Riaperta a Sarajevo la cabinovia danneggiata dai cecchini

Dopo 26 anni, è stata inaugurata la cabinovia che collega Sarajevo al monte Trebevic: era stata distrutta durante la guerra, ora è simbolo di rinascita.

Sono passati esattamente 26 anni da quel 6 aprile 1992, giorno in cui aveva smesso di funzionare: ora la cabinovia di Sarajevo che collega la città al monte Trebevic ha ripreso le sue corse. Simbolo di una città devastata dalla guerra di cui porta dietro i segni, ancora, dopo vent’anni.

Quel 6 aprile era il secondo giorno di uno degli assedi più devastanti della storia e della guerra che colpì l’area: divenne infatti famoso come i 1.425 giorni di Sarajevo nel mirino dei cecchini serbi. Oggi il 6 aprile è diventato un simbolo di pace con l’inaugurazione della nuova cabinovia.

La cabinovia è stata ricostruita dall’azienda “Leitner”, con sede in Alto Adige e la sua riapertura ha un valore simbolico importante: segna la voglia di rinascita di una Bosnia dilaniata da anni di guerra. Il tracciato della cabinovia corrisponde al confine fra la “Federacija”, Bosnia-Erzegovina croato-musulmana e la “Republika Srpska”, l’area serba della Bosnia-Erzegovina.

L’origine dell’impianto risale al 1959 e serviva per partire da una delle principali città della ex Jugoslavia e arrivare alla vetta del monte Trebevic in poco più di 10 minuti. La funivia venne poi conosciuta nel mondo grazie ai Giochi olimpici invernali del 1984: era infatti situata in una posizione particolarmente strategica che permetteva di seguire nel dettaglio le gare dall’alto. Nella ricostruzione fatta, sono state ideate cinque cabine in cinque colori diversi che riprendono la bandiera olimpica: rosso, nero, verde, blu e giallo.

Nella ex Jugoslavia, la guerra durò dal 1992 al 1996, ma fu particolarmente devastante per l’architettura di Sarajevo, duramente colpita. La cabinovia in particolare fu una delle prime opere a essere distrutte, perché ritenuta strategica: gli assedianti infatti occuparono le montagne intorno alla città (e bloccarono la cabinovia) per isolare la città dal mondo esterno. L’impianto venne danneggiato e l’area intorno ad esso coperta di mine.

Dalla fine del conflitto ci volle più di un decennio per poter bonificare la zona e dichiararla sicura: da qui iniziano i primi progetti per ricostruire l’impianto.

La ricostruzione è stata voluta dal sindaco della città Abdulah Skaka ed è stata resa possibile anche grazie ai soldi donati da Edmond Offermann, un fisico nucleare olandese che ha lasciato 3,5 milioni di euro da destinare alla ricostruzione della funivia dove conobbe per la prima volta la moglie Maja, nata a Sarajevo.

Il fisico ha partecipato all’inaugurazione, durante la quale ha dichiarato: “era il 1991 eppure mi sembra ieri, rimasi affascinato dalla montagna, dalla vista sulla città. Me la ricordo ancora perfettamente quella gita con Maja in funivia”. Dopo anni, la coppia è potuta tornare sulla “loro” funivia con un viaggio inaugurale: “un giorno storico per Sarajevo: il 6 aprile non è solo l’anniversario della liberazione della città dai nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, ma anche il giorno della rinascita di un simbolo di pace. Un giorno di forti emozioni per me e mia moglie: ripensando al nostro primo viaggio qui, nella primavera del 1991, ma ricordando anche la paura per i nostri cari durante il conflitto. Spero davvero che questa funivia segni una rinascita per la città di Sarajevo.”