Cos’è il “Travel Shaming” e perché sta prendendo sempre più piede

La nuova tendenza al biasimo e alla “condanna" nei confronti di chi ha la possibilità di viaggiare

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Redazione

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Con il perdurare della difficile situazione che stiamo attraversando, il tema del viaggio, in particolare di piacere, è oggetto di continui dibattiti, cambi repentini e polemiche.

In questo clima si fa strada un sentimento particolare, il cosiddetto “travel shaming”, il biasimo e la “condanna senza se e senza ma” nei confronti di chi ha la possibilità di viaggiare e raggiungere le seconde case.
Tale reazione ha trovato nei social network la propria cassa di risonanza: infatti, chi viaggia tende a postare le esperienze sui propri profili e ciò, spesso, ha dato il via a una lunga serie di commenti negativi.

È accaduto, ad esempio, a Kim Kardashian che ha regalato un viaggio privato in Polinesia francese a familiari e amici, e a Kylie Jenner dopo un viaggio a Parigi, meta formalmente interdetta agli statunitensi.

Alcuni influencer rispondono al “travel shaming” dichiarando che per loro il viaggio è lavoro come nel caso dell’influencer Barbora Ondrackova che si è chiesta il motivo per cui qualcuno che non la conosce e non l’ha mai incontrata possa dire, basandosi su un video di pochi secondi, che lei stia infrangendo le regole anti Covid.

Ovviamente, ricevere reazioni negative ai propri post e contenuti, “fa parte del gioco” per coloro che si espongono per lavoro a un gran numero di followers sui social, ma il nuovo fenomeno di biasimo per chi viaggia in questo delicato periodo si estende in realtà a tutte le persone.
Infatti, anche gli amici e i conoscenti vengono ora sottoposti al travel shaming se salgono su un volo oppure prendono un treno, spesso senza che chi li giudica sia a conoscenza nel dettaglio della vera motivazione del viaggio.

Secondo il dato della Transportation Security Administration riportato dalla CNN, in America durante un weekend di inizio 2021 avrebbero viaggiato circa 4 milioni di passeggeri.
Certo, tra tutti coloro che si sono spostati a livello internazionale qualcuno si è concesso un periodo di vacanza sfruttando le possibilità previste dalla legge, altri invece hanno viaggiato per motivi di lavoro, per raggiungere un familiare in difficoltà o, nelle ipotesi più infelici, anche per partecipare al funerale di una persona cara.