
È stata inaugurata lo scorso 23 dicembre, in occasione dell’apertura del Giubileo 2025, la nuova Piazza Pia nel cuore di Roma, frutto di un anno e mezzo circa di lavori che hanno portato a una serie di interventi con i quali lo snodo è stato profondamente modificato. Situata tra Castel Sant’Angelo e l’imbocco di via della Conciliazione, Piazza Pia è il punto di accesso privilegiato a Piazza San Pietro e proprio il suo rinnovamento alla vigilia dell’Anno Santo l’ha resa simbolo di questo Giubileo.
Come si legge nel documento con il quale il comune presentava il progetto, obiettivo dei lavori – tramite “il rafforzamento “dell’asse pedonale Castel Sant’Angelo San Pietro” – era “ristabilire la gerarchia storica tra la direttrice urbana principale e la viabilità di circonvallazione dei bastioni”. Ovvero, l’“asse viario conseguente alla urbanizzazione dei prati di Castello e che è andato rafforzandosi progressivamente rispetto a quello storico”. Un intervento, dunque, che voleva ripristinare la piazza nel rispetto della sua configurazione originaria senza, però, nuocere alla percorribilità dell’area.
Per ottemperare a questa volontà, è stato prolungato il sottopasso di Lungotevere in Sassia già esistente (era stato realizzato per un altro Giubileo, quello del 2000) con la realizzazione di una rampa di imbocco dopo l’attraversamento degli archi del Passetto di Borgo. Quindi, è stato eliminato l’incrocio semaforico su via della Conciliazione in modo da rendere Piazza Pia completamente pedonale. Quindi, più godibile da parte di pellegrini, turisti e cittadini.
Ma quando è stata costruita Piazza Pia e qual è la sua storia? Prima del suo aspetto odierno, infatti, quel tratto cittadino ha alle spalle un lungo passato che affonda le sue radici addirittura in età medioevale. Da allora, nel corso dei secoli, la piazza ha vissuto svariate vite e trasformazioni tutte orientate a risolvere una delle più grandi sfide della Capitale. Ovvero l’accesso alla Basilica di San Pietro e il collegamento con Ponte e Castel Sant’Angelo.
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Quello di Piazza Pia, infatti, è stato un nodo urbano irrisolto per secoli, su cui hanno cercato di intervenire architetti, papi e istituzioni a vario titolo fino alla recente riqualificazione. Scopriamo, quindi, come si è arrivati alla Piazza Pia che conosciamo oggi ripercorrendone la sua lunga e affascinante storia.
Piazza Pia in età medioevale: il primo porticato e la Spina di Borgo
In età medioevale, l’area sita tra Castel Sant’Angelo e Borgo era un semplice piazzale, punto di passaggio senza una precisa configurazione identitaria. Nonostante ciò, già allora costituiva un punto strategico per i pellegrini diretti a San Pietro: il lungo porticato – citato in documenti risalenti ai secoli XII e XIV – fungeva, infatti, da riparo per chi percorreva il tragitto verso la basilica vaticana. Fu poi con i Giubilei secolo XV che si iniziò a mettere mano su quel tratto cittadino, in modo che l’assetto urbano di Roma potesse accogliere meglio i fedeli in cammino.
Papa Niccolò V (alla guida della Chiesa dal 1447 al 1455) progettò una prima riorganizzazione dell’area, ma il piano rimase incompiuto. Andò meglio a uno dei suoi successori, Alessandro VI Borgia (pontefice dal 1492 al 1503) che, alla fine del Quattrocento, riuscì a dare la prima svolta significativa alla zona di accesso al Vaticano. Per realizzare una nuova strada di accesso alla Basilica di San Pietro, dispose la demolizione di numerosi edifici medievali tra i quali anche un’imponente piramide funeraria, gemella della Piramide Cestia. Per incoraggiare l’abbattimento, il Papa arrivò a concedere persino l’indulgenza a chi partecipava ai lavori.
Da questa operazione, si legge dal Comune di Roma, nacque la via Alessandrina, che nel tempo assunse il nome di Borgo Nuovo in contrapposizione al preesistente Borgo Vecchio. A partire da Piazza Pia – allora chiamata Piazza Castello o Piazza di Borgo – si diramavano tre strade principali: Borgo Vecchio, Borgo Nuovo e Borgo Sant’Angelo. Proprio tra Borgo Vecchio e Borgo Nuovo si sviluppava la cosiddetta Spina di Borgo, un isolato di forma allungata che, come una spina dorsale, collegava la piazza con la basilica.
Dal colonnato di San Pietro al progetto dei muraglioni sul Tevere
Il Seicento segnò un altro momento di profonda riflessione sulla struttura dell’area. Mentre da una parte Gian Lorenzo Bernini completava il colonnato di Piazza San Pietro, dall’altra il problema dell’accesso alla basilica e del collegamento con Castel Sant’Angelo restava una questione aperta. A valorizzare Piazza Pia provò, quindi, Paolo V (fu Papa dal 1605 fino alla morte, nel 1621) grazie alla Fontana del Mascherone, tra le prime opere decorative pensate per abbellire lo slargo.
L’intervento, tuttavia, non diede personalità a Piazza Pia che continuava a risultare poco significativa. La svolta risale all’Ottocento grazie a un progetto che trasformò profondamente quel tratto urbano. Nel 1852, infatti, l’architetto Luigi Poletti concepì due imponenti facciate neoclassiche gemelle in corrispondenza dell’ingresso alla Spina di Borgo. Insieme alla fontana centrale, questa nuova composizione architettonica contribuì a rendere Piazza Pia una scenografia urbana monumentale.
Tuttavia, l’equilibrio che sembrava essersi così definito ebbe vita breve a causa della costruzione dei muraglioni del Tevere pensati per proteggere i cittadini dalle esondazioni del fiume. Con la prima pietra del 1875, l’assetto di Piazza Pia venne nuovamente stravolto a causa della demolizione di diversi edifici lungo le sponde e la costruzione di nuovi argini. Da questo momento, dobbiamo aspettare il 1911 per un nuovo cambiamento. Siamo nel 1911, infatti, quando venne inaugurato Ponte Vittorio Emanuele II che creò un nuovo asse viario tra il Vaticano e il rione Prati. Piazza Pia, a sua volta, venne adattata per garantire il passaggio del crescente traffico cittadino.
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I Patti Lateranensi e il nuovo assetto nel XX secolo
Uno degli eventi maggiormente impattanti per la storia di Piazza Pia fu la demolizione della Spina di Borgo, avvenuta nel 1936. Ciò ebbe luogo dopo la firma dei Patti Lateranensi tra il Regno d’Italia e la Santa Sede quando Mussolini decise di creare una grande arteria stradale che collegasse Piazza San Pietro con Castel Sant’Angelo. Nacque così Via della Conciliazione, come simbolo visivo della riconciliazione tra lo Stato e la Chiesa.
Le demolizioni iniziarono proprio da Piazza Pia, dove fu lo stesso Mussolini a dare il primo colpo di piccone all’edificio che chiudeva la punta della Spina. I lavori di demolizione durarono appena un anno ma la ricostruzione si rivelò molto più lenta, soprattutto a causa della Seconda Guerra Mondiale, che bloccò i fondi comunali. Solo nel Giubileo del 1950, la sistemazione della nuova piazza venne finalmente completata.
Si tratta, senza dubbio, dell’intervento più importante in età contemporanea raccontato ampiamente anche in occasione della mostra La Spina, dall’agro vaticano a via della Conciliazione allestita nel 2016 ai Musei Capitolini.
Il nuovo volto di Piazza Pia per il Giubileo 2025
Per oltre settant’anni, Piazza Pia è rimasta quasi invariata, con il traffico a dominare lo spazio, fino al Giubileo in corso. Come si diceva, l’ultimo intervento urbanistico è stato ambizioso e grazie a esso la piazza è stata pedonalizzata e riqualificata, restituendo ai cittadini e ai pellegrini un luogo più vivibile. Dopo oltre un anno e cinque mesi di lavori, Piazza Pia è ora un punto di connessione armonioso tra il Vaticano, Castel Sant’Angelo e il Tevere.
Oggi, chi visita questo luogo si trova davanti a uno spazio rinnovato che vuole essere una porta d’accesso degna di San Pietro, ma anche un luogo da vivere, nel cuore di Roma. Il 23 dicembre scorso, alla sua inaugurazione ufficiale, erano presenti – tra gli altri – la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Sindaco di Roma e Commissario straordinario del Governo per il Giubileo Roberto Gualtieri, il delegato del Papa per il Giubileo Mons. Rino Fisichella e il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin.