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Sulle orme di briganti e contrabbandieri

Volete ripercorrere i luoghi in cui, un tempo, transitavano i briganti? Ecco quattro itinerari che, da Nord a Sud dell’Italia, calcano le loro tracce

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SiViaggia

Redazione

Il magazine dedicato a chi ama viaggiare e scoprire posti nuovi, a chi cerca informazioni utili.

Ci sono storie che hanno in sé un fascino intramontabile. Storie che raccontano d’epoche passate e di leggende. Tra di loro, vi sono le storie dei briganti e dei contrabbandieri, che solcavano (anche) le terre italiane. Vacanzattiva, il network della vacanza outdoor nel nostro Paese, quelle storie ce le racconta. E ci permette di ripercorrerle, attraverso itinerari studiati ad hoc.

 

La Cengia dei Contrabbandieri

A picco sul lago di Garda, la Cengia dei Contrabbandieri è uno spettacolare percorso in ferrata che sfrutta – come il nome suggerisce – una cengia (sporgenza pianeggiante che interrompe una parete rocciosa e consente agli arrampicatori spostamenti trasversali) naturale. Siamo sul Dos de Calà, circondati da nidi di gabbiani in uno scenario da favola. Chiamato anche Massimiliano Torti – in onore dell’alpinista a cui è dedicato – il sentiero, oggi affrontabile in tutta sicurezza, era un tempo percorso da chi contrabbandava sale e tabacco. Certo, questa via di roccia orizzontale (che è poi la traccia della strada mai realizzata che avrebbe dovuto collegare Limone sul Garda alla Val di Ledro) non è adatta a tutti: si tratta comunque di un percorso difficile, 4 km che cominciano e si concludono a Pregasina (presso la statua della Madonna, al punto panoramico), e che – attrezzati con una lunga serie di split – nei punti più impegnativi prevedono cordini a cui attaccarsi come in ferrata.

Percorrendo la Cengia dei Contrabbandieri, il panorama è straordinario: il lago di Garda, che per estensione è il più grande di tutta Italia, ha una forma allungata e una coda a imbuto circondata da montagne. È un luogo pieno di fascino che – dal sentiero sulla roccia – sembra ancor più straordinario.

 

Il Cammino dei Briganti

Tra l’Abruzzo e il Lazio, il Cammino dei Briganti è un percorso in 7 tappe perfetto per gli amanti del trekking. La cornice è quella dell’Appennino Centrale, con la sua natura selvaggia e incontaminata, i borghi medievali e le vecchie mulattiere. Ma è questo percorso ad anello lungo 100 km che parte e arriva a Sante Marie (antico borgo circondato dai rilievi e immerso nei boschi di castagno, poco lontano da Roma), anche un percorso di confine: segna quello che un tempo era il confine geografico tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio, dove i briganti si spostavano a cavallo da una parte all’altra, combattendo contro i nuovi arrivati. Perché questo territorio tra la Val del Varri, la Valle del Salto e le pendici del Monte Velino era la terra dei Briganti della Banda di Cartore, le cui imprese possono oggi essere rivissute camminando – o pedalando – lungo quelle strade.

 

L’anello mare – monti tra Noli e Varigotti

Nella Liguria di Ponente, tra le famose località balneari di Noli e Varigotti, due distinti percorsi permettono di immergersi nel fascino unico del luogo: il primo è un sentiero che si affaccia sul mare, il secondo è un anello nell’entroterra perfetto da percorrere in inverno o durante le mezze stagioni. Insieme, danno vita ad un itinerario tra i mari e i monti ricco di punti di interesse. Percorrendolo, una volta oltrepassati i resti della Chiesa di Santa Margherita, con una piccola deviazione si può raggiungere la Grotta dei Briganti (o Antro dei Falsari), una grotta scavata nella roccia a picco sul mare nata da un’erosione lenta e costante, esercitata dall’acqua milioni di anni fa. Il suo nome deriva dal brigantaggio che, lungo la costa, era largamente diffuso: pare che qui i contrabbandieri nascondessero la loro merce. Oggi, questo suggestivo luogo può essere visitato attraverso il cunicolo situato sopra la grande cavità.

 

L’Anello della Timpa Falconara: in MTB nel Pollino Selvaggio

Infine, gli amanti della mountain bike possono percorrere un itinerario pensato appositamente per loro: si tratta dell’anello che, nel Parco Nazionale del Pollino, costeggia la Timpa Falconara, un dente di roccia ricco di gole, canyon e pascoli desolati. Qui, nelle viscere di questo territorio brullo e spoglio, profonde grotte erano un tempo utilizzate come rifugio dai briganti. Per immergersi in queste storie al sapore di leggenda, basta percorrere i 23 km che cominciano e arrivano nell’area attrezzata di Acquatremola, e che attraversano foreste di faggi e di abete bianchi, sterrati, pascoli e masserie, con la vista sulla Timpa di San Lorenzo e le rocce calcaree dall’aspetto maestoso.

In collaborazione con Vacanzattiva