Italiani innamorati dei treni storici che attraversano il Belpaese

L'Italia è il paradiso dei treni d’epoca. A dirlo è Luigi Cantamessa, Direttore Generale della Fondazione FS, intevistato da SiViaggia

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Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

Locomotive a vapore, carrozze storiche e capotreni con fischietti che danno il segnale affinché il convoglio, sbuffando, possa partire.

Carico di turisti, molti dei quali stranieri, il treno d’epoca è una delle ennesime eccellenze dell’Italia. Ripercorre antiche tratte dismesse o abbandonate e attraversa paesaggi pittoreschi, borghi, siti archeologici e bellezze artistiche come solo il Belpaese sa regalare. Oggi l’Italia è attraversata da diversi treni d’epoca turistici che viaggiano sia d’estate, con la bella stagione, sia d’inverno, tra mercatini di Natale e paesaggi siberiani.

Con i suoi 600 chilometri di antichi binari trasformati in ferrovie turistiche, l’Italia, secondo i giornali britannici, è il “paradiso dei treni d’epoca”. A raccontarlo è Luigi Cantamessa, Direttore Generale della Fondazione FS, intervistato da SiViaggia.

Come spiega il successo dei treni storici in Italia?
“All’inizio della nostra avventura, nel 2013, non potevamo immaginare la portata di questo successo: da poche migliaia di passeggeri annui siamo passati a 100mila attuali. Una crescita vorticosa che la dice lunga sulla grandi potenzialità – a lungo inespresse – del turismo ferroviario in questo Paese…”.

Cosa ha fatto e cosa sta facendo la Fondazione FS per rilanciare questo tipo di turismo?
“Prima dell’avvento della Fondazione FS l’organizzazione dei treni storici era affidata, perlopiù, alla buona volontà di gruppi di appassionati e ferrovieri che, inoltre, nel tempo libero provvedevano anche al restauro estetico delle vetture d’epoca. Fu l’Amministratore Delegato delle FS del tempo, Mauro Moretti, oggi Presidente della Fondazione FS, ad intuire la necessità di istituire un Ente a cui conferire l’immenso patrimonio storico costituito da treni, archivi e – non ultimo – il Museo di Pietrarsa, per valorizzare questo segmento fino ad allora sottovalutato. In pochi anni siamo riusciti a rimettere in sesto locomotori, carrozze, depositi, musei e addirittura intere linee ferroviarie, facendo scoprire queste meraviglie a migliaia di persone che non ne conoscevano l’esistenza. Oggi la Fondazione FS, riprendendo le parole dell’Amministratore Delegato del Gruppo FS Gianfranco Battisti, rappresenta una risorsa indispensabile per la crescita dell’economia turistica in Italia, specie per le aree interne”.

Quante sono le tratte italiane percorse da treni storici?
“I nostri treni storici percorrono l’intera rete ferroviaria nazionale, dal Piemonte alla Sicilia, ad esclusione delle linee ad Alta Velocità. Ma la Fondazione FS, attraverso il progetto Binari senza tempo, ha riattivato oltre 600 chilometri di linee sospese, gli ex rami secchi, per trasformarle in ferrovie turistiche dove il prodotto treno storico rappresenta, adesso, la chiave di volta per la rinascita economica dei territori attraversati”.

Quali sono le tratte più prenotate e più apprezzate?
“La più amata in assoluto è la linea Sulmona – Carpinone, l’ormai celebre Transiberiana d’Italia che si inerpica su per la Maiella: nel 2018, solo su questa relazione, sono stati ben 21.000 i viaggiatori, e per il 2019 sono in programma ben 72 circolazioni con un potenziamento dell’offerta turistica considerevole”.

Qual è stata la prima riattivazione di una linea con un treno storico? E quale sarà la prossima ad essere riaperta?
“Il 17 ed il 18 maggio 2014 abbiamo inaugurato la riapertura della linea Sulmona – Carpinone con un treno storico stracolmo di passeggeri! Il primo di una lunga serie: pochi giorni dopo, a giugno, abbiamo riaperto la Ferrovia dei Templi, tra Agrigento Bassa e Porto Empedocle con l’ottocentesco binario che lambisce, senza turbare il paesaggio,  il maestoso parco archeologico. Ed ancora: la Novara – Varallo nel 2015, la Ceva – Ormea nel 2016, l’Avellino – Rocchetta e la Benevento – Bosco Redole in Campania tra il 2016 e il 2017, la Sacile – Gemona in Friuli nel 2018 e, sempre nel 2018, la Asti – Castagnole della Lanze – Nizza Monferrato in Piemonte. Per il futuro? La Legge 128/2017, che individua ed istituisce le tratte ferroviarie turistiche in Italia, contempla altre linee dismesse o sospese: vedremo cosa decideranno le Regioni in merito”.

Quanti passeggeri avete trasportato finora?
“Centinaia di migliaia: 130mila nel biennio 2016/2017, mentre chiuderemo il 2018 a quota 100mila circa. Altro dato che teniamo a sottolineare: sempre più persone che scelgono il treno storico sono cittadini stranieri. Su alcune tratte i passeggeri non italiani rappresentano, addirittura, il 65% dei viaggiatori complessivi. E sempre più tour operator internazionali iniziano a bussare alla nostra porta…”.

Esiste oggi sul territorio italiano un potenziale inespresso ovvero tratti ferroviari non ancora recuperati?
“La Fondazione Fs ha recuperato, ad oggi, oltre 650 chilometri di binari. I tratti non più in esercizio ammontano ancora a diverse migliaia di chilometri di linee dismesse che attraversano luoghi di impareggiabile bellezza. Penso ad alcune ferrovie della Sicilia, incluse anch’esse nell’elenco della già citata Legge 128/2017, ad alcune tratte piemontesi e laziali dall’enorme potenziale turistico, come ad esempio la Orte – Capranica – Civatavecchia. Vi è anche la Sicignano degli Alburni – Lagonegro e, in tal senso, abbiamo notizie positive in quanto la Regione Campania ha dimostrato interesse verso questa relazione dopo il grande successo ottenuto dalla riapertura di ben 2 linee turistiche nel proprio territorio per un totale di circa 185 chilometri di binari riaperti ad uso turistico”.

Qual è il tratto distintivo dei treni storici italiani rispetto a quelli degli altri Paesi?
“Sicuramente il marchio FS, che, grazie all’Alta Velocità italiana, è sinonimo di eccellenza nella storia dell’industria dei trasporti a livello internazionale. Abbiamo ereditato uno straordinario patrimonio di locomotive, carrozze, littorine che oggi, oltre a rappresentare il più vasto parco storico d’Europa, viene universalmente riconosciuto come il meglio conservato al mondo al punto che sulle riviste specializzate britanniche l’Italia viene considerata “il paradiso dei treni d’epoca”. Se a tutto questo aggiungiamo un territorio meraviglioso, la bella provincia italiana, delicatamente attraversato da maestosi ed eleganti viadotti e gallerie in pietra, il gusto dell’eno-gastronomia regionale, il mix è perfetto ed il successo futuro dei treni storici è assicurato”.

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Fonte: @Michele Cerutti
@Michele Cerutti