Castellabate: il borgo dove hanno girato Benvenuti al Sud

I turisti avrebbero un approccio brutale nei confronti del paesino cilentano. Un ritorno economico per la città, ma anche tanti disagi

Quando si dice l’altra faccia della medaglia. La notorietà, si sa, se da un lato porta fama e soldi dall’altro limita molto la libertà. Lo sanno bene i cittadini di Santa Maria di Castellabate, il tranquillo paesino cilentano protagonista del film campione d’incassi “Benvenuti al Sud”.

All’inizio sembrava un positivo ritorno turistico ed economico, Castellabate non era certo tra le località più celebri, con il tempo tuttavia l’eccessiva invadenza dei visitatori ha iniziato ad infastidire non poco gli abitanti del posto. In buona sostanza non sarebbe tanto il numero eccessivo di turisti che visitano Castellabate a creare problemi, quanto il loro approccio brutale al piccolo Paese.

Secondo quanto riportato dal Corriere.it  per i cittadini del posto “Castellabate è diventata meta di pellegrinaggi di migliaia di beceri individui provenienti soprattutto dall’area napoletana. Arrivano perfino in pullman con viaggi organizzati al solo scopo di farsi fotografare nel posto in cui è stata girata una certa scena. Parcheggiano in doppia fila, rendono impraticabile l’unico budello di strada che esiste. Tutti alla ricerca della piazzetta del film, che esiste davvero, e dell’ufficio postale, che invece non c’è mai stato. E quando non lo trovano, a quanto pare, protestano pure chiedendo conto dell’apertura di un bar al posto della sede PT.

Accanto al castello, sul Belvedere, il posto più incantevole del Paese, da dove si scorge Capri in lontananza, c’è una targa con una frase di Gioacchino Murat. Pare che il re di Napoli l’abbia pronunciata proprio affacciandosi dal Belvedere. Siccome la targa si vede nel film, le torme umane accorse per rivivere le imprese di Claudio Bisio, si mettono in fila per la foto. E c’è sempre qualcuno che chiede: «Ma poi chi era questo Muratto, un attore?». «No», risponde un altro, «doveva essere uno scienziato». «Allora non mi interessa»”. Che questa lamentela sia solo una trovata pubblicitaria?