Con la Legge finanziaria del 2004 è stata istituita la tassa d’imbarco il cui vero nome ufficiale è “addizionale comunale sui diritti d’imbarco”. In poche parole, è un’imposta pagata dai passeggeri sul biglietto in partenza dal nostro Paese che l’aeroporto deve poi versare allo Stato. Nel 2023, a tal proposito, le cose molto probabilmente cambieranno.
Imposta di imbarco nel 2023: cosa cambia
Partiamo dal principio: inizialmente l’imposta d’imbarco era prevista per il solo anno 2004 al costo di 1 euro per ogni passeggero imbarcato. Nel corso del tempo, è poi diventata una tassa fissa. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, negli ultimi anni l’importo è cresciuto da 1 a 6,50 euro a passeggero ed è destinato a Inps, Enav, servizi antincendio e una parte ai Comuni sul cui territorio è presente l’aeroporto.
Nel 2023, come sottolinea il Corriere, sono previsti possibili nuovi aumenti a Napoli, Genova, Venezia, Lecce.
Di quanto aumenterà l’imposta di imbarco
Il Comune di Venezia nel 2023 introdurrà una nuova imposta di 2,50 euro sul biglietto aereo che pagherà chiunque parta dal Marco Polo. Ciò vuol dire che questa tassa è prevista anche per i residenti. È bene sapere, però, che non si verserà per i voli in arrivo a Tessera.
Tendenzialmente tutto questo partirà l’1 aprile 2023 e a riscuoterlo sarà la società di gestione dello scalo Save, che si vedrà riconosciuta una commissione ancora da quantificare.
A Napoli Capodichino l’aumento dovrebbe essere di 1 euro, non solo per chi si imbarca in aeroporto, ma anche per traghetti e navi, ma in questo caso dovrebbero essere esclusi i pendolari. Anche nello scalo di Lecce l’incremento della tassa sarebbe di 1 euro nel 2023, ma di 2 euro nel 2024.
Quello che è chiaro, inoltre, è che l’imposta di imbarco resterà in vigore per diversi anni e il motivo è molto semplice: è stata introdotta a causa delle maxi-bollette per luce e gas.
La tassa di soggiorno a 10 euro
Pochi giorni fa dal parlamentare fiorentino Federico Gianassi, con il collega ed ex sindaco di Rimini Andrea Gnassi, è stato presentato l’emendamento alla finanziaria che prevede di portare a 10 euro la tassa di soggiorno nelle grandi città.
Gli albergatori di Firenze sono sul piede di guerra poiché la proposta prevede, come riportato da TTG Italia, che le località che ospitano ogni anno un numero di visitatori superiore di 20 volte a quello dei residenti possano innalzare il contributo.
Una misura assolutamente bocciata dalle associazioni di categoria del capoluogo toscano, del resto l’aumento della tassa potrebbe mettere ulteriormente in difficoltà un comparto che ancora sta pagando le conseguenze del Covid e dei rincari.
Natale di scioperi e proteste
Nel frattempo ci si prepara a un Natale di scioperi e di proteste, non propriamente in Italia ma senza ombra di dubbio nel resto d’Europa. Il calendario di queste festività prevede una serie proteste dei lavoratori che complicheranno la vita di molti passeggeri in viaggio.
La Gran Bretagna, per esempio, dovrà fare i conti con lo sciopero della polizia di frontiera durante il periodo di Natale e Capodanno. Una protesta che inevitabilmente avrà conseguenze anche negli aeroporti internazionali. Per cercare di risolvere alcune problematiche, Heathrow ha già messo in atto un piano che ha l’obiettivo di limitare al minimo l’impatto sui passeggeri.
In Spagna, invece, a protestare saranno Air Nostrum, Vueling e Ryanair. Quest’ultima in particolare proseguirà con le proteste fino al 7 gennaio, mentre per Vueling termineranno il 31 del mese prossimo. Air Nostrum vedrà i suoi piloti in sciopero il 22, 23, 26, 27, 29 e 30 dicembre e il 2 e 3 gennaio.
A protestare sarà anche il personale di bordo di Air France, che ha depositato un avviso di sciopero per il periodo dal 22 dicembre al 2 gennaio. Minacce di proteste, ancora in Francia, dal personale easyJet, anche se l’allarme sembrerebbe attualmente essere rientrato.