Tour di New York sui luoghi del proibizionismo

Dalla mitica Savoy Ballroom agli speakeasy di Manhattan, ecco i luoghi dove respirare l'atmosfera degli Anni '20

Foto di Ilaria Santi

Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

Se siete sempre stati affascinati dal periodo del proibizionismo, c’è una città dove poter ripercorrere quel periodo storico tanto pericoloso – vedi mafia, Al Capone e gang – quanto affascinante: è New York City. Qui, ci sono ancora diversi luoghi che sono stati protagonisti di quegli anni e che si possono ancora oggi andare a visitare.

Il merito della loro fama va soprattutto ai tantissimi film e serie Tv dedicati ai fatti storici avvenuti in quell’epoca entrati a far parte dell’immaginario collettivo e che attirano sempre molti curiosi.

Innanzitutto, quando si parla di proibizionismo si parla di alcool. Con il Volstead Act del 1919 venne infatti sancito il bando sulla fabbricazione, sulla vendita, l’importazione e il trasporto di alcool in tutti gli Stati Uniti. Ecco allora che tra i luoghi simbolici di questo periodo ci sono i bar o i cosiddetti speakeasy di Manhattan, alcuni esistenti già all’epoca mentre altri, tane e taverne, imitano i bar che erano considerati fuorilegge. È proprio di quest’epoca la nascita dei cocktail, quando si mixava alcool distillato fatto in casa e succo di frutta per coprirne il sapore.

Se si varca la soglia di uno di questi locali, bui e puzzolenti, ci si immaginano nuvole di fumo, odore di whisky (spesso scadente) e un sottofondo di musica jazz.

Nel 1896, lo Stato di New York approvò la legge Raines, che proibiva di vendere alcolici la domenica a eccezione degli hotel. Questi ultimi erano autorizzati a servire bevande alcoliche durante i pasti o nelle camere ai clienti, pertanto i bar degli alberghi avevano allestito delle tende per creare dei separé. Entrare nella Raines Law Room a Chelsea (848 W 17th St.) è come fare un salto indietro nel tempo. Dietro un’anonima porticina nera senza alcuna insegna si nasconde un’elegante sala d’hotel dove, pe ordinare un cocktail bisogna suonare un campanello appeso alla parete

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Uno dei locali recenti ispirato agli Anni ’20 è The Dead Rabbit (30 Water St.), che prende il nome da una gang di irlandesi chiamata Dead Rabbi, divenuta famosa a fine 1800 e che ha ispirato il film di Martin Scorsese, “Gangs of New York“.

Si accede attraverso un cancello con la scritta “The Lower East Side Toy Company” e apparentemente sembra un negozio di giocattoli. Invece, dietro l’insegna si nasconde un bar, The Back Room (102 Norfolk St.), con camino e divani di velluto rossi che contribuiscono a creare l’atmosfera Anni ’20. E, proiprio come allora, i cocktail vengono nelle tazze da tè e le bottiglie sono avvolte in sacchetti di carta così da passare inosservate.

E che dire, poi, di entrare in una cabina telefonica di East Village per trovarsi catapultati all’interno di un locale? Una volta entrati nel fast food Crif Dogs (113 St Marks Place) si prende un lungo corridoio fino in fondo dove si trova un telefono rosso. Digitando il numero 1 si aprirà una porta segreta. Decisamente da proibizionismo.

uno degli indirizzi più famosi di New York si trova ad Harlem e si tratta della Savoy Ballroom, una sala da ballo sulla Lenox Avenue che fu tra le prime ad ammettere le persone di colore al suo interno. La chiamavano “the Home of Happy Feet” (la casa dei piedi felici) o anche the Track” (la pista). La sala rimase aperta fino agli Anni ’50 e il 26 maggio 2021 è stata posta una targa commemorativa sull’edificio che ospitava la Savoy Ballroom.

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Fonte: 123rf
Il quartiere di Harlem a New York