Il mondo non smette mai di stupire: dopo la scoperta di un vero e proprio paradiso finora sconosciuto in Cina, anche un altro luogo del mondo ci ha regalato nuove meraviglie, e questa volta in mezzo alla foresta.
Amazzonia, scoperta sorprendente in mezzo alla foresta
Ci troviamo in Amazzonia, una vasta regione geografica del sud-America caratterizzata da una foresta pluviale, e più precisamente in Bolivia dove sono stati rinvenuti ben undici insediamenti della cultura Casarabe, e quindi molto antichi.
Secondo le indagini condotte fino a questo momento, risalirebbero al periodo che va dal 500 d.C al 1400 d.C. I resti, che rivelano un processo di urbanizzazione sostenibile e rispettoso della natura già all'epoca, sono stati individuati sotto la vegetazione e mappati in 3D grazie a un sistema di scansione laser (LiDAR) trasportato a bordo di droni ed elicotteri.
Lo studio è pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature ed è stato condotto dai ricercatori dell'Istituto archeologico tedesco e dell'Università di Bonn in collaborazione con l'Università di Exeter in Gran Bretagna.
La ricerca ha mostrato un tipo di urbanistica tropicale a bassa densità che fino a questo momento era sconosciuta in Amazzonia, suggerendo così che l’Amazzonia occidentale non fosse così scarsamente popolata in epoca preispanica come invece si pensava precedentemente.
Infatti, il ritrovamento di queste antiche città perdute (comprensive di strade, canali, imponenti strutture a uso cerimoniale e piramidi coniche alte più di 20 metri) sfida la classica visione di questa particolare zona del mondo come un paesaggio storicamente incontaminato. In base a questa nuova scoperta, sarebbe stato la sede di una prima urbanizzazione realizzata e gestita dalle popolazioni indigene per migliaia di anni.
Tuttavia, le prove dell'esistenza di questa cultura sono poche e provengono da qualche sito isolato. Heiko Prumers, colui che ha condotto la ricerca insieme ai suoi colleghi, ha esaminato sei aree all’interno di una regione di 4.500 chilometri quadrati di Llanos de Mojos, nell’Amazzonia boliviana, che si pensa appartenga alla cultura Casarabe.
La tecnica utilizzata ha permesso loro di eliminare solo virtualmente la fitta vegetazione per visualizzare meglio la terra e l’archeologia nascosta dentro la fitta foresta. Grazie a questo, sono stati trovati due grandi siti di insediamento, chiamati Cotoca e Landìvar, e 24 siti più piccoli, di cui solo 15 erano già noti. Ma non solo: sono state individuate pure piattaforme rettangolari e piramidi alte fino a 22 metri.
Le dichiarazioni degli addetti al lavori
José Iriarte, archeologo dell'Università di Exeter, ha affermato: "Sospettavamo da tempo che le società precolombiane più complesse dell'intero bacino si fossero sviluppate in questa parte dell'Amazzonia boliviana, ma le prove sono nascoste sotto la foresta ed è difficile arrivarci di persona. Il nostro sistema LiDAR - ha continuato - ha rivelato terrazze edificate, strade rialzate rettilinee, recinzioni con posti di blocco e serbatoi d'acqua. Ci sono strutture monumentali a solo un miglio di distanza collegate da 600 miglia di canali lungo strade rialzate che collegano siti, bacini idrici e laghi. La tecnologia LiDAR combinata con un'ampia ricerca archeologica rivela che le popolazioni indigene non solo hanno gestito i paesaggi boschivi, ma hanno anche creato paesaggi urbani, cosa che può contribuire in modo significativo alle prospettive di conservazione dell'Amazzonia".
"Questa regione - ha proseguito l'esperto - è stata una delle prime occupate dall'uomo in Amazzonia, dove le persone hanno iniziato ad addomesticare colture di importanza globale come manioca e riso. Ma poco si sa della vita quotidiana e delle prime città costruite in questo periodo”.