L’Arabia Saudita si prepara a lanciare il turismo nelle grotte

Nell'ambito di Vision 2030, ecco un'altra iniziativa: aprire le (splendide) caverne all'ecoturismo, così da svelare alcune tra el sue meraviglie

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Redazione

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Ormai da tempo, l’Arabia Saudita ha manifestato la sua intenzione di aprirsi al turismo: ha iniziato a concedere visti turistici, ha annunciato l’apertura di nuovi (e spettacolari) resort.

Ma c’è una speciale tipologia di turismo su cui questo Paese quasi totalmente desertico ha deciso di puntare: l’organizzazione geologica nazionale ha identificato cinque grotte che, quest’anno, verranno lanciate come destinazioni ecoturistiche. Sempre nell’ambito di Vision 2030, il progetto di rinnovamento dell’Arabia Saudita che intende slegarsi sempre più dal petrolio, per aprirsi al mondo e per diversificare la sua economia.

«Siamo pronti. Ora stiamo scegliendo punti di accesso facili per i turisti, ma ancora non annunceremo i nomi delle grotte e le date di apertura» ha spiegato a Lonely Planet Mahmoud Al Shanti, direttore dei Saudi Geological Survey’s Cave Studies. Adottando il motto “non lasciare traccia, scatta solo fotografie“, l’SGS sta dunque tenendo la bocca cucita in merito alle location sotterranee che, con le loro meraviglie, promettono di stupire i turisti. Perché? Perché è un progetto da studiare nel dettaglio, dal momento che – in passato – queste caverne sono state teatro di atti vandalici. E l’Arabia Saudita è decisa a proteggerle.

Come ha spiegato Al Shanti, queti tesori naturali e i loro dintorni sono ecosistemi fragili e delicati, che devono essere difesi per assicurare la sopravvivenza della fauna endemica dell’Arabia: pipistrelli, iene, volpi, gufi. A duecento chilometri dalla capitale Riyad, l’altopiano di As Sulb Karst contiene la più grande concentrazione di grotte calcaree nel Paese. E, una volta aperte, si pensa possono accogliere fino a 1000 visitatori al giorno, grazie alla loro vicinanza alla capitale.

Per rendere accessibili le grotte, e per trasformarle in punti d’interesse turistico, l’associazione sta anche formando un gruppo selezionato di guide turistiche, e pensando di aumentare i servizi in queste aree prima isolate dall’afflusso turistico. «Sono posti remoti, e i villaggi devono essere pronti a ricevere i turisti», ha ribadito Al Shanti. Poiché questi piccoli villaggi potrebbero presto essere inondati di speleologi e appassionati di geologia provenienti da tutto il mondo, la speranza del Paese è che nascano nuovi posti di lavoro e si abbiano maggiori entrate.

In tanto, il mondo osserva da lontano.

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