L’anima rinascimentale di Prato e del suo centro storico

La seconda città toscana è nota per il suo settore tessile, ma troppo spesso vengono sottovalutati il suo cuore artistico e le sue meraviglie architettoniche

Foto di Lorenzo Calamai

Lorenzo Calamai

Content writer

Dopo quattro continenti, diciassette paesi, quindici capitali ha scoperto che il più delle volte quello che cerchi non è poi così lontano da casa.

Pubblicato: 11 Febbraio 2025 17:54

Nel 1951, la città di Prato contava poco più di 77mila abitanti, gli stessi di Pisa e poco più della metà di quelli di Livorno. Dieci anni più tardi il conto dei residenti aveva superato i 110mila, in venti era sostanzialmente raddoppiato. Negli anni Novanta, mantenendo un forte tasso di crescita, era divenuta la seconda città per numero di abitanti in Toscana, pur trovandosi a meno di 20 chilometri di distanza dal capoluogo regionale, Firenze.

Oggi Prato non è solo la seconda città toscana ma anche la terza di tutto il Centro Italia, e continua a mantenere un saldo positivo nella crescita del numero di abitanti anno dopo anno. Dai 77mila cittadini di sessant’anni fa si è passati ai quasi 200mila attuali, un incremento sostenuto soprattutto da una forte industria manufatturiera, in particolare nel settore tessile.

La sua forza economica e la presenza di corpose comunità straniere, in particolare quella cinese, hanno portato Prato alla ribalta nazionale, ma quello che spesso sfugge a chi non conosce la città è il suo cuore artistico, agganciato all’antichità e al Rinascimento, sottovalutato dai circuiti del grande turismo.

Prato ha una storia un po’ diversa da quella delle altre città toscane. È partita in ritardo rispetto alle colleghe: Firenze e Pistoia, le altre due che occupano la lunga piana, erano insediamenti già con una notevole storia alle spalle quando Prato si costituisce come libero comune nel XII secolo. Con un destino che dalla metà del Trecento fu indissolubilmente legato alle sorti di Firenze, Prato ebbe una crescita e una espansione che la portò a svilupparsi urbanisticamente ed economicamente, ma anche in termini architettonici.

Proprio dagli effetti di questo sviluppo parte l’esplorazione della Prato artistica, dei suoi piccoli e grandi tesori, noti e meno noti, legati soprattutto alla sua poco conosciuta anima rinascimentale.

Cosa vedere nel centro storico di Prato: il Duomo

Nel 1141 un certo Michele Dagomari, mercante pratese, si trova a Gerusalemme ed entra in possesso di una cintura di lana di capra verdolina, intrecciata con del filo d’oro. La riceve come dote matrimoniale e la riporta in patria, consapevole della sua natura: si tratta secondo la leggenda della Sacra Cintola, cioè la cintura che Maria, ascesa al cielo, lascia nel proprio sepolcro come testimonianza, quella che serve a convincere l’incredulo San Tommaso.

Da allora la reliquia sarà oggetto di un culto importante e crescente, che porterà alla ristrutturazione del Duomo di Prato per come lo conosciamo oggi: la Cattedrale di Santo Stefano sorge in Piazza del Duomo, la sua sagoma elegante e simmetrica decorata dalla tipica bicromia romanica, realizzata tramite materiali locali: il marmo verde di Prato e l’alberese bianco.

Particolare della facciata del Duomo di Prato
Fonte: iStock
Il serpentino, conosciuto come marmo verde di Prato, e l’alberese sono le due pietre con cui sono rivestite le facciate degli edifici monumentali della città

All’esterno il Duomo è caratterizzato da uno splendido pulpito, “appeso come un nido all’angolo della facciata”, come scrive Curzio Malaparte. Realizzato da Michelozzo e Donatello, due dei nomi più eccellenti del Rinascimento toscano, è il luogo dal quale si celebra l’ostensione della Sacra Cintola, momento chiave della vita religiosa della comunità pratese, e decorato da rilievi di grande raffinatezza.

All’interno, invece, si trova il più importante ciclo di affreschi di Filippo Lippi, uno dei grandi pittori fiorentini della metà del Quattrocento (e autore anche dei celebri affreschi del Duomo di Spoleto). Nella cappella maggiore si trovano infatti le Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista, frutto di quattordici anni di lavoro, considerate il punto più alto della sua produzione.

Il Duomo di Prato è un tripudio per gli amanti dell’arte rinascimentale: vi si scoprono il bellissimo crocifisso ligneo e la scultura della Madonna col Bambino di Giovanni Pisano, la terracotta della Madonna col Bambino di Benedetto da Maiano, la Virtù di Paolo Uccello dipinta nella Cappella dell’Assunta, gli affreschi di Agnolo Gaddi nella Cappella del Sacro Cingolo.

Il Castello dell’Imperatore e Santa Maria delle Carceri

Il centro storico di Prato, veduta aerea
Fonte: Getty Images
Veduta aerea del centro storico di Prato, con l’imponente Castello dell’Imperatore e la Basilica di Santa Maria delle Carceri in basso a sinistra

Svicolando da Piazza del Duomo tra le strette strade del centro storico in direzione sud, in pochi minuti si raggiunge l’ampia Piazza di Santa Maria delle Carceri, dove hanno dimora due dei più caratteristici edifici di Prato: l’omonima basilica, Santa Maria delle Carceri, e il Castello dell’Imperatore.

Quest’ultimo fa riferimento a Federico II di Svevia, mandante della sua costruzione, quando Prato ancora era poco più di una borgata.

Si tratta dell’unico esempio di architettura sveva in questa parte d’Italia e fu costruito nell’ottica della lotta per il controllo della Toscana fra l’Impero e lo Stato della Chiesa. Per edificarlo Federico inviò uno dei suoi più mirabili architetti, il siciliano Riccardo da Lentini, che nell’isola aveva già progettato gli imponenti manieri di Augusta e Milazzo e il mirabile Castello Maniace a Siracusa. Il Castello rimase però inizialmente incompiuto a causa della morte dell’imperatore.

Ancora oggi il Castello dell’Imperatore è uno dei simboli della città, con la sua sagoma imponente e gli squadrati merli. L’edificio è visitabile e offre, dai camminamenti di ronda a cui si accede dalle eleganti scale a chiocciola in marmo, una delle viste panoramiche più belle sul centro storico della città.

Affacciata sulla stessa piazza del castello si trova la Basilica di Santa Maria delle Carceri, un piccolo gioiello cinquecentesco frutto del genio architettonico di Giuliano da Sangallo. La facciata risulta divisa in due: la parte bassa ornata dei classici paramenti bianco-verdi in marmo, la parte alta disadorna, incompiuta. La sua particolarità è la pianta a croce greca, ovvero con tutte le braccia della croce della stessa lunghezza, ed è considerata una vera e propria gemma della prima fase del Rinascimento.

facciata basilica santa maria delle carceri prato
Fonte: Getty Images
La Basilica di Santa Maria delle Carceri, a pianta greca

All’interno si possono ammirare le vetrate opera del Ghirlandaio, le maioliche di Andrea della Robbia e l’unica scultura in bronzo conosciuta di Francesco da Sangallo, figlio di Giuliano: un San Giovanni Battista sopra l’acquasantiera in marmo.

Santa Maria delle Carceri, così chiamata perché nel seminterrato sotto la sacrestia si trovavano le antiche prigioni, è anche oggetto di due fenomeni astronomici particolari. Poiché venne eretta per proteggere un affresco della Vergine che riscuoteva venerazione e che era stata oggetto di alcune apparizioni miracolose, Giuliano da Sangallo la progettò attentamente affinché accadessero due eventi: il 15 luglio, giorno in cui fu registrata una di queste apparizioni, i raggi del sole colpiscono la lanterna della cupola e formano un disco di luce al centro dell’altare dalle 15:18 e per alcuni minuti; il 21 giugno, solstizio d’estate, i raggi del sole, penetrando sempre dalla lanterna della cupola, vanno a illuminare proprio l’immagine della Vergine.

Il Rinascimento a Prato: il Museo di Palazzo Pretorio

Per capire davvero quanto sia profonda l’anima artistica di Prato il Museo di Palazzo Pretorio diventa una tappa obbligata. In questo edificio medievale slanciato verso l’alto, che domina una piccola piazza nel cuore del centro storico, si trova una collezione di oltre 3mila opere pittoriche con un percorso che si snoda dal Trecento al Novecento, ma dove il Rinascimento rimane il cuore fondamentale dell’esposizione.

Palazzo Pretorio Prato
Fonte: iStock
L’elegante e disadorna facciata del Palazzo Pretorio di Prato

Il già citato Filippo Lippi, artista cardine del Quattrocento, è uno dei protagonisti del Museo, con una serie di opere tra le più notevoli della sua produzione. Una Crocifissione di grande impatto drammatico è l’opera visitabile più suggestiva del figlio di Filippo, Filippino.

Bernardo Daddi, Fra’ Diamante, Francesco Botticini, Luca Signorelli sono alcuni degli altri artisti le cui opere si susseguono nel percorso espositivo, fino ad arrivare a qualche opera novecentesca. Da poco, in una saletta al primo piano, è stato allestito un nuovo spazio dedicato al Risorgimento, con cimeli come fucili e uniformi dei pratesi che hanno partecipato all’impresa dell’unificazione dell’Italia.