La città-fortezza del Sasso Simone è stata concepita dai Medici nel 1554, ai confini delle Marche, su una delle cime più inaccessibili dell’Appennino. Il Sasso Simone rappresenta pienamente l’ambizione politica dei granduchi di Toscana per la difesa dei confini del Granducato nei confronti dei nemici, i duchi di Urbino. Si trova nei pressi di Sestino e di Carpegna, in provincia di Arezzo, a strapiombo sulla foresta, a oltre 1200 metri d’altezza: una roccaforte naturale inespugnabile per le sue pareti verticali su tutti i lati.
Secondo il progetto del de’ Medici, “Il Sasso è luogo della massima importanza perché è elevatissimo e inespugnabile, e perché sta sui confini del piviere di Sestino, del duca d’Urbino, dei conti Giovanni e Ugo di Carpegna, del conte Carlo di Piagnano, della Chiesa e di Rimini e perché chi vi edificasse un castello, come un leone fortissimo potrebbe annientare tutti gli altri castelli e luoghi circostanti senza timore di attacchi”. Un progetto così grandioso che la città venne battezzata “la città del sole”.
Era il 14 luglio 1566 quando il progetto fu avviato: si iniziano a gettare le fondamenta delle case per accogliere i previsti 300 abitanti. Ed i lavori non si fermarono neanche d’inverno. Un giorno una carovana di uomini, carri e buoi, carichi d’artiglieria, era in viaggio da Arezzo per raggiungere la città. In questa occasione avvenne il primo disastro: i buoi, stremati dal viaggio e dal carico, scivolano sulla ripida salita gelata. Pochi secondi e gli sventurati precipitarono nel vuoto.
Successivamente, quando il primo esiguo gruppo di soldati fu mandato a presidiare la fortezza, le difficoltà divennero palesi: “Ci sono poche provviste e la legna bisogna estrarla di sotto la neve alta. Fa freddo”. E coloro che avrebbero dovuto abitare le case, anche da civili, vi si recavano malvolentieri. Alla fine avvenne quella che fu definita “la piccola glaciazione”, con estati più brevi ed inverni interminabili.
Dieci anni dopo la sua costruzione, l’ardita fortezza era ormai totalmente abbandonata. Le strutture andarono a deteriorarsi sempre più, sino a quando, nel 1674, la città era già totalmente diroccata e fu ordinato lo smantellamento per il recupero dei materiali riutilizzabili. Oggi è una riserva naturale di innegabile bellezza e da un’atmosfera di totale sacralità, un luogo dove la natura ha trionfato seppellendo il fallimento dell’uomo.