Le tue vacanze inquinano? Ora puoi scoprirlo

Uno studio realizzato dall'Università di Sydney e del Queensland mette in guardia sull'impatto che i nostri viaggi hanno sull'ambiente

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Redazione

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Aria d’estate, voglia di vacanze. E mentre alcuni si staranno ancora arrovellando alla ricerca della meta ideale per il meritato relax, ecco vederci spiattellati i risultati di uno studio che se non fermerà i nostri propositi di svago, ci farà senz’altro riflettere (o almeno dovrebbe…).

Vi siete mai chiesti quale sia l’impatto che i nostri viaggi hanno sull’ambiente a livello di emissioni di gas serra? E’ quanto hanno fatto i ricercatori dell’Università di Sydney e del Qeensland che, nell’articolo appena pubblicato da Nature Climate Change, hanno analizzato per filo e per segno l’inquinamento provocato dal turismo su scala mondiale.

Quantificando l’impronta di carbonio in ben 189 paesi, senza limitarsi come in passato a hotel, infrastrutture ed eventi, ma prendendo in considerazione anche shopping, trasporti e cibo, i ricercatori sono arrivati a una conclusione piuttosto allarmante: nel giro di quattro anni, tra il 2009 e il 2013, l’impronta di carbonio globale del turismo è aumentata da 3,9 a 4,5 Gt di CO2 equivalenti, quattro volte più delle stime precedenti, pari a circa un decimo delle emissioni globali di gas serra.

In cima alla classifica dei “cattivi“, ossia quei paesi che hanno un’impronta di carbonio maggiore, ci sono gli Stati Uniti, seguiti da Cina, Germania e India. A risentirne maggiormente, invece, piccole isole come le Maldive, Mauritius, Cipro e Seychelles, ma anche Australia e Nuova Zelanda, aree particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici.

Secondo Arunima Malik, principale autrice dello studio: “Quando le persone più ricche viaggiano tendono a spendere di più per i trasporti con emissioni di carbonio più elevate, il cibo e gli acquisti. Se sono visitatori provenienti da Paesi ad alto reddito, in genere spendono fortemente per viaggi aerei, negozi e ospitalità, ma se i viaggiatori provengono da Paesi a basso reddito spendono di più per il trasporto pubblico e il cibo non trasformato, i modelli di spesa sono diversi per le diverse economie da cui provengono”.

Un fenomeno che, sostiene Ya-Yen Sun della Business School della University of Queensland e della National Cheng Kung University di Taiwan, dovrebbe far riflettere nella direzione di una nuova forma di turismo a basso impatto ambientale. In poche e semplici parole: volare meno e pagare di più per ridurre le emissioni di carbonio e supportare le attività destinate a contrastare l’emissione dei gas serra.