Da ieri, 1 marzo, è tornato a brillare tra le vie di Roma il Mausoleo di Augusto, un monumento straordinario che dopo un lungo lavoro di restauro è di nuovo pronto a farsi ammirare dal suo pubblico. Una notizia importantissima poiché questa è davvero una struttura particolare, uno dei monumenti più illustri e virtuosi della Capitale italiana (e non solo).
Basti pensare a Strabone, geografo, storico e filosofo greco antico, che su di questo disse: “Tra i monumenti del Campo Marzio il più bello è il Mausoleo, il quale è un ammasso di pietre bianche situato vicino al fiume sopra un’alta costruzione, e circondato da alberi verdeggianti, che s’innalzano sino alla di lui cima: ha di poi nella sommità la statua in metallo di Cesare Augusto. Nell’interno dell’ammasso è la di lui nicchia con quelle de’ suoi consanguinei e domestici.”
Sì, perché questa meraviglia situata nel cuore di Roma è l’imponente sepolcro di Augusto, ovvero il primo Imperatore romano. E si presenta come una straordinaria creazione situata in origine nell’area settentrionale del Campo Marzio.
Augusto diede inizio alla costruzione dell’edificio sin dal 28 a.C. a seguito del suo ritorno da Alessandria, esperienza da cui, molto probabilmente, trasse spunto per il proprio mausoleo. Infatti, questo presenta una forma circolare con diametro di 87 metri (circa 300 piedi romani) ed è composto da una serie di cinque anelli concentrici con muri radiali che ne formano la struttura.
Il basamento esterno, invece, era rivestito da travertino lungo circa 12 metri e decorato da un fregio dorico. Inoltre, all’ingresso del mausoleo erano posti due obelischi egiziani che in seguito furono collocati rispettivamente in piazza dell’Esquilino e in piazza del Quirinale.
C’era poi un lungo corridoio che conduceva a un muro a sezione radiale con due passaggi ai lati che portavano alla sala funeraria e una cella di forma circolare con tre nicchie a rettangolo sui lati, dove trovavano posto le tombe della famiglia imperiale.
Ma non solo, al centro della cella si innalzava un grande pilastro cilindrico con all’interno un ambiente a forma quadrata, molto probabilmente il luogo della tomba di Augusto. Sulla cima del pilastro, esternamente, era collocata la statua di bronzo di Augusto che poteva essere ammirata da lontano e che serviva a individuare la posizione del mausoleo. Infine, tutto il monumento era circondato da siepi e file di cipressi.
Il primo a essere seppellito in questa incredibile costruzione (insieme alla madre di Augusto, Azia maggiore ) fu il nipote dello stesso Augusto, Marco Claudio Marcello, morto nel 23 a.C. In seguito, molti uomini della famiglia augustea trovarono l’eterno riposo presso questa struttura: il generale ed amico di Ottaviano, Marco Vipsanio Agrippa, Druso maggiore, Lucio e Gaio Cesare.
Augusto, invece, venne sepolto nel 14 d.C., seguito da Druso minore, Germanico, Livia e Tiberio. E tal proposito Svetonio, storico e biografo romano dell’età imperiale, ha raccontato che la salma del primo Imperatore romano venne trasportata dal luogo di morte, Nola, sino a Bovillae e infine a Roma.
Augusto, inoltre, ricevette due orazioni funebri. Una da parte di Tiberio di fronte al tempio del Divo Giulio, e l’altra da Druso, figlio di Tiberio, sulla sommità dei rostri antichi. I senatori lo portarono, poi, a spalla fino al Campo Marzio dove avvenne la cremazione.
Tuttavia, è bene ricordare che tra le varie sepolture ci furono delle esclusioni clamorose, come Giulia, la figlia di Augusto disconosciuta dal padre, e Nerone. Mentre l’ultima a esservi sepolta fu, nel 217, Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, che lo pretese sostenendo di discendere dalla famiglia Julia.
In seguito il Mausoleo fu abbandonato per lungo tempo per poi venire fortificato nel XII secolo dai Colonna, che ne fecero appunto la loro roccaforte con il nome di Agosta, ma Gregorio IX dei Conti di Segni nel 1241 la smantellò.
A quel punto divenne una cava di travertino, anche se nel 1354 fu utilizzato per cremare il corpo mutilato di Cola di Rienzo, ucciso in un tumulto e trascinato fin qui per sfregio lungo le strade della città.
Subito dopo divenne persino vigna e giardino, finché alla fine del Cinquecento la famiglia Soderini, entratane in possesso, lo ristrutturò adattando l’interno del cilindro ad arena per giostre di vaccine e bufale, corride di tori e spettacoli di fuochi artificiali.
Subentrarono poi nella proprietà i marchesi Correa, che imposero all’arena il nome della famiglia, diventato nel dialetto romanesco “Corea“. Nome che gli restò anche quando la proprietà passò alla famiglia Vivaldi Armentieri e, infine, con Pio VII, al demanio pontificio, e successivamente al demanio italiano. Seguitò a essere gestito come arena in spettacoli diurni, ma Telfener, il più ricco cittadino italiano dell’epoca, lo ricoprì con un lucernaio e lo chiamò Anfiteatro Umberto; dal 1888 fu negata, invece, l’agibilità per il pericolo d’incendi e il locale divento un magazzino, tanto che venne anche utilizzato dallo scultore Chiaradia come studio per modellarvi la statua equestre di Vittorio Emanuele II destinata all’Altare della Patria.
Durante i primi del Novecento il mausoleo passò al Comune di Roma che lo adattò a sala per concerti sotto il nome di Augusteo; il primo concerto si ebbe alla fine del 1905. E questa fu l’epoca più nobile dell’antico rudere, con una programmazione musicale che funzionò dal 1908 al 1936, quando la sala venne demolita e il mausoleo riportato alla sua originaria struttura come monumento archeologico.
A questo scopo, tra il 1934 e il 1940, fu smantellato anche l’antico quartiere che gravitava intorno al mausoleo, creando la piazza per isolare il monumento nel contesto di un’architettura classicheggiante: la piazza Augusto Imperatore.
Infine, particolarmente interessante è che da queste parti aleggia anche una leggenda: si narra, infatti, che a un anziano pretoriano parve di vedere l’anima di Augusto salire sui cieli subito dopo la cerimonia funebre. Ma che, nonostante questo, ancora oggi il mausoleo sia abitato dagli spiriti inquieti dello stesso Augusto e di Cola di Rienzo, che proprio qui fu mutilato e bruciato.
Insomma, il Mausoleo di Augusto chiuso al pubblico dal 2007, è ora di nuovo visitabile grazie al grande progetto di recupero e restauro eseguito da Roma Capitale, Mibact e in parte finanziato da Fondazione Tim. Un luogo di un’importanza unica, come si è potuto evincere dalla sua storia, e che è tornato alla luce con un itinerario museale che racconta le varie fasi di vita dello stesso.
Un monumento chiave che narra il passaggio dalla Roma repubblicana a quella imperiale e, forse, anche l’esempio più eloquente del riuso, della reinterpretazione e della riscoperta delle vestigia antiche della storia di una delle città più importanti del pianeta. Senza dimenticare che questo è anche il più grande sepolcro circolare del mondo antico.