Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi: per scoprire luoghi iconici e monumenti che sono diventati il simbolo di Paesi interi, per ammirare i capolavori di Madre Natura, per assaggiare cibi e delizie tradizionali e anche per immergerci nella cultura di un posto. Ma spesso ci muoviamo anche per andare alla scoperta delle affascinanti architetture delle città che ne caratterizzano il volto urbano e lo skyline.
Edifici monumentali, palazzi iconici e futuristici e poi, ancora, grattacieli e poli industriali: questi edifici di stili, firme ed epoche diverse, che puntellano le strade e le vie delle città, sono diventate delle vere e proprie attrazioni turistiche. Così come lo sono quelle che portano la firma dello stile architettonico brutalista, che abbiamo visto e amato nel film candidato agli Oscar The Brutalist.
Indice
Architettura brutalista: la storia
Cos’ha questo stile di così particolare è presto detto. Per conoscerlo, e comprendere le opere che oggi conservano la sua eredità, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo.
Lo stile brutalista, infatti, è arrivato in Europa nei primi anni del Dopoguerra come risposta alla richiesta mondiale di un’approccio che si differenziasse da tutto quello che c’era prima, anche nell’architettura. Si è diffuso poi in tutto il mondo, dalla Germania al Giappone arrivando fino in Australia, e contaminando anche il design di interni e quello industriale, per un motivo ben preciso.
Non erano solo le linee e le forme a guidare la diffusione, ma anche e soprattutto il fatto che questo stile rappresentava un modello economico da seguire, doveroso dopo gli anni della guerra, che si concretizzava attraverso la scelta di enfatizzare la funzionalità attraverso materiali grezzi per la costruzione dei grandi edifici. Motivo per cui molti Paesi, in quegli anni, hanno scelto questo stile per la creazione di quartiere e per il ripopolamento dei grandi spazi pubblici.
![Geisel Library](https://siviaggia.it/wp-content/uploads/sites/2/2020/03/geisel-library.jpg)
Il termine brutalista, così come lo conosciamo oggi, è stato coniato nel 1954 nel Regno Unito e ispirato dal béton brut di Le Corbusier: “L’architecture, c’est, avec des matières brutes, établir des rapports émouvants” (L’architettura è stabilire rapporti emozionali con materiali grezzi).
Lo stile architettonico associato a esso rappresenta la visione del superamento del Movimento Moderno in Architettura: il cemento è a vista e le forme plastiche, lavorate e plasmate nei dettagli, sono create per valorizzare ed esaltare la forza espressiva della struttura e il vigore architettonico.
Nonostante lo stile sia spesso associato alla Germania orientale comunista e all’URSS, il brutalismo è fiorito in tutto il mondo come dimostrano le tante testimonianze sparse nei vari Paesi, tra cui la Geisel Library, l’edificio principale della biblioteca dell’Università della California, a San Diego, considerata icona dello stile.
L’architettura brutalista in Italia
Anche l’Italia, e i suoi architetti, hanno abbracciato il brutalismo dando vita a opere architettoniche che tutti – o quasi – conosciamo. Ne sono un esempio la Torre Velasca a Milano e l’affascinante e misteriosa Casa Sperimentale, dell’architetto Giuseppe Perugini progettata e realizzata alla fine degli anni ’60 sul litorale di Fregene a Roma.
![torre velasca milano](https://siviaggia.it/wp-content/uploads/sites/2/2020/03/torre-velasca.jpg)
Gli edifici brutalisti nel mondo
Oltre alla sopra citata Geisel Library, costruita su progetto di William Pereira e inaugurata nel 1970, e alle strutture italiane che abbiamo menzionato, esistono altri edifici brutalisti nel mondo che oggi possiamo ammirare per comprendere lo spirito della corrente architettonica nata lo scorso secolo.
In Giappone, per esempio, sono presenti diverse opere brutaliste. La più emblematica è sicuramente la Nakagin Capsule Tower, a Tokyo. Progettata dall’architetto Kisho Kurokawa ed eretta in soli 30 giorni nel 1972, la Nakagin Capsule Tower è stata creata in cemento armato e destinata a edificio residenziale.
![Nakagin Capsule Tower, edificio brutalista a Tokyo](https://siviaggia.it/wp-content/uploads/sites/2/2020/03/Nakagin-Capsule-Tower.jpg)
Chicago, invece, racconta il suo approccio al brutalismo attraverso l’agglomerato che prende il nome diMarina City. Le Marina City Towers un tempo si sono aggiudicate il primato come strutture in cemento più alte al mondo. Il complesso residenziale, progettato nel 1959 dall’architetto Bertrand Goldberg, è stato inaugurato nel 1963 e le torri hanno guadagnato l’appellativo di “pannocchie di mais” per il loro aspetto.
![Marina City Towers, Chicago](https://siviaggia.it/wp-content/uploads/sites/2/2020/03/marina-city-tower-1.jpg)
Spesso criticato e non compreso, a causa dell’abbrutimento estetico, il movimento brutalista ha comunque avuto un eco internazionale e massiccio tra gli anni ’50 e gli anni ’70. L’eredità della corrente architettonica, che ha introdotto l’estetica del cemento grezzo a vista, è conservata nel mondo e nelle opere che ci hanno lasciato i grandi architetti.