante viaggio nel mondo dei minerali e dei minatori, attraverso 400 anni di storia che hanno visto fiorire e decadere l’attività mineraria in questa valle di immigrazione tedesca. All’interno, si trova la ricostruzione del più grande “geode”, ossia una cavità rocciosa ricoperta di cristalli, scoperto negli anni ’90 dai due fratelli che hanno dato vita a questo percorso ricco di storia, cultura e natura.

Chi sono i Mocheni

I Mòcheni sono gli abitanti della valle che ne porta il nome, discendenti di una comunità di origine germanica che ha mantenuto negli usi e nella lingua la radice tedesca. I primi abitanti sono arrivati qui nel Medioevo dalla Germania, chiamati dai signori feudali di Pergine come manodopera per gli allevamenti e le coltivazioni. Pian piano la comunità è diventata stanziale, continuando a popolare la zona e dedicandosi allo sfruttamento dei giacimenti di rame e argento. Mochen, secondo il codice linguistico dei contadini tedeschi scesi qui a lavorare nelle miniere, deriva da machen, ‘fare’. Un nome attribuito in senso dispregiativo per indicare gli abitanti della montagna di lingua tedesca.

A partire dagli anni ’60, dopo la repressione operata dal fascismo con la proibizione dell’uso della lingua germanica e dopo una fase di disinteresse, nel secondo dopoguerra, verso queste isole linguistiche, è iniziato un processo di rivalutazione di questa e altre minoranze della provincia di Trento.

Attualmente i paesi appartenenti alla comunità mòchena sono quattro: Roveda (Oachlait, in mocheno), Frassilongo (Garait) e Fierozzo (Vlarotz) – sulla sponda sinistra della Fèrsina – e Palù (Palai), nella parte alta sulla sponda destra. La lingua mòchena è usata a livello orale da quasi la totalità delle famiglie di Roveda e di Palù, da gran parte delle famiglie di Fierozzo e da alcune famiglie a Frassilongo.