Perché il backpacking è un modo di viaggiare da salvare

Cos'è il backpacking, qual è l'identikit del backpacker e per quale motivo questo modo di viaggiare deve essere assolutamente salvato

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SiViaggia

Redazione

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In italiano viene tradotto come “viaggio zaino in spalla”, ma tra i viaggiatori (spesso in grado di parlare più lingue tra cui l’inglese) è il backpacking, un modo di esplorare il mondo che ha una caratteristica fondamentale: in genere si viaggia low-cost. Ma non solo. Il backpacking è molto altro e, soprattutto, è un modo di viaggiare che deve essere salvato.

Chi è il backpacker

Il backpacker non è altro che lo stesso viaggiatore che parte, il più delle volte, esclusivamente in compagnia del suo zaino. L’obiettivo di chi predilige questo tipo di esplorazione è piuttosto chiaro: visitare il mondo spendendo il meno possibile anche perché, in media, le persone che si lanciano in questa esperienza hanno dai 18 ai 30 anni, tutti con la passione per il viaggio, ma allo stesso tempo con finanze ridottissime.

Ma non solo. Chi viaggia con lo zaino in spalla ama stare leggero, anzi, è proprio necessario. Questo perché tendenzialmente viaggia per periodi medio-lunghi spostandosi di giorno in giorno (o quasi) da un punto all’altro della destinazione che sta visitando.

A fare backpacking è chi conosce una lingua straniera, non per forza quella della meta scelta ma almeno l’inglese. Inoltre, è una persona con un forte spirito di adattamento e che ama trascorrere parte del viaggio in solitaria.

Quali sono i benefici di fare backpacking

La cosa fondamentale è fare il primo passo: preparare lo zaino (qui una serie di consigli). Dopo di quello si ha davvero l’occasione di vivere una delle esperienze migliori della propria vita, senza più riuscire a smettere di farlo.

Del resto, viaggiare con lo zaino in spalla, e quindi con poco budget a disposizione, insegna a “stringere la cinghia” in tutte le circostanze, dai mezzi di trasporto all’alloggio: a livello generale non si affittano macchine, ci si sposta sui mezzi locali e per dormire si va in ostello, dove i prezzi sono assolutamente più ridotti degli hotel.

Scegliere di soggiornare in camerate, però, ha anche un altro beneficio: significa imparare l’arte della condivisione, conoscere nuove persone (e provenienti da tutto il mondo) in posti nuovi e scoprire parti inedite di noi stessi.

Il backpacker non pianifica il viaggio o, se lo fa, lascia la porta aperta ad avventure improvvisate. La prima destinazione è solitamente ben definita per motivi puramente logistici, ma da quel momento in poi le strade possibili da percorrere sono pressoché infinite. Impara, in sostanza, a vivere giorno per giorno e a non privarsi delle eventuali occasioni che potrebbero capitare lungo il cammino, senza che il controllo ossessivo della vita quotidiana prenda il sopravvento.

Un altro motivo per cui vale la pena fare un’esperienza come questa è che il backpacker impara a diventare un cittadino del mondo. Lui non viaggia per fare il turista, ma per comprendere il modo di vivere delle persone che ha davanti e anche il più possibile della loro cultura, e lo fa appropriandosi degli usi, dei costumi, delle lingue e della storia del Paese che sta esplorando.

Tuttavia, tutto ciò lo fa prendendo delle precauzioni: avverte almeno una persona di fiducia della sua partenza, calcola in anticipo la somma di denaro che potrebbe utilizzare durante il viaggio, si informa sulla profilassi medica da adottare, prepara con cura i documenti e quando è lontano da casa comunica i propri spostamenti.

Perché bisogna salvare i viaggi zaino in spalla

Essere un backpacker significa seguire la filosofia del termine stesso: incoraggiare lo sviluppo e l’importanza dell’individuo, superare le barriere linguistiche, organizzarsi da soli e assaporare quello che è il gusto della libertà senza conformarsi alla massa.

Solo per questo dovrebbe essere salvato, ma la verità è che questo tipo di viaggio è anche una sorta di rito di passaggio, una specie di anno sabbatico che i giovani si prendono alla fine dell’università. Lo scopo è quello di dedicarsi all’esplorazione del mondo e di loro stessi.

Il problema, purtroppo, è che il Covid, il caos che sta caratterizzando questo periodo storico e l’impennata incredibile dei prezzi anche nel settore turistico, stanno davvero mettendo a rischio questo tipo di viaggio, rendendo molto difficile l’organizzazione dello stesso. Vi basti pensare che Michael O’Leary, numero uno della compagnia low cost irlandese Ryanair, ha da poco annunciato che i voli a basso costo non esisteranno più.

Non poter più fare i medio- lunghi viaggi zaino in spalla sarebbe un peccato, perché le nuove generazioni non possono e non devono assolutamente privarsi di un’esperienza come questa che è in grado di migliorarci come persone da diversi punti di vista. Il backpacking va salvato e praticato, senza ombra di dubbio, almeno una volta nella vita, ma è necessario che rimanga accessibile.