Faggeta Vetusta del Monte Cimino, patrimonio italiano

Esistono luoghi che sembrano usciti da una fiaba, sospesi in uno spazio senza tempo. Uno di questi è la Faggeta Vetusta del Monte Cimino, perla laziale

Pubblicato: 22 Ottobre 2022 12:36

Foto di Flavia Cantini

Flavia Cantini

Content writer & Travel Expert

Content Writer specializzata nel Travel. Per lei il successo è fare da grandi ciò che si sognava da bambini e se, scrivendo, riesce ad emozionare, ha raggiunto il suo obiettivo.

Esistono luoghi che sembrano usciti da una fiaba, cornici di film fantasy, sospesi in uno spazio senza tempo. Uno di questi è la Faggeta Vetusta del Monte Cimino, perla del Lazio, dichiarata Patrimonio Naturale dell’Umanità dall’UNESCO il 7 luglio 2017 per la sua importanza paesaggistica, ecologica e naturalistica.

Qui, dove svettano verso il cielo faggi secolari, ci troviamo di fronte a un tempio della Natura, a un’oasi di pace e silenzio dal fascino indiscusso in ogni stagione: le brillanti fioriture della primavera, l’ombra rinfrescante in estate, i caldi e avvolgenti colori del foliage autunnale, il candore della neve in inverno… Uno spettacolo per emozionarsi a 360 gradi.

La maestosa Faggeta Vetusta, magnifico scenario naturale dell’Italia Centrale

La fiabesca faggeta riveste interamente il Monte Cimino che, con i suoi 1053 metri di altezza, è la vetta più elevata della catena montuosa dei Cimini e della provincia di Viterbo.

È una meta straordinaria, tra le faggete più imponenti dell’Italia Centrale con un’estensione di circa 50 ettari, perfetta per chi ama la natura, la tranquillità, e desidera dedicarsi a piacevoli passeggiate a piedi, a cavallo, in mountain bike oppure a lunghe escursioni seguendo i numerosi itinerari disponibili.

Dona scenari coinvolgenti e suggestivi ed è custode di preziose testimonianze del passato e punti di interesse che lasciano senza fiato.

Il magico bosco, infatti, fu abitato già dalla tarda Età del Bronzo (intorno al 1150 a.C.) con un vasto nucleo di cui, oggi, è ancora possibile vedere la piccola area fortificata e l’ampia fortificazione perimetrale: il sito, di 50.000 metri quadri, è sede di ricerche e campagne di scavo che riportano alla luce reperti indispensabili per ricostruire la vita del tempo che fu.

In epoca romana, la foresta Cimina è così “impenetrabile” (come racconta Tito Livio) da bloccare a lungo le truppe di Quinto Fabio Rulliano impegnate nella conquista delle terre etrusche mentre, nel Medioevo e fino all’inizio del Novecento, viene impiegata come pascolo e per la raccolta delle faggiole.

La foresta di faggi ospita anche carpini neri e bianchi, castagni, cerri, e, nelle zone in cui filtra la luce del sole, il sottobosco si popola di fiori e arbusti.

Anche la fauna è molto ricca: qui trovano l’habitat ideale ricci, lepri, cinghiali, il gatto selvatico, il gheppio, la poiana, l’astore, lo sparviere e diversi rapaci notturni come il gufo, l’allocco, la civetta, il barbagianni e l’assiolo.

La Rupe Tremante, il “miracolo della natura”

La Foresta Vetusta è caratterizzata anche dalla massiccia presenza di “domi“, ammassi di magma dalla forma conica sovrastati da grandi massi tondeggianti, residui dell’attività vulcanica del Monte Cimino oltre un milione di anni fa.

Tra questi, spicca la Rupe Tremante, o Sasso Naticarello, già celebrato da Plinio il Vecchio nel suo Historia Naturalis come “miracolo della natura”: enorme roccia di trachite rimasta in bilico su una sporgenza a seguito dell’erosione della rimanente base d’appoggio, ha una lunghezza di otto metri e un peso di 250 tonnellate ma può essere fatta oscillare servendosi di un palo di legno come leva.

Seguendo il sentiero, poco più sotto, si raggiunge la limpida sorgente di Acquagrande.

Sport e itinerari in una cornice unica

Nel cuore della secolare foresta si diramano interessanti percorsi per scoprirne angoli e scorci, uno dei quali consente di raggiungere la cima del Monte Cimino dove si trova una torretta con la statua della Madonna.

Gli itinerari principali, gestiti e segnati dalle sezioni CAI dei comuni del territorio, sono tre: uno parte da Caprarola, l’altro da Soriano nel Cimino e il terzo dall’Aula Didattica della Faggeta a 900 metri e conduce alla Strada Romana che incontra il sentiero per la vetta del Cimino.