Durante gli scavi in via Santa Croce, nel cuore di Trento, una squadra di archeologi ha riportato alla luce una necropoli monumentale di 3.000 anni fa. Si tratta di un ritrovamento eccezionale avvenuto a seguito dell’attività di tutela preventiva condotta dall’Ufficio beni archeologici dell’Umst (Unità di missione strategica soprintendenza per i beni e le attività culturali) della provincia autonoma di Trento, in occasione dei lavori di restauro e riqualificazione di un edificio storico.
Secondo i primi accertamenti, le tombe presenti sarebbero circa 200, rappresentando “qualcosa di mai visto fino ad ora. Ogni giorno, ogni minuto siamo a contatto con i resti di queste popolazioni antiche: una forte emozione personale nello svolgere questo lavoro che è il più bello del mondo”, ha dichiarato un addetto ai lavori.
La scoperta della necropoli monumentale a Trento
Questa importante scoperta archeologica arricchisce la storia di Trento non solo perché apre nuovi scenari e suggestive ipotesi interpretative, ma anche perché rappresenta una rarità nel territorio dell’arco alpino. Inoltre, solleva nuove problematiche per quanto riguarda le modalità di autorappresentazione in ambito funerario del gruppo sociale di appartenenza di cui, al momento, resta ignoto il contesto.
Quest’ultimo è rimasto perfettamente conservato attraverso i millenni grazie agli episodi alluvionali che hanno sigillato il deposito archeologico. La necropoli, che si è sviluppata sulla porzione mediana del conoide alluvionale del torrente Fersina, ha permesso di scoprire 200 tombe, complete di prestigiosi corredi, caratterizzate dal rito della cremazione indiretta, che rappresentano soltanto una parte di quelle potenzialmente conservate nel sottosuolo ancora da indagare.
A guidare le indagini archeologiche è la dott.ssa Elisabetta Mottes dell’ufficio beni archeologici della provincia autonoma di Trento, coordinate sul campo dal dott. Michele Bassetti e dalla dott.ssa Ester Zanichelli di Cora Società Archeologica di Trento e dalla loro equipe di ricerca.
![Necropoli Trento](https://siviaggia.it/wp-content/uploads/sites/2/2025/02/necropoli-trento.jpg)
I ritrovamenti che hanno sorpreso gli archeologi
La necropoli ritrovata durante gli scavi risale alla prima Età del Ferro (IX-VI secolo a.C.) ed è situata a circa 8 metri di profondità rispetto al livello attuale della strada. Gli archeologi ipotizzano che l’area possa contenere molte altre sepolture ancora da esplorare e che forniranno maggiori informazioni sulle abitudini funerarie dei popoli che abitarono queste zone. Le ricerche, infatti, proseguiranno al fine di approfondire il contesto storico e sociale della comunità che utilizzava la necropoli.
I ritrovamenti che hanno sorpreso maggiormente gli archeologi sono le imponenti stele funerarie alte fino a 2,40 metri, disposte in file subparallele con orientamento nord-sud. Secondo gli esperti, ogni stele segnalava la posizione di una tomba principale in cassetta litica, coperta da un tumulo e circondata da numerose sepolture secondarie. Il team di ricerca ha riconosciuto anche le pietre utilizzate per le stele, provenienti dalla collina est di Trento.
Gli altri reperti rinvenuti sono armi e gioielli con elementi in ambra e pasta vitrea, i quali testimoniano legami culturali tra i popoli alpini e le grandi civiltà italiche dell’epoca. In generale, lo scavo delle tombe ha permesso agli esperti di documentare la complessità dei rituali funerari utilizzati durante l’Età del Ferro. All’interno delle cassette litiche, infatti, sono stati rinvenuti resti di ossa calcinate, spesso raccolti in contenitori deperibili o vasi ossuari, talvolta avvolti in tessuti chiusi con spilloni o fibule.