Dopo l’anno che si è appena concluso in cui i prezzi relativi a viaggi – ma non solo – sono arrivati alle stelle, è giusto domandarsi cosa ci aspetti questa estate. Le previsioni sono sia positive che negative, e ora scopriremo insieme cosa significa questa affermazione.
Ci saranno tariffe pazze anche nel 2023?
Il 2022 è stato, senza ombra di dubbio, l’anno in cui abbiamo ripreso a viaggiare oltreoceano, ma anche quello delle tariffe pazze. Per quanto riguarda i costi, attualmente le dinamiche sembrerebbero ancora incontrollate. Come riporta TTG Italia, infatti, esperti del settore registrano ancora problematiche come una richiesta elevatissima di preventivi, alla quale però non corrisponde una conversione in prenotazioni.
Questo vuol dire che la domanda c’è, ma che spesso il cliente dopo aver valutato il preventivo proposto dall’agenzia, finisce per rinunciare al viaggio.
Quel che è certo è che nel travel bisogna smetterla di prendere come riferimento l’anno del boom dei viaggi, ovvero il 2019 che è stato quello precedente all’arrivo della pandemia. Le condizioni, attualmente, sono profondamente mutate, a cominciare dalla disponibilità di collegamenti aerei e quindi di tariffe concorrenziali e trasparenti sulle quali poter fare affidamento.
Si registrano problemi anche sul fronte incoming, ciò vuol dire che gli albergatori non sono esenti da questioni legate ai prezzi. Anche loro, infatti, sono costretti a rivederli al rialzo per adattarli a un quadro in costante mutamento sia sul fronte dei rincari energetici, sia per la difficoltà di reperimento delle materie prime.
Un po’ di speranza arriva dall’America
Se questo inizio di anno a livello di prezzi alle stelle non sembra essere molto rassicurante, segnali di luce e speranza arrivano dall’America. Attenzione, ciò non vuol dire che saranno ai livelli pre-pandemia, ma che avremo dei costi più cari rispetto a quel periodo, ma inferiori ai massimi registrati nel 2022.
O almeno questa è la previsione sui costi dei biglietti aerei per la prossima stagione primavera-estate che riguarda in particolare il mercato nordamericano ma che, come di consuetudine, rispecchierà il trend che coinvolgerà anche l’Europa.
Ad affermare quanto appena detto è uno studio che viene effettuato periodicamente da Hopper nell’Airfare Index, che analizza l’andamento dei prezzi ed fa previsioni sulla base di diversi indicatori macroeconomici.
Per esempio, avevano evidenziato che lo scorso mese di gennaio le tariffe sarebbero cresciute del 20% rispetto allo stesso periodo del 2022, ma contemporaneamente hanno sottolineato che per l’alta stagione potrebbe arrivare una piccola boccata d’ossigeno se paragonata all’estate dell’anno che si è appena concluso.
Prendendo in esame le tariffe domestiche negli Stati Uniti, la stima prevede che quest’anno la media dovrebbe aggirarsi intorno ai 350 dollari, mentre lo scorso anno avevano raggiunto la cifra di 400 dollari. Sembrerebbero esserci dei miglioramenti in vista, quindi, anche se nel confronto con il 2019 siamo ancora sopra del 10%.
Arriva la deflazione
Ulteriori notizie positive arrivano sempre degli Stati Uniti in quanto sembrerebbe che la febbre dell’inflazione stia scendendo e, con essa cali anche quella dei tassi: la Federal Reserve che a novembre aveva alzato il costo del denaro dello 0,75% per cercare di spegnere la fiamma dei prezzi e a dicembre aveva deciso un ulteriore aumento dello 0,50%, il primo febbraio ha deliberato un altro ritocco, stavolta ridotto allo 0,25. Tutto questo si traduce in un processo di deflazione.
Ciò vuol dire che le cose vanno a migliorare in quanto non c’è più lo spettro di una crescita incontrollabile dei prezzi delle materie prime, dell’energia e del cibo.
È bene specificare, però, che la stessa Federal Reserve, come si può leggere sul Corriere della Sera, frena i facili entusiasmi precisando che è ancora troppo presto per cantare vittoria. Tuttavia, il pericolo più temuto, quindi quello di una crescita incontrollata dei prezzi, sembra essere realmente scongiurato.