Che cos’è l’undertourism e perché può essere la soluzione all’overtourism

La soluzione al sovraffollamento turistico? Non sono multe e divieti: è la promozione di destinazioni alternative e ugualmente affascinanti

Venezia, dove i turisti nel centro storico superano ormai gli abitanti. Barcellona, che ha avviato una campagna pubblicitaria a suon di: “Non dite a nessuno di essere stati a Barcellona”.

Il Lago di Braies, che ha scelto di limitare l’accesso ai veicoli privati. Oppure località come Manarola (Cinque Terre) e come diverse spiagge italiane ormai diventate a numero chiuso. Sono solo alcuni esempi di destinazioni che cercano di difendersi dal cosiddetto overtourism, il sovraffollamento turistico.

Al contrario, ci sono invece mete che il turismo il turista neppure conosce (o che, pur conoscendole, decide di evitare, reputandole a torto poco interessanti). Sono destinazioni “alternative”, spesso alle porte delle grandi e sovraffollate città, che stanno lanciando interessanti attività di promozione per convogliare lì i flussi turistici: lo fanno in autonomia, ma più spesso sono le località famose nei loro dintorni a promuoverle nel tentativo di spostare i flussi turistici.

È il fenomeno dell’undertourism, che dell’overtourism è l’opposto e che – a questo – potrebbe essere una soluzione.

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Venezia, una tra le destinazioni più colpite dall’overtourism

E ci sono persino alcune capitali, che hanno messo in pratica la strategia dell’undertourism: già nel 2017, Oslo aveva lanciato un’originale campagna per “salvare” i turisti dal sovraffollamento turistico delle altre capitali europee, invitandoli in Norvegia.

Guardando più lontano, invece, possiamo citare il Nebraska col suo slogan “Onestamente, il nostro Stato non è per tutti” o alla colombiana Medellin che – per togliersi di dosso la fama di città pericolosa – ha lavorato sulle infrastrutture e sull’immagine diventando una destinazione turistica emergente.

Allo stesso modo Porto Rico, che sta duramente lavorando per riprendersi come destinazione turistica dopo l’uragano Maria del 2017, ponendosi come alternativa alle più frequentate isole caraibiche.

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Oslo, che ha avviato una campagna per “salvare” i turisti dalle capitali europee più affollate

Anche se, il continente che più lotta contro l’overtourism, è l’Asia. Che, agli inizi del 2019, ha pubblicato una “not hot list” suggerendo mete alternative a quelle prese d’assalto dai turisti. Qualche esempio? “Sumatra è il nuovo Borneo” oppure “Bukhara (Uzbekistan) è la nuova Angkor What“.

Perché, più che divieti & co., è forse proprio questa la soluzione all’overtourism: lavorare sull’immaginario collettivo, attraverso campagne di marketing efficace che promuovano destinazioni poco note. Del resto, il mondo è così vasto e così bello che limitarsi a vedere sempre i soliti luoghi è persino noioso.

Sumatra
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Sumatra, che l’Asia promuove come alternativa al Borneo