L’elogio della BBC all’Etna e alla sua neve

La BBC ha definito l'Etna "una delle esperienze sciistiche più indimenticabili al mondo" e ha tessuto un vero e proprio elogio al vulcano

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Flavia Cantini

Content Writer

Content Writer specializzata nel Travel. Per me il successo è fare da grandi ciò che si sognava da bambini e se scrivo ed emoziono l’ho raggiunto.

Quando ci riferiamo alla neve e allo sci, forse la Sicilia è una delle ultime mete che può venire in mente: eppure, la BBC ha definito l’Etna come “una delle esperienze sciistiche più indimenticabili al mondo” e ha tessuto un vero e proprio elogio al vulcano attivo più alto d’Europa, con i suoi 3000 metri.

Dopo aver nevicato per vari giorni, infatti, una distesa bianca “mai vista prima” ha fatto la sua comparsa lungo i fianchi dell’Etna anche se la maggior parte delle persone non immagina cime innevate se pensa alla stupenda isola: eppure, nelle zone più elevate, le temperature scendono e la neve cade quando il caldo vento di scirocco si sposta verso nord dal deserto del Sahara, raccogliendo umidità mentre solca il Mediterraneo. Tali raffiche convergono con l’aria più fresca e secca che scende da nord, creando un fenomeno meteorologico che seppellisce di neve le montagne siciliane.

Sciare sull’Etna è un’esperienza unica al mondo

La BBC lo ha ribadito con entusiasmo: sciare sul vulcano simbolo della Sicilia è un’esperienza unica al mondo.

Questo perché, data la vicinanza al mare, la neve fresca qui è così umida che forma rapidamente uno strato denso e farinoso che consente agli sci di scivolare agevolmente. La coltre bianca si alterna al nero delle rocce laviche, creando contrasti sorprendenti, il tutto mentre nuvole di fumo si alzano dal cratere rimbombante e si gode di una vista mozzafiato sul blu del mare in lontananza.

Una tradizione di lunga data

D’altronde, sciare sull’Etna è una tradizione di lunga data: in passato, gli abitanti erano soliti andare a raccogliere la legna da ardere ai piedi della montagna servendosi degli sci.

All’epoca non esistevano i frigoriferi, così raccoglievano anche piccole casse di neve dai boschi per conservarla nelle baite durante i mesi invernali. Ai primi accenni di primavera, tornavano alle capanne per raccogliere il ghiaccio che si era formato e utilizzarlo per conservare il cibo. Si tratta di un’usanza secolare che venne introdotta per la prima volta dai Romani, che governarono la Sicilia a partire dal III secolo a.C.

Nel IX secolo, gli Arabi mescolarono invece il ghiaccio dell’Etna con zucchero e agrumi per preparare il sorbetto, squisita ricetta che rivive nella granita, una delle indiscusse specialità siciliane.

Lo sci sull’Etna diventa sport

Fu negli Anni Trenta che lo sci sull’Etna diventò uno sport, quando un piccolo gruppo di atleti locali iniziò lo sci alpinismo. A differenza dello sci di fondo, dove di solito si raggiunge la vetta con gli impianti di risalita e poi si scende lungo un sentiero segnalato, lo sci alpinismo prevede lo sci di fondo o l’arrampicata fino alla cima per poi scendere seguendo un sentiero non segnalato.

Gli sciatori provenienti dall’Italia continentale e dall’Europa iniziarono a raggiungere l’Etna dopo la costruzione della prima funivia negli Anni Cinquanta, che li conduceva fino a un’altitudine di 2.500 metri. Ma il vero boom dello sci sull’Etna iniziò negli Anni Sessanta e Settanta quando furono costruite le stazioni sciistiche di Etna Sud ed Etna Nord.

Oggi, l’Etna Sud dispone di cinque impianti di risalita, mentre l’Etna Nord ne ha soltanto quattro. In confronto, Chamonix, una delle località sciistiche più famose d’Europa ai piedi del Monte Bianco, vanta 69 impianti di risalita: tuttavia, gli sciatori amano l’Etna non perché abbia il maggior numero di piste bensì per la prospettiva di sciare sul magnifico vulcano dall’atmosfera mediterranea.

L’Etna è il paradiso degli scialpinisti. Si possono godere panorami unici lontano dalla folla, con il mare da un lato e i crateri dall’altro. Uno su tutti è la Valle del Bove, un “immenso anfiteatro” sul versante orientale, nell’abbraccio di pareti rocciose alte 1.000 metri, i cui ripidi pendii di neve leggera e farinosa sono perfetti.