Le destinazioni più popolari in cui ci sono ancora norme Covid

In molte delle destinazioni di viaggio più amate dagli italiani (e non solo) sono ancora in vigore rigide norme Covid: dove sono e quali regole bisogna seguire

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Serena Proietti Colonna

Travel blogger

PhD in Psicologia Cognitiva, Travel Blogger, Coordinatrice di Viaggio e Redattrice Web di turismo, una vita fatta di viaggi, scrittura e persone

Il mondo è ormai quasi del tutto aperto e le rigide norme Covid sembrano essere solo un brutto ricordo. Tuttavia, non è ovunque così. Molti Paesi, infatti, ancora mantengono diverse limitazioni e regole da seguire sia per farvi ingresso, sia da rispettare sul territorio.

Informazioni che, prima di organizzare qualsiasi viaggio, è giusto sapere onde evitare di non poter trascorrere il maniera serena la propria vacanza. Scopriamo insieme in quali delle destinazioni più popolari sono ancora in vigore le norme Covid.

Canada, norme Covid estese

Recentemente il Canada ha esteso le sue norme Covid almeno fino al 30 settembre 2022. In sostanza, possono farvi ingresso i viaggiatori completamente vaccinati da almeno 14 giorni, ma il certificato vaccinale e i dati del passaporto devono necessariamente essere forniti tramite l’applicazione ArriveCAN entro le 72 ore precedenti l’arrivo nel Paese. Nella stessa applicazione è obbligatorio indicare anche i propri i piani di viaggio. .

Inoltre, è bene sapere che si può essere selezionati in maniera casuale per un test Covid-19 all’arrivo, indipendentemente dall’avvenuta vaccinazione o meno. Le uniche eccezioni valgono per coloro che arrivano in Canada via mare, per i bambini sotto ai cinque anni e i viaggiatori che sono guariti dal Coronavirus negli ultimi 180 giorni.

Coloro che non sono vaccinati o che non abbiano completato il ciclo vaccinale, invece, devono effettuare un test Covid il primo e l’ottavo giorno, ma anche sottoporsi a una quarantena di quattordici giorni dimostrando alle Autorità di frontiera di essere in possesso di un piano per la quarantena, che andrà inserito sull’apposita sezione dell’app ArriveCAN.

Cile, norme ammorbidite ma non troppo

Meno complessa la situazione in Cile, ma comunque ancora sotto rigide norme da rispettare. Innanzitutto, è necessario compilare il formulario Declaración Jurada de Viajeros e in secondo luogo è fondamentale essere completamente vaccinati per ottenere il Pase de Movilidad che viene richiesto per lo svolgimento della maggior parte delle attività in luoghi pubblici sia al chiuso, sia all’aperto. Per averlo è necessaria la convalida della propria vaccinazione, anche se alla volte un test PCR può sostituire temporaneamente il pass cileno.

È bene sapere, inoltre, che territori, Comuni o anche solo i quartieri possono esserne soggetti a differenti livelli di restrizione.

Thailandia, stop all’autorizzazione ma sì al certificato

La paradisiaca Thailandia, a partire dall’1 luglio di quest’anno, ha abolito le necessità di possedere un’autorizzazione preventiva per fare ingresso nel Paese.

Nonostante questo, è ancora necessario mostrare il certificato di vaccinazione, oppure un Test Molecolare/Antigenico effettuato nelle 72 ore precedenti la partenza presso una struttura medica.

Nuova Zelanda, sì al turismo ma con restrizioni

Lontana ma splendida, la Nuova Zelanda ha riaperto da maggio le sue frontiere ai cittadini di 60 Paesi, compresa l’Italia. Tuttavia, per entrare è obbligatorio dimostrare di essere vaccinati e compilare online una Travel Declaration Form.

Inoltre, all’arrivo i viaggiatori ricevono due test fai-da-te per il Coronavirus: un tampone deve essere effettuato il primo giorno dopo essere sbarcati, l’altro il quinto o sesto giorno dopo l’arrivo.

Bahamas, tampone ancora richiesto

Poi arriviamo ad un vero e proprio Eden in terra, quello delle Bahamas. Da queste parti i viaggiatori vaccinati con ciclo completo non devono più sottoporsi al test/tampone Covid-19 per farvi ingresso.

Diversa la situazione per chi non si è sottoposto al vaccino: in questi casi le persone di età pari o superiore ai 2 anni devono esibire un test/tampone Covid-19 negativo effettuato non più di 72 ore prima del viaggio.

Per spostarsi da un’isola a un’altra, invece, non è necessario (indipendentemente dallo stato di vaccinazione) presentare il risultato negativo di un tampone.

Stati Uniti, entrano solo i vaccinati

Negli Stati Uniti l’accesso è concesso esclusivamente alle persone completamente vaccinate. Tuttavia, le Autorità statunitensi consigliano ai viaggiatori (quindi nessuna obbligatorietà) di effettuare dei test Covid prima e dopo l’arrivo nel Paese e continuare a indossare la mascherine all’interno di mezzi di trasporto pubblici.

Il certificato di vaccinazione, ammesso anche in formato digitale, deve essere presentato alla compagnia aerea al momento dell’imbarco che farà i dovuti controlli del caso.

Madagascar, norme ancora molto rigide

Regole ancora particolarmente rigide per volare in Madagascar. Da queste parti, infatti, tutti i viaggiatori in ingresso hanno l’obbligo di presentare l’esito negativo di un test molecolare/PCR effettuato entro le 72 ore prima della data del viaggio, svolgere un test antigenico all’arrivo nel Paese (per un costo di circa 15 euro), e in caso di esito positivo è obbligatorio mettersi in isolamento per almeno 7 giorni.

Il tutto interamente a carico del viaggiatore (nei casi asintomatici il confinamento avverrà in camera d’hotel; nei casi più gravi all’interno di strutture ospedaliere preposte).

Giappone, si entra ma con limitazioni

Davvero complessa la situazione in Giappone dove è sì consentito l’ingresso per motivi di turismo (previo rilascio del visto da parte dell’Ambasciata giapponese a Roma o del Consolato giapponese a Milano), ma a condizione che il viaggio – pur se acquistato da un’Agenzia di Viaggi o da un Tour Operator italiani – venga organizzato attraverso Agenzie o Tour Operator con sede in Giappone, chiamati a garantire l’osservanza da parte dei turisti delle regole stabilite dalle Autorità locali.

Ma non solo. Per l’ingresso è obbligatorio presentare un test PCR negativo effettuato entro 72 ore dalla partenza, corredato dal modulo compilato e firmato.

Cina, quarantene e caos

Ancor più complicata la situazione in Cina dove l’imbarco su un vettore diretto vero il Paese è consentito solo previa presentazione di un codice sanitario QR con il logo “HDC”, rilasciato dall’Ambasciata o dai Consolati Generali della Repubblica Popolare Cinese in Italia.

Ma non è finita qui. All’arrivo in questo immensa terra i passeggeri devono effettuare un periodo di quarantena, previsto dalle vigenti normative locali, presso strutture centralizzate dedicate. Il periodo di isolamento obbligatorio può variare indicativamente dai 7 ai 14 giorni, a seconda delle norme in vigore nella città di destinazione.

Non si escludono ulteriori profilassi, il tutto dipende dal luogo di destinazione finale. In caso di esito positivo al test anti-Covid all’arrivo in Cina, le disposizioni sanitarie locali prevedono che i viaggiatori vengano ospitati e curati presso strutture mediche specializzate per tutto il corso della degenza.

Infine, durante la permanenza nel Paese è richiesto l’utilizzo di applicativi di tracciamento e di controllo, con lo scopo di prevenire la diffusione del virus. Alla luce della situazione epidemiologica e, a seconda della presenza di casi di positività (inclusi i cosiddetti “Close Contact”, ovvero contatti di persone positive), si può essere sottoposti a misure di prevenzione e di controllo come tamponi periodici, quarantene o limitazioni agli spostamenti.

Insomma, in alcuni Paesi del mondo il Covid fa ancora molta paura.