Cosa vedere a Tindari, tra cultura, mare e mito

Viaggio a Tindari, sul golfo di Patti: dal santuario della Madonna Nera all’area archeologica

Mito, mare, archeologia e antiche leggende: tutto questo è Tindari, in provincia di Messina. Situata su un promontorio dei monti Nebrodi nella Sicilia settentrionale, si affaccia sul golfo di Patti e gode di un panorama mozzafiato.

Un luogo talmente bello da avere inspirato Andrea Camilleri per un episodio del Commissario Montalbano.

Ha un passato glorioso: fu fondata da Dionisio di Siracusa come colonia di mercenari siracusani e prese il nome da Tyndaris, in onore del mitico re di Sparta.

Da non perdere il santuario di Tindari, posizionato in luogo altamente suggestivo, al culmine di un promontorio a strapiombo. Anticamente qui sorgeva l’acropoli della città. Oggi, il simbolo del santuario è la statua della Madonna Nera, tutta in legno di cedro, probabilmente giunta a Tindari in seguito all’esplosione dell’iconoclastia. Tipico esempio di arte africana e orientale, la Madonna è raffigurata come “Regina in trono”, e regge in braccio Gesù Bambino. E nella base della statua una citazione del Cantico dei Cantici “Nigra sum sed formosa”, sono bruna, ma bella.

L’area archeologica di Tindari racchiude i resti dell’antica città costruita in pietra arenaria: mosaici, sculture, oltre a oggetti e ceramiche conservati in parte presso il museo locale e in parte al museo di Palermo. Bellissimo il teatro greco di Tindari, di sicuro il monumento antico simbolo della città. Risale al IV secolo avanti Cristo e fu costruito dai greci anche se più avanti nei secoli i romani rimaneggiarono la struttura per trasformarla in anfiteatro per i giochi dei gladiatori.

Il teatro di Tindari venne costruito sfruttando la conformazione della collina ed era in grado di contenere 3 mila spettatori. Quando intervennero i romani costruirono un portico in laterizio e adattarono l’orchestra ad arena per i giochi. Delle antiche quinte restano solo un arco e parte del fondale, restaurati nel secolo scorso. Dagli anni Cinquanta del Novecento si svolge un festival artistico, dal 2001 è il Festival dei due mari.

Visitate l’antica città di Tindari: la basilica, struttura a due piani dotata di passaggio voltato a botte; l’isolato romano confinato tra i decumani e alcune strade secondarie; gli edifici costruiti sui diversi livelli del terreno; le tabernae e gli antichi negozi, alcuni dotati di retrobottega; e poi le domus del I secolo avanti Cristo, con peristilio e colonne in pietra con i capitelli dorici e il tablinium (l’antico salone) e fornite di terme mosaicate (mosaici bianchi e policromi).

Ma anche la natura è capace di regalare emozioni a Tindari. Sotto il promontorio c’è una lingua di sabbia che racchiude diversi specchi d’acqua. L’assetto della sabbia muta a seconda dell’azione delle mareggiate e altera in continuazione l’aspetto della spiaggia, nota come spiaggia di Marinello, sulla quale circolano da secoli, antiche leggende.

Nella spiaggia c’è anche una grotta che, sempre secondo un’antica leggenda, è popolata da una maga che adescava i marinai con il proprio canto per poi mangiarseli. I fori alle pareti, sono gli affondi delle dita della maga, infuriata quando i marinai riuscivano a fuggire.