A San Gusmè, borgo fortificato nella Valle del Chianti

Il piccolo borgo fortificato è immerso nella Valle del Chianti, a pochi chilometri da Siena: ecco perché visitarlo

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Redazione

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Alle porte di Siena, immerso nelle romantiche colline che disegnano la Valle del Chianti, c’è San Gusmè, piccolo borgo fortificato della Toscana più autentica, situato nel Comune di Castelnuovo Berardenga.

Il suo nome racconta tante storie dal sapore antico. L’origine sembra ricondurre a San Cosma, la cui chiesa è venerata da questa minuscola comunità chiantigiana fin dall’anno 867. In effetti, a quell’epoca, il borgo si chiamava San Cosma e Damiano, in onore dei santi ai quali è consacrata ancora oggi la parrocchia del paese assieme a quella della SS. Annunziata.

san gusme vicino Siena

Trattandosi di un castello, il borgo – che Forbes annovera tra le città italiane da visitare, insieme a Dozza e a Galatina – si presenta sotto forma di insediamento fortificato le cui mura di cinta furono erette dagli abitanti nel 1370, e rafforzate quasi un secolo dopo con l’aiuto dei senesi per proteggere la comunità dalle scorribande delle compagnie di ventura.

Di questa cinta muraria, molti tratti sono perfettamente conservati e inglobano al loro interno le casette di sassi e mattoni intorno ad una massiccia planimetria a base circolare. Frammenti di memoria rievocano, nelle architetture, ciò che di quel lontano XVI secolo si conserva ancora intatto: i bastioni rettangolari, gli archi sovrastati da stemmi, le lapidi in marmo con la balzana senese ben in mostra sulla Porta Senese e la Porta Nuova, eretta nel 1939 a guardia della chiesa dei Santi protettori della città.

Piccolo, pressoché sconosciuto in quanto fuori dai circuiti turistici più battuti, San Gusmè è un piccolo gioiello che sbrilluccica agli occhi di chi, percorrendo la strada che dal centro di Castelnuovo Berardenga conduce al Castello di Brolio, si imbatte nella sua cinta muraria.

panorama su san gusme

Uno dei simboli più curiosi di questo luogo è la statuetta dedicata a Luca Cava, realizzata nel 1888 per uno scopo davvero singolare, quasi quanto il suo fantomatico e bizzarro ispiratore il cui vero nome era Giovanni Bonechi.

Oste, semplice contadino, poeta o facoltoso proprietario terriero? Chi fosse esattamente costui non è dato saperlo, ma ciò che sappiamo con certezza è che sul finire dell’800 sperimentò l’efficacia di un fertilizzante decisamente “naturale” per aumentare la produttività dei suoi terreni, tanto da istituire in città un vero e proprio “bagno pubblico” di cui tutti i cittadini erano invitati a servirsi per contribuire alla fertilità degli orti.

La statuetta, non a caso, rappresentava un arcigno contadino colto in un momento di … “intima liberazione”, per così dire. La sua funzione era quella di indicare agli abitanti di San Gusmè il luogo di raccolta dei bisogni, con un pizzico di toscana goliardia (Luca Cava, in toscano stretto, si legge “luca’ava”). Distrutta negli anni ’40 e successivamente ricostruita dal vignettista Emilio Giannelli, a San Gusmè se ne celebra ogni anno la festa nei primi due fine settimana di settembre.

Forse non sapremo mai la verità su Giovanni Bonechi e sulla sua statuetta, ma San Gusmè è da considerarsi, a buon diritto, uno dei tipici borghi chiantigiani meglio conservati che merita almeno una passeggiata lenta tra le sue stradine anguste e i suoi ciottoli color dell’ocra.