A 23 milioni di cinesi è stato impedito di viaggiare, e il motivo riguarda i social

Per iniziativa del governo, i cinesi possono viaggiare solamente se il loro "punteggio social" è sufficiente

Foto di SiViaggia

SiViaggia

Redazione

Il magazine dedicato a chi ama viaggiare e scoprire posti nuovi, a chi cerca informazioni utili.

Secondo i dati raccolti dal National Public Credit Information Center e pubblicati dall’Associated Press, lo scorso anno a 17 milioni e mezzo di cinesi è stato negata la possibilità di acquistare biglietti aerei, mentre 5,5 milioni non hanno potuto utilizzare i treni ad alta velocità. Questo perché  il loro “punteggio social” era insufficiente.

Il presidente Xi-Jinping, leader del Partito Comunista Cinese, dal 2014 ha avviato un progetto di controllo dei cittadini denominato Social Credit System. Ogni persona parte con 1000 crediti ai quali, in caso di comportamenti scorretti, ne viene sottratto un determinato numero e, viceversa, se ne aggiungono per azioni virtuose. Ad esempio, a chi prende una multa ne vengono tolti 5, a chi aiuta la comunità ne vengono assegnati 30.

I comportamenti negativi sono: pagare le tasse in ritardo, salire sul treno senza il biglietto oppure sedersi al posto sbagliato, fumare in luoghi dove non è permesso, ma anche portare a spasso il cane senza guinzaglio o diffondere fake news (anche presunte).

Vengono presi in esame soprattutto i comportamenti assunti sui social, tramite un algoritmo che assegna ad ogni cittadino un punteggio di affidabilità in base agli acquisti online, alla puntualità nei pagamenti, alle scelte di consumo, a quanti videogame si gioca e molto altro.

I principali media cinesi ricordano spesso come con questo programma “una volta persa la fiducia, si dovranno affrontare sanzioni ovunque”. Le limitazioni non riguardano solo la possibilità di viaggiare, molto amata soprattutto dai Millennials, ma anche l’iscrizione dei figli a determinate scuole e la possibilità di assumere ruoli dirigenziali nelle aziende.

Il Social Credit System è in sperimentazione dal 2014 e entrerà in vigore nel 2020 per tutti i cinesi. Riprende la logica di feedback e di rating che spesso utilizziamo online per lasciare una valutazione su un determinato prodotto o servizio, e – dunque – la base del passaparola dovuto ad un rapporto di fiducia nei confronti di determinate aziende.

Se la stessa logica viene applicata da un regime, però, è possibile che si arrivi ad un controllo su tutta la digital footprint individuale: dalle immagini delle telecamere di sicurezza alle ore passate davanti alla televisione, dagli acquisti online fino a molti altri parametri, tutto va a definire un punteggio personale, espressione di affidabilità o meno.

Il Governo cinese utilizza i big data per esercitare un controllo ancora più stretto sui cittadini, motivo per cui il progetto ha attirato diverse critiche a livello internazionale. Alibaba, invece, azienda cinese leader nel mercato elettronico, ha annunciato un’alleanza con altre piattaforme di vendita online per dare vita a un sistema di “credito sociale” simile a quello governativo, in modo da punire i venditori disonesti.

Sta diventando dunque realtà lo scenario presentato nel romanzo 1984 di Orwell, con un “grande fratello” che controlla ogni azione individuale.

Lo stesso principio è stato messo in scena anche nell’episodio “Nosedive” della terza stagione della serie televisiva Black Mirror. Si immagina una realtà nella quale chiunque può votare la popolarità degli altri fino ad un massimo di 5 punti, determinando l’affidabilità o meno di una persona nel contesto sociale.

Il Governo si è difeso sostenendo che questo metodo andrebbe a migliorare la società cinese, ma il dubbio è che porti, invece, ad una dittatura elettronica.