Il turismo sta per cambiare completamente volto: lo studio

In che modo il Covid e l'inflazione hanno cambiato il turismo? Una nuova analisi ci svela le tendenze future nel settore dei viaggi

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Giulia Sbaffi

Web Content Editor

Web content writer, da sempre appassionata di storie e di viaggi.

Gli ultimi anni sono stati fondamentali nell’evoluzione del settore turistico: dopo aver affrontato un’emergenza sanitaria globale che ha imposto la chiusura delle frontiere, lo scioglimento delle misure si sicurezza ha spinto moltissimi italiani in una sfrenata corsa verso mete lontane e prima impossibili da raggiungere. Ma l’inflazione ha ben presto obbligato i viaggiatori ad invertire la rotta. Che cosa ci aspetta? Un nuovo studio si concentra sulle tendenze future nel settore “travel”.

I nuovi trend di viaggio

In periodo Covid, moltissimi italiani hanno dovuto rinunciare alle vacanze: non sorprende, dunque, che alla riapertura delle frontiere c’è stato un vero e proprio boom di viaggi all’estero, che ha portato anche ad un notevole caos negli aeroporti. Nel 2023 la situazione si è placata, anche perché la maggior parte dei turisti ha dovuto fare i conti con un’inflazione galoppante che ha ridotto all’osso il budget per le ferie. E adesso, che cosa cambierà ancora? Ce lo svela l’analisi condotta da SiteMinder, che ci regala una visione d’insieme su quelli che saranno i nuovi trend di viaggio.

Il Changing Traveller Report evidenzia ancora una volta il desiderio degli italiani di andare alla scoperta del mondo: il 58% dei nostri connazionali ha intenzione di trascorrere più tempo in vacanza nel 2024 (contro il 57% di valore medio globale). E questa volta in pochi si accontenteranno di rimanere vicino casa, preferendo qualche meta esotica. Il 43% degli intervistati ha infatti affermato di voler scegliere una meta internazionale per le prossime vacanze, una percentuale paragonabile a quella che è la media globale (42%).

Un dato particolarmente interessante è quello che riguarda lo sviluppo tecnologico nel settore, che viene percepito in ritardo rispetto ad altri. Circa la metà dei clienti lamenta una carenza dal punto di vista dell’informatizzazione, che rende meno agevole l’esperienza di prenotazione e il soggiorno stesso. D’altro canto, anche gli italiani non sono particolarmente avvezzi alla tecnologia: in molti rinunciano infatti ad affidarsi al web per la difficoltà incontrata nella navigazione o per la paura di incappare in qualche truffa.

La scelta della sistemazione

Particolarmente rilevante, per gli italiani, è la scelta dell’alloggio: il 19% ha deciso di pernottare in un bed&breakfast (rispetto alla media globale dell’8%), mentre il 25% opta per resort e catene alberghiere (anche in questo caso ben oltre il valore globale del 19%). Solo il 6% non rinuncia al lusso, prenotando boutique hotel e strutture a cinque stelle. Il trend di viaggio preponderante è dunque l’attenzione alla comodità e al benessere. L’85% dei turisti italiani è disposto a spendere di più per la qualità dei servizi, mentre il 28% punta ad una sistemazione che includa percorsi wellness.

L’inflazione e le sue conseguenze

Naturalmente, bisogna fare i conti anche con l’inflazione. Nel nostro Paese ha colpito in maniera particolarmente severa, e ciò si riflette su quelli che saranno i futuri viaggi dei turisti. Tra gli intervistati, l’88% ha affermato di dover ridurre il proprio budget destinato al pernottamento (la media globale si attesta invece all’80%). In che modo? Per il 26% dei nostri connazionali, ciò significa prenotare comunque la propria struttura preferita, ma scegliendo una camera più economica. C’è chi invece non vuole rinunciare ad un’esperienza a cinque stelle: il 20% opta per ridurre il periodo di soggiorno, così da non dover fare un downgrade.