Scoperti ad AlUla i reperti più antichi di un cane domestico in Arabia

La recente scoperta archeologica ad AlUla rivela la presenza di cani addomesticati già tra il 4.200 ed il 4.000 a.C.

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Redazione

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Il cane è da sempre il migliore amico dell’uomo, compagno di vita da tempo immemore. E se il momento e il luogo precisi dell’addomesticamento sono stati a lungo oggetto di dibattito, la recente scoperta archeologica ad AlUla in Arabia Saudita, rivela la presenza di cani addomesticati già tra il 4.200 ed il 4.000 a.C., con un margine di circa 1.000 anni rispetto a quanto già si sapeva.

Infatti, il 26 marzo 2021 un gruppo di archeologi ha riportato alla luce le prime prove dell’addomesticamento dei cani da parte degli antichi abitanti della regione, nel contesto di uno dei progetti di indagine e scavo commissionati dalla Royal Commission for AIUla (RCU).

In una delle più antiche tombe monumentali identificate in Arabia, sono stati ritrovati 26 frammenti di ossa di un singolo cane, deposte affianco alle ossa di 11 umani: sei adulti, un adolescente e quattro bambini. Da notare anche che le ossa canine mostrano segni di artrite, il che suggerisce che l’animale sia vissuto insieme alle persone fino a tarda età.

Dopo aver assemblato le ossa, gli archeologi hanno potuto fugare ogni dubbio sull’identità dell’animale e dimostrare che si trattava effettivamente di un cane domestico e non, ad esempio, un lupo del deserto. Ciò è stato possibile grazie all’analisi dell’osso della zampa anteriore sinistra: la sua larghezza è infatti di 21,00 mm, uguale a quella di altri antichi cani del Medio Oriente, mentre lo stesso osso appartenente ai lupi di quel luogo e di quel tempo era largo tra 24,7 e 26,00 mm.

Inoltre, l’arte rupestre rinvenuta nella regione indica come i cani fossero compagni degli abitanti del Neolitico per la caccia all’ibice, all’asino selvatico e ad altri animali della zona.

Il gruppo di studiosi, sauditi e internazionali, che lavora al progetto ha concentrato i suoi sforzi su due siti di sepoltura fuori terra risalenti al V e IV millennio a.C., uno su altopiani vulcanici e l’altro in aridi calanchi: la particolarità dei siti, per quel periodo della storia araba, è proprio quella di essere “fuori terra” e posizionati per avere la massima visibilità, una scoperta che rivoluziona il modo di intendere periodi come il Neolitico in Medio Oriente.

Un lavoro senza precedenti che racconta come gli antichi abitanti della regione fossero organizzati in società più complesse rispetto a quanto ipotizzato e che consegna la più antica testimonianza di un cane addomesticato in Arabia.