Il museo diffuso Santadi in Sardegna tra i progetti più belli d’Italia

Il progetto del museo è stato scelto tra 70 candidature arrivate da ogni angolo d'Italia

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Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

È stato scelto tra ben 70 candidature arrivate da ogni angolo d’Italia il progetto del Museo Diffuso Insediamento Sparso di Santadi, in Sardegna. È tra i vincitori del bando lanciato dalla Fondazione Italia Patria della Bellezza per il 2021, che ha lo scopo di promuovere il patrimonio culturale, di valorizzare il territorio e i borghi contribuendo allo sviluppo di quei sistemi virtuosi ancora poco conosciuti dai turisti.

L’Associazione museo diffuso dell’insediamento sparso (MuDIS) nasce e lavora nel Sulcis, un territorio nel Sud della Sardegna a una sessantina di chilometri da Cagliari che, nonostante le sue bellezze paesaggistiche e ambientali, le sue ricchezze archeologiche e le sue eccellenze enogastronomiche, è ancora troppo poco conosciuto e merita di sfruttare meglio il proprio patrimonio per attirare il turismo.

Una delle caratteristiche fondamentali del territorio del Sulcis, Santadi inclusa, è la grande presenza di nuclei abitativi sparsi, frazioni, che in lingua sarda prendono il nome di “furriadroxius” o “meraus”. Il museo diffuso, infatti, include anche altri furriadroxiu nel Sulcis.

Si tratta di agglomerati di case sorti per esigenze legate al mondo agropastorale, a partire soprattutto dal XVIII secolo. La frazione più grande di Santadi è Terresoli. Oltre alle varie frazioni, il paese è suddiviso in Santadi Alto (o Centro) e Santadi Basso (in sardo rispettivamente “Santadi ‘e Piccius” e “Santadi ‘e Basciu”).

Ogni anno, fino dal 1968, la prima domenica di agosto si svolge il Matrimonio Mauritano (in sardo “Sa Coia Maureddina”), la rievocazione di un’autentica cerimonia matrimoniale che ricorda i riti passati delle genti rurali del Sulcis. Mentre da una ventina d’anni si svolge una grande manifestazione dedicata a due prodotti simbolo della gastronomia santadese: il pane e l’olio d’oliva (Pane e Olio in Frantoio).

Il paese è rinomato oltre che per la sua ricca enogastronomia e per le tante testimonianze del passato, come la tomba dei giganti di Barrancu Mannu, il tempio nuragico di Su Benatzu, l’insediamento fenicio-punico di Pani Loriga e le antiche miniere dismesse, anche per le bellezze naturalistiche. Qui si trovano infatti le meravigliose Grotte Is Zuddas, in uno scenario sotterraneo creato dall’incessante azione dell’acqua e da formazioni filiformi che sviluppandosi in ogni direzione, apparentemente senza essere influenzate dalla gravità, assumono spesso delle forme bizzarre. L’elevatissima concentrazione di questi “fiori di grotta”, come li chiamano gli speleologi, in un’unica sala rende queste grotte uniche al mondo.

Per non parlare, poi, della Foresta di Pantaleo, la più estesa lecceta del mondo. Quasi la metà del territorio comunale di Santadi, infatti, è occupata da questo bosco che ha un’importanza considerevole dal punto di vista naturalistico.

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Fonte: Ufficio stampa
Il furriadroxiu di Tattinu, che fa parte del MuDIS