Uno studio ci svela i viaggi dell’Età del Ferro tra Italia e Africa

Come viaggiavano i nostri antenati? Un interessante studio pubblicato su un'importante rivista scientifica internazionale risponde a questa domanda

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Serena Proietti Colonna

Travel blogger

PhD in Psicologia Cognitiva, Travel Blogger, Coordinatrice di Viaggio e Redattrice Web di turismo, una vita fatta di viaggi, scrittura e persone

Come funzionavano i viaggi e gli spostamenti tra Italia e Africa durante l’Età del Ferro? Grazie a uno studio pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution, ora siamo in grado di rispondere a questa particolare e interessante domanda. È stata infatti effettuata una profonda analisi che ci rivela delle soluzioni su un periodo storico caratterizzato dall’espansione delle colonie greche e fenicie, e in cui Cartagine è diventata una potenza marittima del Mediterraneo.

In cosa consiste lo studio

Questo rilevante studio è stato condotto dall’Università americana di Stanford, con la collaborazione della Sapienza di Roma, Museo delle Civiltà di Roma, Museo Nazionale Etrusco di Tarquinia e Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro.

Un lavoro a più mani e internazionale, quindi, che è andato a indagare quel periodo storico che va dalla fine del II millennio a tutto il I millennio a.C, ovvero un momento particolarmente dinamico del nostro passato. Se vi state chiedendo come sia possibile aver ottenuto risposte su un’epoca così lontana da quella attuale, la risposta è da ritrovare nel Dna.

Lo studio racconta infatti che la storia dei viaggi e degli spostamenti avvenuti nell’Età del Ferro nel Mediterraneo centrale, in particolare tra l’Africa e l’Italia che conosciamo oggi, è praticamente impresso nel genoma di 30 individui che abitavano le città di Sant’Imbenia in Sardegna, di Tarquinia, attuale provincia di Viterbo e di Kerkouane in Tunisia.

Cosa è emerso

L’Età del Ferro era caratterizzata da una maggiore facilità dei viaggi a lunga distanza grazie ai progressi della navigazione a vela che a quel tempo avevano favorito gli spostamenti e creato nuove reti per il commercio, così come per la colonizzazione e i conflitti.

E i risultati ottenuti da questo approfondimento sono davvero eccezionali, perché evidenziano una profonda interconnessione delle popolazioni che abitavano sulle sponde del Mar Mediterraneo. In particolare, l’alto numero di individui con ascendenze Nord-africane nell’Italia centrale sembrerebbe riflettere gli stretti legami tra Cartagine e la regione abitata dagli etruschi.

Allo stesso modo, la presenza a Kerkouane di diversi individui simili a popolazioni italiane e greche potrebbe invece dimostrare un movimento in entrambi i versi all’interno del Mediterraneo.

Ma il dato più interessante è che, sia a Kerkouane che a Tarquinia, sono state riportate alla luce le spoglie di esseri umani che erano stati sepolti insieme, ma che al contempo avevano antenati diversi e geograficamente distanti: una condizione che, a quanto pare, non ha comportato un trattamento differenziato nelle celebrazioni funerarie, che per i popoli antichi erano assai rilevanti e sacre.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Per mezzo di Comunicato Stampa, Michaela Lucci della Sapienza, uno dei primo co-autori della ricerca, ha fatto sapere che: “La possibilità di analizzare dati di siti limitrofi dell’Età del Bronzo di Sardegna ed Italia centrale ci ha permesso di avere una precisa indicazione sul modello del popolamento di queste due aree”.

Al contrario, le informazioni sulle comunità nordafricane dell’Età del Ferro sono molto limitate. Il motivo è da ritrovare nel fatto che il materiale genetico mitocondriale di un individuo proveniente da Cartagine è attualmente l’unico dato esistente sul Dna antico della regione che ha permesso di ricostruire i vari spostamenti.

A tal proposito Alfredo Coppa della Sapienza, senior author dell’articolo, ha spiegato che: “L’ascendenza subsahariana che osserviamo a Kerkouane può derivare da un contatto diretto o indiretto con le popolazioni nomadi del Sahara. L’Età del Ferro potrebbe essere stata un periodo chiave anche per il flusso genetico attraverso il Sahara, e questo sembra essere uno scenario di grande attualità”.