Se avete in programma un viaggio in Giappone, dovrete fare i conti con una nuova tassa. Una tassa d’uscita dal Paese, che è già stata soprannominata “tassa Sayonara“.
Dopo la tassa di soggiorno, già realtà in numerose città del mondo, ecco quindi che – sui turisti – graverà un’altra spesa: a partire dal 7 gennaio 2019, tutti i viaggiatori che arriveranno e lasceranno il Giappone in nave o in aereo dovranno pagare una tassa d’uscita che, i quotidiani giapponesi, hanno ribattezzato “Sayonara Tax“.
In realtà, non si tratta di una grossa spesa: la tassa, di 1000 Yen, all’attuale tasso di cambio è pari a 7.54 euro (9.32 dollari). Che, moltiplicati per le decine di milioni di turisti (27 solamente nel 2017) che ogni anno si riversano nel Sol Levante fanno una bella somma a disposizione dello Stato. Che si arrivi in Giappone per piacere oppure per lavoro, poco importa: alla tassa Sayonara non si sfugge. Solamente i bambini sotto i 2 anni sono esonerati dal pagarla, e chi effettua una sosta di meno di 24 ore.
Di questa nuova tassa, un po’ tutto il Giappone parla. E non tanto per il suo importo quanto perché – quella approvata nei giorni scorsi dalle istituzioni parlamentari – è la prima tassa introdotta nel Paese da venticinque anni a questa parte. L’ultima, nel 1992, era stata il tributo sul prezzo dei terreni.
Ora, con l’introduzione della tassa Sayonara, pare che il Giappone sia pronto ad accogliere ben 41.000 Yen (circa 310 milioni di euro): una cifra che, promette il governo, sarà destinata a promuovere l’immagine del Paese nel mondo e il turismo locale, e ad implementare tutta una serie di tecnologie e di servizi al turista. Con gli introiti generati verranno prodotte guide turistiche multi-lingua, verrà espansa la rete wi-fi e verranno introdotte alcune migliorie al servizio aeroportuale, come il riconoscimento facciale all’imbarco.
Non è per la verità solamente il Giappone, a prevedere una tassa d’uscita. In Brasile, in Australia, in Giamaica e nel Regno Unito è in vigore già da qualche anno. Con costi decisamente superiori ai 7 euro e poco più introdotti dal Sol Levante.