Pennabilli, il borgo dell’anima e della poesia, tra Romagna e Marche

Un percorso culturale e storico tra i profumi e i sapori tipici dell'Emilia Romagna

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Redazione

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In area di confine e conteso tra Romagna e Marche, si erge alle pendici del Monte Carpegna il piccolo borgo di Pennabilli dal 2010 Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.

L’alta valle del fiume Marecchia è un meraviglioso anfiteatro naturale nei pressi del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello e fin dall’antichità, meta di numerosi personaggi illustri, attirati ancora oggi da un’ottima cucina tradizionale, un ricco calendario di eventi e una sorta di percorso culturale assolutamente da vedere.

Tonino Guerra lo battezzò “il luogo dell’anima”, sia per la sua realtà, che per il forte legame che lo lega alla cultura tibetana, tanto da realizzare un museo all’aperto chiamato nello stesso modo: “Luoghi dell’Anima”. Sette realtà espositive collocate tra il borgo e il circondario, che seguono un particolare percorso poetico con pitture, installazioni, sculture e ceramiche. L’Orto dei frutti dimenticati nel convento dei Frati Missionari; La strada delle Meridiane nel centro del paese; Il Giardino pietrificato ai piedi della torre di Bascio; L’Angelo coi baffi nella chiesetta dei Caduti; Il santuario dei pensieri collocato tra le mura dell’antico castello di Penna; Il rifugio delle Madonne abbandonate e La Madonna del rettangolo di Neve nella frazione di Ca’ Romano.

La strada dedicata a Tonino Guerra
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La strada dedicata a Tonino Guerra

Sulla cima del Roccione, ancora oggi è possibile ammirare le campane tibetane donate dal Dalai Lama.

Ma da cosa deriva il nome Pannabilli? Intorno all’anno Mille, ci fu la nascita di due abitati attorno ai castelli, posti sugli speroni caratteristici della zona: il Roccione, chiamato un tempo Penna, e la Rupe, detta anticamente Billi. Solo nel 1350 i due comuni unirono le loro forze sotto un unico stemma, risistemando anche il paese con una nuova cinta muraria.

L'antico borgo di Pennabilli, in Emilia Romagna
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Pennabilli

Oggi a Pennabilli ci sono poco meno di 3000 abitanti, ma negli anni sono riusciti a mantenere la forte identità medievale, grazie anche all’antica cortina muraria, alle porte di accesso e ai diversi edifici storici realizzati nel XVI secolo.

Da visitare il Duomo, conosciuto anche come cattedrale di San Leone nella piazza principale del paese, la chiesa di Sant’Agostino, detta anche Santuario della Madonna delle Grazie, il cinquecentesco monastero di Sant’Antonio da Padova. Due curiosità: nel Santuario, la leggenda narra che il dipinto di Antonio Alberti, lacrimò miracolosamente nel 1489 e ancora oggi si festeggia l’evento al terzo venerdì di marzo, mentre dove ci sono le rovine dell’antica rocca di Billi, si può ammirare uno scorcio di panorama che pare essere presente nel dipinto della “Gioconda”.

Scorcio di Pennabilli
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Scorcio di Pennabilli

Ma il termine di Città-Museo, Pennabilli se lo merita grazie al percorso culturale di ampio prestigio che è riuscito a costruire. Nel Palazzo del Vescovado, c’è il Museo Diocesano che raccoglie numerosi manufatti del Montefeltro mentre nella sede del Comune c’è il Museo del Calcolo, allestimento unico in Europa dedicato alla matematica.

Castello-di-Billi
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Castello-di-Billi

Gli eventi da non perdere? L’ultima domenica di maggio, la Sagra del fungo prugnolo, il Festival internazionale di Arti Performative Artisti in Piazza che dal 1997, tra la fine di maggio e gli inizi di giugno, ospita artisti da tutto il mondo e la tradizionale Mostra d’Antiquariato a luglio, che rappresenta una delle rassegne d’Arte Antica più importanti in Italia. A ottobre invece, sempre grazie al sapiente gusto di Tonino Guerra, Gli antichi frutti d’Italia si incontrano a Pennabilli, incontro dedicato alla salvaguardia e alla valorizzazione delle antiche varietà di piante, animali di allevamento, uve.

Il Festival internazionale di Arti Performative Artisti in Piazza
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Arti Performative Artisti in Piazza

E se decidete di farvi un giro in questo borgo, gustatevi i tartufi, i funghi come il prelibato prugnolo, il formaggio di fossa, ma anche pecorini e formaggi freschi come lo squacquerone e il raviggiolo. Affondate tra le castagne durante l’autunno e il tipico miele dell’Alta Valmarecchia, per una coccola un po’ amarognola ma senz’altro, lieta.