Mumbai sta diventando la città preferita dagli expat

La città preferita dagli expat di tutto il mondo è la popolosa Mumbai, in India. Ecco per quale motivo

Cosa spinge le persone a trasferirsi all’estero? La voglia di avventura, di cambiamento, ma anche la speranza di una vita e un salario migliore. Sapevate che la meta preferita degli expat è Mumbai?

Mumbai è una delle città più popolate al mondo. Si trova in India ed è la capitale dello stato del Maharashtra, oltre che il nodo finanziario più importante del paese. Ma Mumbai è anche la città del divertimento e – in base agli ultimi avvenimenti – pure la meta preferita dagli expat di tutto il mondo. Come mai? Semplice: i lavoratori stranieri che decidono di trasferirsi a Mumbai prendono tra i salari più alti del mondo. È stato stimato, infatti, che un expat che va a lavorare nella città indiana prende più del doppio rispetto a chi emigra – per gli stessi motivi – in un altro luogo. Un expat a Mumbai prende circa 217mila dollari l’anno. Una cifra niente male, considerando soprattutto che la vita non è nemmeno molto cara.

«Mumbai ha la percentuale più alta di expat mandati a lavorare fuori dai propri capi», ha detto Dean Blackburn, direttore della HSBC. E, a quanto pare, hanno anche degli stipendi notevoli che consentono di godersi appieno la vita della città. D’altra parte, Mumbai da sola genera il 5% del Pil indiano, il 25% della produzione industriale, il 40% del commercio marittimo, e il 70% delle transazioni di capitali dell’economia. Il reddito pro-capite è di 1.136 dollari a persona ed è il più alto di tutta l’India.

Mumbai non è solo la capitale finanziaria dell’India, ma anche quella cinematografica. È qui che si trova Bollywood, industria filmografica famosa in tutto il mondo. Per non parlare del divertimento: Mumbai è piena di locali frequentati da autoctoni e turisti. Conosciuta anche come “la città che non dorme mai”, ha fama di essere un posto sicuro dove passare una notte all’insegna dei party.

Negli ultimi anni sono sempre più le multinazionali che inviano in altri paesi il proprio personale, che in genere è anche più costoso rispetto alla manodopera locale. I salari, infatti, sono aumentati per compensare (a volte) un costo della vita molto alto nel nuovo stato, o per ripagare il lavoratore delle difficoltà incontrate nell’integrarsi con le nuove culture.