Scoperti degli incredibili tesori sommersi in Italia

Dai fondali italiani è riemerso un tesoro importantissimo, un prezioso manufatto che potrebbe svelare molte informazioni sul Mediterraneo antico

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Serena Proietti Colonna

Travel blogger

PhD in Psicologia Cognitiva, Travel Blogger, Coordinatrice di Viaggio e Redattrice Web di turismo, una vita fatta di viaggi, scrittura e persone

Non sono solo le viscere della Terra a nascondere tesori antichi, sono anche i fondali marini a celare meraviglie incredibili. Ed è per questo, infatti, che dagli abissi di un angolo d’Italia spettacolare sono riemersi degli oggetti antichi di inestimabile valore, probabilmente parte del carico di una nave di epoca neolitica.

Ma la verità è che questo è solo l’inizio, perché questo territorio merita di essere indagato più a fondo, in quanto potrebbe conservare molti altri manufatti (e non solo) antichi.

Cosa è riemerso dalle acque di Capri

Ci troviamo a Capri, meravigliosa isola situata nel Golfo di Napoli, dove nell’ottobre di quest’anno sono stati individuati, nei pressi della Grotta Bianca – così chiamata per via delle candide incrostazioni di materia calcarea sui suoi lati e per i grappoli di stalattiti bianche che pendono dal tetto – la presenza di alcuni resti sommersi.

Chiamata anche “Grotta Meravigliosa“, per secoli è stata utilizzata dai pescatori come riparo per le barche durante le tempeste improvvise che colpivano la zona, soprattutto in estate e in autunno. Non sorprende più di tanto, quindi, che questo angolo di Mediterraneo sia ancora oggi la culla di resti archeologici che aspettano solo di essere ritrovati.

Ma ciò che è stato rintracciato è davvero importantissimo, perché sembrerebbe appartenere a una nave di epoca neolitica. A individuare i resti è stato il nucleo subacqueo della questura di Napoli, mentre a recuperare i tesori e riportarli sulla terraferma è stata la Soprintendenza per l’Area Metropolitana di Napoli.

Grazie al lavoro svolto, è riemerso dai fondali marini un prezioso manufatto in ossidiana che presenta evidenti tracce di scalpellature e lavorazione. Misura circa 28 x 20 centimetri per un’altezza di 15 centimetri, ed ha un peso di approssimativamente 8 chili. Attualmente si trova nei depositi della Soprintendenza in attesa di interventi di pulizia e restauro.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Il tesoro che è emerso dalle acque di Capri è davvero di un valore eccezionale, ma potrebbe non essere l’unico. Il Soprintendente Mariano Nuzzo, insieme al funzionario archeologo responsabile della tutela, dott. Luca di Franco, e ai referenti per l’archeologia subacquea, dott.ssa Simona Formola e l’assistente tecnico Carlo Leggieri, coadiuvati sul campo dalla Polizia Nucleo Sommozzatori di Napoli e i Carabinieri del TPC, hanno infatti constato una dispersione di evidenze su un’area ben maggiore di quanto non si pensasse.

Non a caso, per mezzo di comunicato stampa, Nuzzo ha fatto sapere che è “necessaria la realizzazione di un rilievo estensivo del fondale di tipo strumentale, per verificare l’eventuale presenza dello scafo o di altro materiale di carico e per orientare lo scavo diretto, in un contesto particolarmente difficile per le indagini e il recupero di materiali antichi, soprattutto di una certa consistenza, determinata dalle quote molto basse del fondale. La collaborazione con i sommozzatori della Polizia si è rivelata fondamentale, grazie alla loro grande perizia nel gestire situazioni di una certa complessità”.

Per questo motivo, sono già state programmate le prossime operazioni di recupero che saranno effettuate in collaborazione con la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo. Grazie ad esse, si potrà sicuramente approfondire la frequentazione dell’Isola di Capri e del Mediterraneo antico in generale, in epoca, quella preistorica, che è ancora tutta da indagare.