La Cina riapre le frontiere ma è allarme Covid: le nuove regole di viaggio

Addio alle restrizioni anti-Covid anche in Cina, ma è allarme in tutto il mondo a causa della nuova variante

Anche la Cina, ultima in ordine di tempo rispetto a tanti altri Paesi, ha deciso di togliere le misure anti Covid per i viaggiatori internazionali adottate fino a questo momento dopo oltre due anni dall’inizio della pandemia. Una serie di misure prese a contenimento della circolazione del virus e che riguardavano, nello specifico, i divieti di volo, i test e i tempi di quarantena.

Un importante allentamento che concerne sia viaggiatori in entrata, sia in uscita, ma che desta non poche preoccupazioni a causa di una nuova ondata di Covid e di un aumento dei casi e dei decessi legati all’ormai più che conosciuto virus proprio sul territorio cinese.

Le nuove regole di viaggio anti-Covid

A partire dal giorno 8 gennaio, e quindi pochi giorni prima del Capodanno cinese, la festa più importante dell’anno che cadrà il 22 dello stesso mese, la Cina non imporrà più ai viaggiatori in arrivo l’obbligo di quarantena. L’unica cosa che verrà richiesta sarà un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti alla partenza.

Attualmente, infatti, è ancora in vigore la regola di dover osservare un periodo di otto giorni di isolamento, divisi fra cinque giorni in una struttura designata e tre a casa. Ciò vuol dire che a breve milioni di persone, dopo tre lunghi anni di blocco, si metteranno di nuovo in viaggio per riunirsi a familiari e amici all’interno del Paese o al di fuori dei confini cinesi. Ma non solo, gli stessi cinesi, infatti, potranno varcare nuovamente le loro frontiere arrivando in massa in Europa e nel resto del mondo.

Una situazione che sta destando non poche preoccupazioni in quanto c’è la concreta possibilità di provocare una nuova ondata di Covid ad altissimo rischio di nuove varianti: attualmente in Cina si stanno registrando più di un milione di contagi e 5 mila morti da Coronavirus al giorno. O almeno questo è quello che ha stimato la società britannica di dati sulla salute Airfinity, secondo quanto riporta la BBC. Ma la verità è che il vero bilancio è attualmente sconosciuto perché i funzionari cinesi hanno smesso di rilasciare i dati relativi a contagi e decessi da Covid.

Come si sta preparando il mondo ad accogliere i viaggiatori cinesi

Vista la situazione, il resto del mondo si sta muovendo per far sì che la diffusione del virus causata dai viaggiatori cinesi in arrivo sia tenuta sotto controllo.

È il caso della regione Lombardia che in Italia è stata la prima a introdurre la possibilità di sottoporsi a un tampone molecolare se si proviene dalla Cina. Un’iniziativa, spiegata sul sito dell’aeroporto di Malpensa, che è poi rapidamente sfociata in un’ordinanza del Ministro della Salute Orazio Schillaci, valida su tutto il territorio nazionale.

“Ho disposto tamponi antigenici Covid-19 obbligatori, e relativo sequenziamento del virus, per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e in transito in Italia” – ha affermato Schillaci – “La misura si rende indispensabile per garantire la sorveglianza e l’individuazione di eventuali varianti del virus, al fine di tutelare la popolazione italiana”.

Misure di difesa dal virus sono state decise anche in Paesi come Giappone e India, dove i tamponi sono obbligatori. Nel primo in particolare, inoltre, verrà imposto anche un isolamento di 7 giorni.

A valutare nuove misure di prevenzione per i viaggiatori dalla Cina sono anche gli Stati Uniti dove, secondo indiscrezioni riportate dall’agenzia Bloomberg, potrebbero essere imposte misure simili a quelle decise da altri Paesi per i viaggiatori dalla Cina. Le stesse fonti aggiungono che Washington sarebbe preoccupata per il balzo dei casi in Cina e avrebbe sollevato dubbi sulla trasparenza dei dati di Pechino sui contagi.

Per quanto riguarda l’Unione Europa, invece, al momento nessun test è obbligatorio. Va specificato però che è stato mantenuto un freno di emergenza che potrebbe essere attivato, se necessario, per reintrodurre le restrizioni in modo coordinato e seguendo un approccio basato sulle persone.

È ancora il Ministro Schillaci ad auspicare che i Paesi membri adottino misure simili: “Chiederemo ai partner europei di fare lo stesso. Abbiamo mandato una lettera al commissario europeo per la salute per far presente che abbiamo preso questo provvedimento e che sarebbe molto utile avere un raccordo a livello europeo e simili iniziative su tutto il territorio europeo“.