In questo antico luogo del mondo avvengono continue scoperte

Gli scavi da queste parti parti sono iniziati nel 2012 e le scoperte fatte nel corso del tempo sono una più eccezionale dell'altra

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Serena Proietti Colonna

Travel blogger

PhD in Psicologia Cognitiva, Travel Blogger, Coordinatrice di Viaggio e Redattrice Web di turismo, una vita fatta di viaggi, scrittura e persone

Che il nostro pianeta conservi tantissimi tesori che devono ancora venire alla luce e che possono rivelarci tutto quello che ancora non sappiamo sulle nostre origini è un fatto noto a tutti, ma in molti non sanno che c’è un posto in particolare dove le scoperte sono praticamente continue e in cui ogni ritrovamento fornisce sempre più tasselli mancanti sulla nostra storia.

Parliamo di Huqoq – o Hukkok – un antico villaggio ebraico che si trova in un’area abitata praticamente da sempre, tanto da essere persino menzionato nel Libro di Giosuè, ovvero un testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana. Situato nel nord della Galilea, più o meno a una decina di chilometri a nord dal lago di Tiberiade, secondo una tradizione del XII secolo è il luogo di sepoltura del profeta Abacuc, anche se a renderlo particolarmente interessante per gli archeologi è ben altro.

La sinagoga di Huqoq

Gli scavi da queste parti iniziarono nell’ormai lontano 2011 e, già durante l’anno successivo, vennero alla luce diverse strutture, tra cui i resti di un’elaborata sinagoga datata al V secolo. Grazie al lavoro svolto da un team guidato dalla Dottoressa Jodi Magness dell’Università della Carolina del Nord, quel che emerso è una costruzione pavimentata con splendidi mosaici colorati raffiguranti una varietà di scene bibliche, che alle volta differiscono dalle fonti da cui attingono, così come soggetti non biblici.

Presenti anche sculture in pietra calcarea e prove che le pareti e le colonne della sinagoga fossero dipinte con colori vivaci: sono stati rivenuti frammenti di intonaco con tracce di pigmenti rosa, rossi, arancioni e bianchi.

I mosaici di Sansone

Nel 2012 e 2013 il gruppo della professoressa Magness ha portato alla luce due mosaici raffiguranti episodi della vita di Sansone. Sansone era un eroe biblico dai lunghi capelli e dalla forza sovrumana, concessa direttamente da Dio, e descritto nei capitoli 13, 14, 15 e 16 del Libro dei Giudici.

La prima di queste pregiatissime opere lo mostra mentre sta incendiando i campi di grano dei filistei con l’ausilio– come narra il capitolo 15 del Libro dei Giudici – di alcune torce accese alla coda di alcune volpi.

Il secondo mosaico, invece, racconta il capitolo seguente e vede l’eroe che si carica sulle spalle l’intera porta della città di Gaza. Reperti che rivestono un’importanza fondamentale perché, come dichiarò al tempo Magness alla rivista Science News: “solo poche sinagoghe del periodo tardo romano sono decorate con mosaici di episodi biblici, e solo altre due hanno scene della vita di Sansone”.

A distanza di 10 anni, uno scavo condotto questa estate ha riportato alla luce ulteriori dettagli alla narrazione di Sansone, con un cavaliere filisteo e un soldato filisteo ucciso.

Il mosaico raffigurante la prima scena non biblica

È da datare 2013, invece, una delle scoperte più sorprendenti avvenute in Israele negli ultimi 20 anni: un mosaico raffigurante la prima scena non biblica trovata in una sinagoga antica.

Il pavimento della navata orientale sembrerebbe infatti rappresentare la leggenda ebraica dell’incontro tra Alessandro Magno e il Sommo sacerdote degli ebrei, tanto che sono presenti anche elefanti al seguito del condottiero macedone. Ci sono poi putti alati e maschere teatrali, ma senza ombra di dubbio a lasciare particolarmente sorpresi è stato questo incontro tra due uomini, vale a dire il capo di un esercito di soldati ed elefanti corazzati, e un sacerdote con un gruppo di persone vestite di bianco.

Non tutti sono però d’accordo sul fatto che potrebbe essere Alessandro Magno: secondo gli storici Karen Britt e Ra’anan Boustan, la scena mostrerebbe la tregua raggiunta tra il Sommo sacerdote asmoneo Giovanni Ircano e il re dei Seleucidi Antioco VII, che nel 132 a.C. stava attaccando Gerusalemme.

Mentre per la responsabile degli scavi, sarebbero invece Alessandro Magno e il Sommo sacerdote di Gerusalemme. Un incontro che nella realtà non è mai avvenuto, ma che esiste in una leggenda che appare negli scritti di Flavio Giuseppe e nella letteratura rabbinica. Qualsiasi sia la realtà, se una delle due interpretazioni venisse confermata si tratterebbe della più antica scena non biblica mai scoperta in una sinagoga.

Le altre scene bibliche

Nel corso degli anni sono venute alla luce anche altre scene bibliche come l’episodio dell’arca di Noè, l’apertura del Mar Rosso, la costruzione della torre di Babele e un Giona, profeta ebreo antico e protagonista dell’omonimo libro dell’Antico Testamento, ingoiato da una balena. Dalle prima analisi condotte, si sostiene che potrebbe essere la più antica raffigurazione di quella storia.

Tuttavia, reinterpretando il testo biblico che lo vuole preda di un solo “grande pesce”, nel mosaico di Huqoq il profeta viene certamente ingoiato da un grande pesce, ma che a sua volta è divorato da un pesce più grande che viene però mangiato da un altro pesce più grande ancora.

Una discrepanza su cui indagare più a fondo considerando che questo stesso famelico mostro marino compare anche nel mosaico ispirato al passaggio del Mar Rosso in cui assale i soldati del faraone, particolare che non viene affatto menzionato nell’Esodo.

La professoressa Magness sostiene che, molto probabilmente, questi mosaici “mostrano varianti delle storie bibliche che devono rappresentare tradizioni orali che circolavano tra la popolazione ebraica locale”.

Poi ancora un antico mosaico che raffigura due esploratori che dovevano perlustrare la Terra Promessa e che si recano presso un grappolo d’uva posto su un palo. Di questa opera si sostiene che possa essere un riferimento legato a un episodio che si trova nel Libro dei Numeri della Bibbia, dove Mosè inviò 12 esploratori, tra i quali Joshua, nella terra di Canaan per sapere chi vi abitava, e se il terreno era fertile (Numeri 13, 17.23).

Bisogna arrivare al 2019 per vedere ritornate alla luce immagini altrettanto incredibili: degli animali che sono stati identificati come le quattro bestie che nel Libro di Daniele, capitolo 7, rappresentano i quattro regni. Poi ancora Elim, il posto in cui gli israeliti si accamparono presso 12 sorgenti e 70 palme di dattero dopo aver lasciato l’Egitto (Esodo 15:27).

Le eroine bibliche Debora e Giaele

Negli ultimi anni, e in particolare nel 2022, lo stesso gruppo di ricercatori che ha iniziato il lavoro nell’ormai lontano 2012 ha restituito ai nostri tempi un pannello con scene tratte dal capitolo 4 del Libro dei Giudici, opere che raffigurano Debora sotto una palma, intenta a guardare Barak dotato di scudo, e Giaele che invece conficca un paletto della tenda nella tempia del generale cananeo Sisara.

Opere che non sono assolutamente da sottovalutare: si tratta delle prime raffigurazioni conosciute delle eroine bibliche Debora e Giaele.

Gli scavi più recenti

Oltre agli interessanti dettagli sul mosaico di Sansone di cui vi abbiamo parlato sopra, gli scavi del 2022 e del 2023 hanno rivelato anche un grande cortile lastricato in pietra e circondato da una fila di colonne.

Un cortile che, a quanto pare, fu riutilizzato nel tardo Medioevo, quando vi fu costruita sopra una massiccia struttura a volta ma dalla funzione sconosciuta, almeno per il momento. Al termine di questa ultima stagione di scavi, gli archeologi consegneranno il sito all’Autorità israeliana per le antichità e al Keren Kayemet LeIsrael – Fondo nazionale ebraico.

Stando alle prime rivelazioni, i nuovi custodi hanno in programma di aprire questo eccezionale e incredibile sito al turismo. Non resta che attendere per saperne di più.