Non arrivano solamente dall’estero, notizie di scoperte che hanno dell’incredibile: la nostra Italia è talmente ricca di storia che non è raro che gli studiosi riportino alla luce reperti e persino luoghi.
Basti pensare a Roma: nel cuore del Celio, a pochi passi dal Colosseo e sotto le fondamenta del convento dei Padri Passionisti (che comprende anche la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo), è stato rinvenuto un vero e proprio labirinto di laghi sotterranei. Proprio lì, al di sotto dei resti di quel tempio che – a metà dell’I secolo d.C. – l’imperatore Claudio volle, e che furono inglobate nel convento nel 1100. Era un tempio enorme, questo, talmente grande da poter contenere l’intero Colosseo. Ed è nei suoi sotterrenaei, che un’equipe di speleologi (guidata da Carlo Cusin, architetto dell’associazione Roma Sotterranea) e di archeologi della Soprintendenza, si sono avventurati.
Dallo loro spedizione è emerso un sistema di cave romane antichissime, alcune datate IV secolo a.C., che si snoda per oltre due chilometri vedendo l’alternanza di sale di diverse dimensioni, alcune alte oltre otto metri, altre a malapena cinquanta centimetri. È un labirinto vero e proprio, quello che le spedizioni hanno riportato alla luce: e, ciò che più stupisce, è la presenza di laghi sotterranei la cui acqua ha una temperatura costante di 10°. Probabilmente, come Cusin ha spiegato, la loro origine va rintracciata nella presenza di una falda acquifera superficiale, sebbene abbiano poi contribuito ad alimentare questi laghetti le infiltrazioni d’acqua.
La profondità dell’acqua dei laghi sotterreanei varia al variare delle stagioni, e gli effetti cromatici pure, sotto quella patina lattiginosa formata dai depositi di carbonato di calcio. Perché questo sistema di cave è tanto straordinario? Perché si trova nella parte più antica di Roma, mente le cave – in genere – venivano realizzate in periferia. E poi perché sulle loro pareti si possono vedere ancora oggi i segni lasciati dagli scavatori, coi loro scalpelli e con le loro lampade a olio. Testimonianze di un passato che – quando torna alla luce – sembra più vivo (e affascinante) che mai.