Impianti sciistici, arriva un ulteriore stop fino al 5 marzo

Gli impianti sciistici d'Italia dovranno rimanere chiusi fino al 5 marzo: la nuova decisione

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Redazione

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Gli impianti sciistici del nostro Paese non potranno riaprire a partire da domani 15 febbraio. È questo ciò che dice l’ordinanza firmata in data 14 febbraio 2021 dal ministro della Salute Roberto Speranza. Uno stop che si protrarrà fino al 5 marzo a causa, soprattutto, delle varianti del Covid-19 che stanno prendendo piede sempre più prepotentemente anche in Italia.

Una firma che è arrivato dopo una riunione al ministero e al termine di una giornata segnata dagli allarmi del Comitato tecnico scientifico (Cts) e di Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute. Entrambi, infatti, si sono trovati d’accordo sul dire no alla riapertura degli impianti delle stazioni sciistiche, poiché queste rientrano nelle attività che potrebbero creare assembramento.

Impossibile non dire che questa è una notizia che colpisce in maniera ancor più profonda un settore che già conta diverse ferite causate dalla pandemia e dalle varie misure di lockdown di questi mesi. Soprattutto dopo la speranza lanciata dal Cts lo scorso 4 febbraio che aveva dato il via libera alle attività invernali in zona gialla seppur con una serie di limitazioni come, per esempio, la vendita degli skipass contingentati e gli impianti di risalita aperti ma con una capacità del 50% sul totale.

Un cambio di opinione che deriva da uno studio condotto dagli esperti dell’Istituto superiore di sanità, del ministero della Salute e della Fondazione Bruno Kessler proprio sulla diffusione delle varianti del virus in Italia su 16 regioni e province autonome. E dal quale, purtroppo, è emersa la presenza delle varianti nell’88% delle regioni esaminate, con percentuali comprese tra lo 0 e il 59%.

Proprio per questo motivo si raccomandava di “intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione, rafforzando e innalzando le misure in tutto il Paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto“.

Del resto, come sottolineano gli esperti, la situazione epidemiologica è un presupposto fondamentale per poter procedere alle riaperture. Ecco perché è necessario valutare con cautela il possibile impatto sui territori, dal momento che le misure previste per le zone gialle “dimostrano una capacità di mitigare una potenziale crescita dell’incidenza ma non determinano sensibili riduzioni” che, invece, si osservano nelle zone arancioni e rosse.