Bibione: dalla spiaggia emerge una villa di epoca romana

La famosa località balneare veneta, con meno di settant'anni alle spalle, grazie all'antica villa romana si candida a meta per gli appassionati di archeologia

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Redazione

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Pubblicato: 5 Marzo 2023 10:11Aggiornato: 25 Marzo 2023 10:53

Sarà un 2023 speciale quello di Bibione, nota e apprezzata località veneta per le vacanze balneari, con lunga e ampia spiaggia di sabbia finissima accarezzata dalle limpide acque dell’Adriatico.

Città di nascita recente, con nemmeno settant’anni alle spalle e percepita come “giovane”, tempio del benessere termale, è pronta a diventare anche meta prediletta per gli appassionati di storia e archeologia: è custode, infatti, di una straordinaria villa romana, testimonianza di un passato autorevole e più antico di quanto si possa immaginare.

Iniziate le ricerche a Villa Mutteron dei Frati

In queste settimane, gli archeologi hanno dato inizio alle ricerche presso la villa romana di Bibione, Villa Mutteron dei Frati, unica nel suo genere grazie al perfetto stato di conservazione, con strutture fino a due metri di altezza rimaste inalterate dal tempo.
Ed è proprio il paesaggio incontaminato che ha preservato l’ambiente e che sta oggi consentendo di proseguire su due tipi di studio, legati all’epoca romana e medioevale.

Il mare, all’epoca, ricopriva tutta la superficie su cui si è sviluppata l’odierna Bibione: i proprietari della villa, persone facoltose, avevano beneficiato di una posizione invidiabile, perfetta anche per potersi approvvigionare dei materiali necessari alla realizzazione dell’edificio stesso, che infatti, come si evince da alcuni marchi impressi nei mattoni, provengono dalle cave di Aurisina o da quelle d’Istria.
Tra i vari oggetti ritrovati anche uno splendido esemplare di lucerna, del quarto secolo fatta a mano e con chiari segni di utilizzo.

Il sito archeologico è noto fin dal Settecento e la sua importanza è stata segnalata in più di un’occasione: a inizio Ottocento dall’avvocato concordiese Dario Bertolini e poi negli anni Trenta del Novecento dal latisanese Aulo Gellio Cassi che compì il primo scavo nell’area della villa.

Negli anni Novanta, conscia dell’eccezionale scoperta, la Soprintendenza Archeologica del Veneto mise in moto una campagna di scavi che portò alla luce alcuni ambienti della villa ricchi di decorazioni.

L’interesse per Villa Mutteron dei Frati è rimasto sempre vivo con il trascorrere degli anni ma l’assenza di risorse ha bloccato il proseguimento delle indagini: qualche anno fa, tuttavia, è stato intrapreso un nuovo dialogo che ha portato, oggi, all’avvio di una nuova entusiasmante stagione di scavi e ricerche.

Gli studi in corso per il 2023

Gli studi sono cominciati, innanzitutto, nella pineta Valgrande dove viene eseguita una campagna di prospezioni geofisiche su una superficie di 200 metri quadrati accanto ai resti della villa ancora in parte visibili ovvero strutture murarie con pavimenti a mosaico e affreschi sulle pareti.

In questo modo, si mira a ottenere una mappa di anomalie collegabili a eventuali strutture presenti nel sottosuolo così da individuare con precisione l’area oggetto degli scavi.

Dal 6 al 31 marzo 2023 si tiene lo scavo stratigrafico che interessa un’area di almeno 60 metri quadri, indagata da un team internazionale composto da 20 archeologi tra responsabili e studenti delle università di Regensburg e Padova.

Le aspettative sono quelle di portare alla luce ambienti tuttora sconosciuti per integrare la pianta oggi nota della villa e anche di acquisire dati importanti relativi a una datazione più precisa del periodo in cui l’antico edificio venne costruito e abitato, alle dimensioni e decorazioni, ai possibili proprietari e alle attività economiche che si svolgevano al suo interno, magari in relazione con le risorse dell’ambiente circostante e i collegamenti via acqua e via terra.

Per delineare le caratteristiche del paesaggio di cui la villa era parte integrante, nell’arco di tutto il 2023 gli esperti eseguiranno carotaggi, analisi sedimentologiche, palinologiche e ricognizioni archeologiche in estensione nella Valgrande e nel territorio alla sue spalle, in un zona compresa tra il canale Nicesolo a ovest e il fiume Tagliamento a est.

L’obiettivo è recuperare e fornire un’immagine precisa dell’antico paesaggio da cui si possano ricavare le forme dei luoghi e il quadro economico, insediativo e strutturale dell’ambiente costiero di oltre duemila anni fa e mettere i risultati a disposizione del pubblico grazie a visite guidate del sito (già durante gli scavi) e a momenti d’incontro.

I primi ritrovamenti e dichiarazioni

L’attuale campagna di scavo sta lasciando intravedere situazioni finora mai documentate, tra cui anche una frequentazione del sito in età bassomedievale (XV secolo).
Proprio negli ultimi giorni sono state rinvenute strutture che appartengono al lato sud della residenza, quello rivolto verso il mare: questo dato conferma l’estensione molto ampia del complesso architettonico.
Porzioni di mosaico e frammenti di intonaco dipinto indicano uno stile di vita elevato del proprietario.

Quello che si sta portando avanti nel territorio – ha spiegato la Prof. Maria Stella Busana dell’Università di Padova, direttore scientifico del progetto insieme alla dott.ssa Alice Vacilotto dell’Università di Regensburg – è un progetto di ampio respiro, che mira non solo a studiare gli usi dei suoi abitanti, ma anche il contesto territoriale in cui la villa stessa si inseriva. Le bonifiche hanno trasformato il paesaggio, ma con questi studi si potrà individuare le tracce lasciate dall’uomo e scoprire i suoi insediamenti in un’area che si sviluppa in circa tremila ettari. E se l’epoca romana, grazie al ritrovamento di pesi da rete, ci dimostra che gli abitanti erano dediti alla pesca, l’epoca medievale ci ha spesso permesso di rinvenire degli acciarini che venivano utilizzati per le armi da caccia, a dimostrazione che nel territorio caccia e pesca sono delle pratiche che affondano le loro radici nel passato”.