Nel 2040 il turista-sciatore non esisterà più

Ormai la neve che brilla sui monti è davvero poca ed è arrivato un annuncio, a suo modo, choc: nel 2040 il turista-sciatore non potrà più esistere

Foto di Flavia Cantini

Flavia Cantini

Content writer & Travel Expert

Content Writer specializzata nel Travel. Per lei il successo è fare da grandi ciò che si sognava da bambini e se, scrivendo, riesce ad emozionare, ha raggiunto il suo obiettivo.

Pubblicato: 3 Marzo 2024 13:25

C’è un drammatico aspetto che sta modificando la montagna (ma non solo) così come la conoscevamo e che avrà un impatto sempre più significativo con il trascorrere degli anni: si tratta del cambiamento climatico, il climate change, una realtà purtroppo consolidata e inarrestabile.

Ormai la neve che brilla è davvero poca ed è arrivato un annuncio, a suo modo, choc: nel 2040 il turista-sciatore non potrà più esistere.

Addio allo sci

Il professor Carlo Visentin, docente al Master in International Tourism all’Università della Svizzera Italiana, è andato dritto al punto con le sue dichiarazioni al Corriere del Ticino: “La stagione degli sport invernali come la conosciamo oggi non ha futuro. I repentini cambiamenti climatici sono destinati a moltiplicarsi accrescendo, di anno in anno, i disagi per il mancato innevamento sulle Alpi. Purtroppo gli oltre 150 milioni di appassionati sciatori, che ogni anno affollano centinaia di località sciistiche, dovranno adattarsi ad altre modalità di fruizione della classica vacanza bianca”.

Entro una ventina d’anni, gli impianti di risalita non potranno più venire attivati e ciò significa una “riconversione” del prodotto-neve e del bene-montagna su cui gli operatori, le comunità e le amministrazioni locali dovranno iniziare a ragionare fin da subito.

Gli sport sulla neve e lo sci, infatti, saranno soltanto una componente minoritaria di un soggiorno che non sarà più “bianco” ma comunque rigenerante poiché in alta montagna.

Il professore, infatti, ha continuato: “Nessuno si illuda di fronte a una nevicata più intensa di altre, perché, purtroppo da un punto di vista turistico, la stagione degli sport invernali non ha futuro. Già adesso il periodo per sciare si è ridotto di un mese rispetto al recente passato: i costi per le imprese sono uguali se non maggiori, ma i profitti si sono inevitabilmente ridotti. Inoltre, domina l’imprevedibilità: una volta si programmava la settimana bianca con mesi di anticipo, oggi è impossibile farlo“.

È allora chiaro che per il turismo sugli sci “i numeri non torneranno più. Serve una ritirata ordinata, sapendo, senza farsi soverchie illusioni, che si possono salvare in parte presenze e occupazione solo diversificando l’offerta e orientandosi sulle attività apprezzate dalle giovani e giovanissime generazioni: trekking, mountain bike, parapendio, zipline e così via“.

Verso l’inevitabile tramonto della settimana bianca

È un mito che si è avviato inevitabilmente sul viale del tramonto quello della “settimana bianca”. La neve sui monti è davvero poca e il 62% dei vacanzieri opta oggi per soggiorni brevi, con una media di due pernottamenti: solo il 9% degli italiani ha programmato sette o più notti e una delle ragioni è anche legata al budget.

Inoltre, dall’indagine dell’Osservatorio di Confcommercio, è emerso che tra gli appassionati di montagna, soltanto l’1% ha come obiettivo principale gli sport sulla neve, sci in primis: il 40% degli intervistati, invece, predilige le escursioni naturalistiche e altre attività quali visite a mercatini, centri benessere e SPA, degustazioni di prodotti tipici, relax e riposo.

Una tendenza che, insieme all’incognita sempre più stringente dell’innevamento, sta contribuendo a ridefinire e trasformare le caratteristiche dei servizi turistici in montagna, rendendoli sempre meno dipendenti dalla “dama bianca”.