Bahra 1 è un sito archeologico che si sviluppa nella regione di Subiya (Kuwait) associato alla cultura Ubaid, che rappresenta un passaggio fondamentale verso le cosiddette “grandi organizzazioni” che egemonizzarono la Bassa Mesopotamia. Si tratta di uno dei primi insediamenti di questa cultura nella regione del Golfo Persico, dove nel corso degli anni sono state fatte importantissime scoperte archeologiche. Recentemente, infatti, è tornata alla luce una strana testa di argilla, insieme ad altri artefatti particolarmente interessanti.
Le nuove scoperte a Bahra 1
Dal 2009, una missione archeologica kuwaitiana-polacca nata dalla collaborazione tra il Consiglio nazionale della cultura, delle arti e delle lettere del Kuwait (NCCAL) e il centro polacco di archeologia mediterranea, Università di Varsavia (PCMA UW), conduce scavi archeologici presso il sito di Bahra 1.
Gli scavi effettuati nel corso degli anni hanno confermato che questo angolo del Kuwait può rivelare moltissime informazioni sugli scambi culturali tra le società neolitiche arabe e la cultura Ubaid.
In particolare, recenti ricerche hanno contribuito a fornire ulteriori informazioni grazie a una serie di scoperte davvero eccezionali: dal terreno è emersa una curiosa e bizzarra testa di argilla finemente lavorata, la prima del suo genere nella regione del Golfo, insieme a particolari ceramiche e un vaso di argilla non cotta, resti che hanno rivelato dati sorprendenti.
L’importanza (e i misteri) di questa scoperta
La particolarissima testa di argilla rivenuta in Kuwait si presenta con un cranio allungato, occhi obliqui e un naso piatto, caratteristiche piuttosto simili a quelle riscontrabili negli artefatti prodotti delle popolazioni della cultura Ubaid. Non a caso, opere di questo tipo sono state trovate sia in contesti funerari che domestici in Mesopotamia, ma per la prima volta anche presso il sito archeologico di Bahra 1.
A tal proposito il Professor Piotr Bieliński, responsabile per la Polonia della spedizione, ha dichiarato: “La sua presenza solleva domande intriganti sul suo scopo e sul valore simbolico, o forse rituale, che aveva per le persone di questa antica comunità”.
Non è di certo meno rilevante la scoperta delle ceramiche. Fin dall’inizio, infatti, gli scavi nel sito hanno portato alla luce due tipologie e lavorazioni di questo materiale: Ubaid, notoriamente importate dalla Mesopotamia, e Coarse Red Ware (CRW), riconducibili ai siti della penisola arabica.
Quest’ultimo tipo di ceramiche è stato a lungo descritto come prodotto localmente, nella regione del Golfo, ma i luoghi effettivi della sua produzione sono rimasti finora sconosciuti. Prove conclusive sono infine arrivate dal vaso di argilla non cotta che, dopo essere stato sottoposto ad analisi condotte sotto la direzione della Professoressa Anna Smogorzewska, ha confermato Bahra 1 come il più antico sito di produzione di ceramica conosciuto nel Golfo.
Ma non è tutto, perché la produzione locale di ceramiche ha anche aperto una finestra sulla storia ambientale della regione che può essere indagata attraverso analisi archeobotaniche, poiché i resti degli artefatti presentavano dei piccoli frammenti di piante che venivano spesso aggiunti all’argilla durante il processo di fabbricazione dei vasi: secondo il Dottor Roman Hovsepyan e la Professoressa Aldona Mueller-Bieniek, specialisti in archeobotanica, queste tracce potrebbero aiutare a identificare la flora locale della metà del VI millennio a.C.
I due team di ricerca impegnati a Bahra 1 si rimetteranno presto al lavoro per produrre ulteriori scoperte e approfondimenti sull’intersezione delle culture neolitiche arabe e mesopotamiche Ubaid.