La stagione sciistica 2024/2025 si avvicina e, mentre gli appassionati si preparano a scivolare sulla neve, un problema sempre più urgente preoccupa gli operatori del settore e gli atleti: il cambiamento climatico. Se da un lato il riscaldamento globale sta modificando radicalmente le condizioni atmosferiche e l’innevamento naturale, dall’altro, le stazioni sciistiche si trovano a dover affrontare sfide senza precedenti per garantire neve e sicurezza sulle piste.
Con una crescente preoccupazione per le imprevedibili condizioni meteorologiche e la scarsità di neve, l’intero settore degli sport invernali sta cercando di adattarsi a una realtà sempre più difficile. Ecco un quadro di come stanno cambiando le abitudini degli sciatori di oggi e quali strategie potrebbero essere adottate per far fronte al problema.
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Le nuove sfide della stagione sciistica
La stagione sciistica passata ha rappresentato un campanello d’allarme. Nel 2023-2024, ben 26 gare della Coppa del Mondo sono state cancellate a causa di condizioni meteorologiche estreme e mancanza di neve. I cambiamenti climatici stanno creando scenari sempre più imprevedibili, con temperature che oscillano in modo anomalo, compromettendo non solo la pratica dello sci, ma anche la sicurezza degli atleti.
L’infortunistica ha avuto un picco lo scorso anno, con numerosi sciatori di alto livello che hanno dovuto abbandonare le competizioni per infortuni legati a piste più dure o scongelate a causa delle alte temperature. Tra i nomi più noti coinvolti ci sono atleti come Sofia Goggia, Mikaela Shiffrin, Marco Schwarz e Alex Pinturault, che sono stati costretti a ritirarsi prematuramente a causa delle condizioni climatiche e delle piste non sicure.
Le altalene climatiche degli ultimi anni, che portano a temperature più alte del solito durante l’inverno e a periodi di siccità, hanno già influenzato profondamente le vacanze invernali. Le stazioni sciistiche che dipendono fortemente dal turismo invernale si sono trovate a fare i conti con una riduzione della durata della stagione e una scarsa affidabilità dell’innevamento naturale. Di fronte a queste sfide, l’uso di neve artificiale è diventato una pratica sempre più diffusa, ma anche questa soluzione comporta notevoli costi ambientali ed energetici. La produzione di neve artificiale, però, richiede ingenti quantità di acqua e di energia, risorse che, in un contesto di scarsità idrica e di riscaldamento globale, potrebbero risultare insostenibili.
Cosa ci aspetta per il futuro dello sci?
Oltre a compromettere le competenze atletiche e la qualità degli eventi sportivi, il cambiamento climatico sta anche modificando le abitudini degli appassionati di sci e snowboard. Le stazioni sciistiche stanno cercando di diversificare la loro offerta per non dipendere esclusivamente dalle condizioni meteo. Sempre più località si stanno orientando verso esperienze montane alternative, come il turismo sostenibile, escursioni, attività invernali a bassa intensità energetica, ma anche percorsi dedicati alla natura e al benessere. Alcune stazioni sciistiche stanno addirittura rimodellando la loro offerta turistica per promuovere un tipo di vacanza che non dipenda esclusivamente dalle condizioni della neve, ma che si concentri anche su altre attività, come lo snowshoeing (camminata con le racchette da neve) e il turismo gastronomico.
Dalle stazioni sciistiche che adottano energie rinnovabili a quelle che promuovono il turismo a basso impatto ambientale, sempre più turisti scelgono località che dimostrano un impegno verso il rispetto dell’ambiente.
I tentativi di risposta all’emergenza
Nel tentativo di rispondere a questa emergenza climatica che abbraccia lo sport invernale per eccellenza, la Federazione Internazionale Sci (FIS) ha recentemente siglato un accordo con l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) delle Nazioni Unite. La collaborazione mira a sfruttare l’expertise meteorologica dell’OMM per monitorare e prevedere l’impatto del cambiamento climatico sugli sport invernali. Se il cambiamento climatico è un problema globale che interessa tutta l’umanità, per gli sport invernali le sue conseguenze sono particolarmente gravi, con l’instabilità climatica che minaccia la pratica regolare e sicura di sport come sci e snowboard.
L’accordo, che durerà inizialmente cinque anni, prevede l’implementazione di strumenti scientifici avanzati per monitorare la quantità di neve disponibile e migliorare la gestione delle piste.