Turbolenze in aereo, un pilota spiega perché non avere paura

I dati parlano chiaro: anche se ci spaventiamo, non corriamo nessun reale rischio o quasi...

Le turbolenze in volo: quei momenti, brevi ma interminabili per chi ha paura, in cui l’aereo inizia ad oscillare, senza fornire indizi al passeggero su cosa stia accadendo. C’è chi non li soffre, chi addirittura si diverte, qualcuno però vive quegli istanti in preda al terrore. Un terrore che è perlopiù ingiustificato.

Gli scossoni che possono capitare durante un viaggio aereo, infatti, sono di ordinaria amministrazione: i mezzi sono costruiti in modo tale da non perdere il controllo per quelle oscillazioni. In più, su 800 milioni di persone che viaggiano in aereo in un anno, a rimanere feriti per questo tipo di problematica sono in media una ventina di passeggeri in tutto.

Lo ha spiegato in un’intervista al sito web ‘D’Marge’ Richard Tobiano, un esperto capo-pilota della Qantas, compagnia di bandiera dell’Australia.

“Per noi piloti è semplice routine, un aspetto comune del nostro lavoro quotidiano – ha dichiarato Tobiano provando a tranquillizzare tutti -. Gli aeroplani sono progettati per poter affrontare livelli di turbolenza ben maggiori rispetto a situazioni che si possano realisticamente verificare in qualsiasi tipo di viaggio. Mi rendo conto, però, che i passeggeri possano percepire le piccole turbolenze che si verificano in un viaggio di linea come se l’aereo avesse perso il controllo o addirittura stesse precipitando”.

Il pilota ha quindi spiegato che svariati fattori possono provocare il fenomeno, per esempio capita che il vento possa cambiare direzione o intensità soprattutto in fase di decollo: prima di raggiungere la quota di crociera, dove l’aria è meno perturbata, possono infatti avvertirsi degli scossoni. Lo stesso effetto può verificarsi nel caso si attraversino nuvole più dense del normale o si incroci la scia di un altro aereo. Anche a distanza di decine di km (senza quindi nessun pericolo concreto), passare sul tragitto già percorso da un altro velivolo può infatti provocare una turbolenza facilmente affrontabile dal pilota, ma che può inquietare i passeggeri.

In ogni caso le statistiche possono togliere ogni residuo di paura, come Tobiano ha tenuto a precisare: “Ogni anno volano 800 milioni di persone e ne rimangono ferite a causa delle turbolenze appena 60, di cui 40 sono assistenti di volo. I 20 passeggeri che in media riportano lievi danni fisici in seguito a turbolenze di volo sono coloro che passeggiano lungo i corridoi o tengono le cinture slacciate quando viene chiaramente specificato di restare al proprio posto con le cinture. Ma sono comunque 20 su 800 milioni, una percentuale bassissima”.

Un’ultimissima considerazione: “Per chi volesse ridurre al massimo il rischio di soffrire per le turbolenze, i posti migliori sono quelli nei pressi delle ali. Chi volesse concedersi un po’ di montagne russe, invece, può scegliere i posti in fondo all’aereo, vicini alla coda”.