Dare il proprio nome a un’isola da sogno? In Indonesia si può

Il progetto dell’amministrazione di Giacarta: chi scommette su turismo, agricoltura su una delle oltre 4.000 isole remote ancora senza nome potrà battezzarle

Oltre 4.000 isole remote ancora senza nome. E’ questa la situazione dell’Indonesia e da qui nasce il progetto dell’amministrazione di Giacarta: chi scommette su turismo, agricoltura su una delle isole, potrà battezzarle. Si parte da Morotai, che però un nome ce l’ha già. Le isole sono così tante da non avere più neanche un nome da dare a ciascuna di loro. Di isole e isolette, microscopiche (e di queste si tratta in gran parte)  o gigantesche, l’Indonesia ne ha un’infinità.

L’indonesia è, in realtà, uno Stato-arcipelago: il più grande del mondo, si estende per 5.000 chilometri da Ovest a Est a cavallo dell’Equatore. E da record è anche il numero delle isole che lo compongono: si arriva a parlare addirittura di 18.300. Secondo il governo indonesiano, entro agosto diventeranno 14.752. Nel senso che dalle 13.500 ufficialmente registrate alle Nazioni Unite se ne aggiungeranno più di mille. In quest’ultimo caso si tratta però solo di quelle che hanno un nome.

Una grande quantità di queste isole, considerando anche la complessità dei trasporti e le difficoltà naturalistiche, è disabitata. Non ci sono insediamenti né residenti in circa 6.000 di esse. Pochi, tuttavia, sanno che oltre 4.000 sono anche senza nome. Ed è proprio intorno a questo elemento che ruota l’ultima iniziativa delle autorità del governo, disegnata questa settimana da Luhut Binsar Pandjaitan, ministro degli Affari marittimi. Chi investirà, per agricoltura, turismo o altre ragione, in uno di questi isolotti, potrà dargli il proprio nome o uno a sua scelta.